di Malvino
Il Corriere della Sera è sempre stato incline alla logica fuzzy, quella nella quale non valgono i principi della non-contraddizione e del terzo escluso. Anzi, l’inclinazione s’è fatta spesso partito, “terzo partito”.
Nella logica fuzzy una proposizione non è vera o falsa, ma contiene un grado di verità compreso tra 0 e 1, e quindi tertium semper datur.
Prendiamo per esempio la seguente proposizione: “La vita è indisponibile all’individuo”. Ecco, la nostra logica rozza e datata ci porta a dire: “Questa proposizione è vera”, oppure: “Questa proposizione è falsa”.
L’editorialista del Corriere della Sera è fuzzy. Prima di tutto, ci stigmatizza perché sulla proposizione ci scanniamo e la cosa non gli sembra elegante, gli disturba l’angolo di analisi:
“L’aspetto più impressionante della feroce disputa in atto – scrive Angelo Panebianco – è l’esibizione, da parte dei vari esponenti delle due fazioni, di certezze, oltre che di muscoli”.
Senza dubbio, ha ragione. Però, da una parte, c’è chi vuole ficcare un tubo di plastica nello stomaco a tutti, anche a chi preferirebbe di no, e, dall’altra, c’è chi non vuole farselo infilare: la disputa può non essere muscolare? Può essere decisa senza che una delle due fazioni ceda all’altra?
Alla nostra logica rozza e datata sembra impossibile, ma la logica fuzzy è tutta un’altra cosa: “I fautori della «sacralità della vita», i neo guelfi, sbagliano di grosso a volere imporre per legge a tutti i loro valori (la sacralità della vita è un concetto privo di senso per chi non crede in Dio). Facendo ciò essi attentano a quel pluralismo degli orientamenti di cui solo può vivere una società liberale. Ma sbagliano anche i fautori della «libertà di scelta». Costoro la fanno troppo semplice, banalizzano in maniera inaccettabile il problema. Non è vero che essi si limitano a rivendicare un «diritto» che i credenti sono liberi di non praticare. Perché pretendendo una legge che riconosca quel diritto essi, per ciò stesso, intendono fare prevalere la loro concezione della vita e della morte, imporre il principio secondo cui la decisione sulla morte di un uomo è nell’esclusiva e libera disponibilità di quell’uomo. Un principio che non può non ripugnare ai fautori della diversa e opposta concezione”. Elegante, no?
Proviamo ad applicare questa elegante logica al divorzio. Ci sono i fautori della «sacralità del matrimonio»: qui Panebianco direbbe che costoro “sbagliano di grosso a volere imporre per legge a tutti” l’indissolubilità del sacramento. Poi, però, da fuzzy, direbbe che sbagliano anche i fautori del diritto di divorzio, direbbe che “costoro la fanno troppo semplice, banalizzano in maniera inaccettabile il problema […] perché pretendendo una legge che riconosca quel diritto essi, per ciò stesso, intendono fare prevalere la loro concezione” del matrimonio, “un principio che non può non ripugnare ai fautori della diversa e opposta concezione”.
E allora, Panebia’, che facciamo? ‘Sta legge sul divorzio, la facciamo o non la facciamo? Che dice, ‘sto “terzo partito”?
Sull’indissolubilità del matrimonio, la logica fuzzy del Corriere della Sera – dimenticavo di dire che la logica fuzzy è detta anche “logica sfumata” – invocherebbe “una zona grigia protetta da una «necessaria ipocrisia»”, probabilmente l’adulterio. Così sull’aborto: sia clandestino. Libertà sì, ma in una “zona grigia” di ipocrisia, che sta al di fuori della legge, a discrezione fatta arbitrio. Quelle belle eutanasie invisibili, domestiche, decise a fior di labbra e a mezzi sguardi, spesso senza interpellare l’interessato. Veri ammazzamenti, quelli.
Sì, perché, a sfumare la logica che sostiene il diritto, la libertà diventa la mera rappresentazione (ypokrisis) di se stessa.
E Panebianco me lo davano come liberale.