Lombardo-quater

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di LIVIO GHERSI

L’Assemblea regionale siciliana è convocata per il 21 settembre p.v., con all’ordine del giorno “Comunicazioni del Presidente della Regione sulla nuova composizione del Governo regionale”.

Da tempo, il Presidente della Regione, Raffaele Lombardo, governa grazie al sostegno dei 27 deputati del Gruppo parlamentare del Partito Democratico. Basta fare i conti: i deputati regionali sono 90 e la maggioranza assoluta è di 46 voti. Ora questo sostegno del PD diventerà ancora più esplicito e dovrebbe tradursi pure in un aumento del numero degli Assessori regionali che, pur essendo formalmente dei tecnici, sono in realtà espressione del PD. Da tre che ora sono, a quanto pare diventeranno quattro, o cinque. Il sostegno determinante del Gruppo del PD all’ARS è in palese contraddizione con la circostanza che la formazione politica di cui Lombardo è il leader, il Movimento per l’Autonomia, a livello nazionale fa parte della coalizione di Centro-Destra, che governa il Paese. Tra pochi giorni, deputati e senatori del MpA voteranno la fiducia al Governo Berlusconi. Non lo faranno “gratis”, come ha sottolineato il Presidente Lombardo, ma lo faranno.
Per realismo politico, il Presidente del Consiglio ringrazierà quei deputati e senatori del MpA e loderà il loro spirito di responsabilità nazionale; anche se, in Sicilia, la maggiore novità del Governo Lombardo-Quater sarà che tutti i deputati regionali berlusconiani, proprio quelli che in precedenza facevano parte di Forza Italia, si ritroveranno all’opposizione.

In questo gioco delle parti, non soltanto ne esce distrutta la coerenza politica, che da tempo latita; ma, vengono ulteriormente offese le disposizioni costituzionali (anche questa, purtroppo, non è una novità) e la certezza del diritto. Come è noto, giuristi e organi di informazione schierati con il Presidente del Consiglio, da tempo ribadiscono, in modo martellante, la seguente tesi: qualora il Governo Berlusconi non dovesse più avere la fiducia delle Camere, un minuto dopo la parola dovrebbe essere restituita al Corpo elettorale, ossia si dovrebbero indire nuove elezioni. Considerato che la legge elettorale prevede l’indicazione preventiva del candidato alla carica di Presidente del Consiglio e tenuto conto che la maggioranza dei votanti si è chiaramente espressa per il Presidente Berlusconi, non sarebbe più ammissibile che in Parlamento si formino maggioranze parlamentari diverse, sommando fuoriusciti della ex-maggioranza e i gruppi espressione delle forze politiche che hanno perso le elezioni. Guai al Presidente della Repubblica se osasse dare nuovi incarichi di governo, per sperimentare possibili formule politiche diverse, sia pure con il pretesto che si tratti di soluzioni “tecniche” e a tempo! Questa tesi, per quanto ossessivamente ripetuta ed urlata, non ha alcun fondamento nella Costituzione vigente. Questa delinea una Forma di Governo parlamentare, nella quale il Parlamento è sovrano e può legittimamente sfiduciare un governo e dare poi la fiducia ad altri governi, tutti quelli che vuole. Tuttavia, in nome del bipolarismo e della “Costituzione materiale”, si sostiene che la Costituzione formale sia superata. Agli studenti neo-iscritti nelle facoltà di giurisprudenza s’insegna che c’è una gerarchia fra le fonti del diritto, e che le leggi costituzionali sono di rango superiore alle leggi ordinarie; di conseguenza, in caso di contrasto, la Corte Costituzionale dichiarerà le seconde (quelle ordinarie) costituzionalmente illegittime. Quindi, se alcune disposizioni della legge elettorale (che è legge ordinaria) sono in contrasto con le disposizioni della Costituzione vigente in materia di Forma di Governo, dovrebbero essere le disposizioni costituzionali a prevalere. Non viceversa.

In Sicilia, tutto è apparentemente più chiaro, dal punto di vista normativo: la Forma di Governo parlamentare è stata superata anche dalle disposizioni statutarie (che hanno rango di legge costituzionale). Il Presidente della Regione è eletto direttamente dal Corpo elettorale (non semplicemente indicato). Gli elettori hanno a disposizione una sola scheda e, se non esprimono preferenze per i candidati alla carica di Presidente della Regione, ma si limitano a votare per una lista che concorre all’attribuzione di seggi nell’Assemblea regionale, il loro voto s’intende automaticamente attribuito al candidato Presidente della Regione che, nella scheda di votazione, risulta collegato con quella lista. Per passare dalla teoria alla pratica: Il Presidente della Regione Lombardo è stato eletto anche grazie al voto di tanti elettori del Popolo della Libertà e dell’Unione di Centro, i quali non hanno votato direttamente per Lombardo medesimo, ma per deputati regionali del PdL o dell’UDC che ora sono passati all’opposizione. Invece, il Presidente della Regione può governare soltanto grazie ai voti di deputati (del PD), i quali erano collegati ad un candidato Presidente della Regione alternativo (la senatrice Anna Finocchiaro) e risultato sconfitto nella conta dei voti.

Se si sostiene che le elezioni siano una via giuridicamente obbligata in ambito nazionale, in cui pure le disposizioni costituzionali sulla Forma di Governo non sono state modificate, non si comprende come si possa giustificare e tollerare quanto avviene in Sicilia. Dove si contraddicono insieme, disposizioni dello Statuto (di rango costituzionale) e legge elettorale.

Qualche osservatore ha scritto che, con il Lombardo-quater, in Sicilia si stanno facendo prove tecniche di “terzo polo”. Infatti, deputati che fanno parte della nuova formazione del Presidente della Camera, Gianfranco Fini, deputati che fanno parte dell’API del senatore Francesco Rutelli, deputati dell’UDC, in sintonia con la linea nazionale di questo Partito, cioè con gli onorevoli Pierferdinando Casini e Lorenzo Cesa, si troveranno tutti dalla stessa parte, insieme ai deputati di Lombardo, ossia aderenti al MpA. Veramente infelice questo “terzo polo”, che esordisce avendo come propria guida (locale) il Presidente Lombardo!

Io sono soltanto uno spettatore, fuori da tutti i giochi e privo di alcuna capacità di influenza. Tuttavia, tengo a precisare che, dopo essere andato alla prima assemblea pubblica di Alleanza per l’Italia (a Parma, l’11 e 12 dicembre 2009), ho scelto di restare fuori all’API, perché non volevo lasciarmi coinvolgere in questi pasticci di politica regionale e non volevo essere rappresentato da un deputato regionale troppo entusiasta nel sostenere il Presidente Lombardo. Resto, comunque, convinto dell’esigenza di superare il bipolarismo forzoso, quale finora si è concretamente manifestato. Il Presidente Fini ha compiuto una rispettabile evoluzione politica e, sul piano della elaborazione dei contenuti politici, vale incomparabilmente di più di tanti “finiani”. L’UDC nazionale potrà acquistare nuova credibilità liberandosi dei tradizionali gruppi dirigenti dell’UDC siciliana. Dal mio punto di vista, mai frattura politica è stata più auspicabile ed opportuna! Anche se rischia di liberarsi pure di quasi tutto il suo elettorato.

Come elettore, nelle ultime elezioni regionali siciliane del 2008, non ho votato per il Presidente Lombardo, né per alcuna lista che lo sosteneva. A torto, o a ragione (secondo me a ragione, date le possibilità di scelta), ho votato per la senatrice Finocchiaro. Nel votare, ho espresso una valutazione sulla candidatura Lombardo, uomo non nuovo, con un lungo passato di deputato regionale, di parlamentare e di amministratore. Prendo atto che i Siciliani hanno per lo più votato diversamente; ma questo non muta di una virgola le mie opinioni al riguardo. Sono minoranza e sto all’opposizione, secondo le regole della democrazia. Non vedo ora motivi validi per rimescolare le carte, in questo strano gioco in cui vengono riconosciute le grandi potenzialità riformatrici di chi non ho voluto votare, da parte di coloro che nella campagna elettorale lo contrastavano con argomenti molto più radicali di quelli a cui fossi disposto a dare ascolto.

L’onestà consiste, fondamentalmente, nel dare importanza alle parole, nel pesarne il significato. Il Presidente della Regione siciliana è l’esempio tipico del politico che, dopo aver amministrato in modo discutibile la cosa pubblica, si fa rivoluzionario e attacca, per non essere attaccato. C’è una cosa che per me basta ed avanza, ai fini del mio giudizio politico. Lombardo ha dichiarato che: “l’unificazione [nazionale] è stata anche un crimine e comunque una rovina” (intervista rilasciata il 24 agosto 2010 al periodico telematico “Lineasicilia”). Ha detto anche di peggio, mentre esprimeva il proprio entusiasmo per i contenuti del libro “Terroni” e ribadiva la sua convinzione che tutto il modo tradizionale di narrare il Risorgimento italiano sia falso e vada superato.

A me che sono un liberale, e come tale mi riconosco nella tradizione risorgimentale e considero un bene ed un valore l’Unità nazionale italiana, ribolle il sangue. Forse perché sono avanti negli anni ed ho avuto la fortuna di leggere Autori che i nuovi gruppi politici dirigenti hanno preferito fossero via via progressivamente dimenticati, come Francesco De Sanctis, Benedetto Croce, Adolfo Omodeo (e tanti altri). Certamente ho la mia parte di responsabilità per non essere riuscito a trasmettere alle nuove generazioni, nei limiti della mia piccola sfera di influenza, quel grande patrimonio di valori che si traduce nell’amore per l’Italia unita in una pacifica Europa. Al di là dei miei gusti, penso che il Presidente di una grande Regione non possa fare affermazioni siffatte. Dovrebbe avvertire che le sue responsabilità istituzionali ed il suo giuramento di fedeltà alla Costituzione repubblicana non gli consentono di dire pubblicamente che l’Italia è stata una rovina per il Meridione e per la Sicilia. In ogni caso, un politico che fa affermazioni siffatte non avrà mai la mia stima; meno che mai il mio voto. Questa è una certezza.

Non capisco, invece, come le posizioni personali di Lombardo e le posizioni politiche del MpA possano scivolare come acqua fresca addosso ad un uomo politico come Fini, che pure dovrebbe essere devoto alla Patria italiana, che vorrebbe essere interprete di una Destra moderna, al tempo stesso nazionale ed europea. Lo stesso potrebbe dirsi dell’onorevole Casini, il quale vorrebbe costituire un “Partito della Nazione”, con il compito di ricucire e tenere insieme la società italiana, contrastando altre forze politiche che invece tendono a lacerarla e frammentarla. Ci devono pur essere dei punti fermi in politica; non ci possono essere soltanto tattica, piccole furbizie, navigazioni a vista.
Dipendesse da me, bisognerebbe indire, prima possibile, nuove elezioni regionali, per l’elezione contestuale del Presidente della Regione siciliana e dell’Assemblea regionale.

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