di Nico Valerio
I nostri soldi e il nostro Paesaggio se ne vanno al vento. Poco risalto sulla stampa all’ennesimo, ma finora il più grave, scandalo di corruzione attorno all’eolico. Per forza, le lobbies economiche che stanno dietro ad alcuni giornali sono parte in causa. In Sicilia hanno arrestato boss della mafia legati all’industria eolica e al marciume delle concessioni comunali. Le ditte infatti pagano profumatamente con mazzette o in chiaro i sindaci e o i Comuni. Ma noi sappiamo che è così ovunque.
Con gli amici Ripa di Meana e Rutigliano del Comitato Nazionale del Paesaggio e di Italia Nostra, stiamo combattendo da anni questa battaglia. D’avanguardia, non di retroguardia. Perché è tecnologicamente provato (abbiamo tutti i dati) che l’eolico non produce energia ma la assorbe. Lo Stato regala soldi a palate ai produttori come ha documentato l’inchiesta di Marco Lillo su L’Espresso (10 aprile 2008). Per ogni kw prodotto (190 euro per ogni Mw, oggi dopo molte proteste un po’ ridotto), che la legge obbliga l’Enel ad acquistare subito nonostante il prezzo maggiorato fuori mercato. E noi consumatori ignari paghiamo questo surplus in bolletta. Altro che risparmio in denaro e CO2. L’Italia attira gli ultimi speculatori senza scrupoli e senza rischi: fuori del mercato libero che proprio perché libero ha le severe regole della concorrenza e della redditività. Qui solo mercato protetto: il Paese della cuccagna, l’isola del tesoro..
Se questa misura medievale, statalista e anti-liberale si applicasse ad altri campi ci sarebbe la gente in piazza di Destra e di Sinistra ad accusare Governi e UE di corporativismo, statalismo, fascismo. E invece? Tutti zitti. Tranne noi. Perché questa truffa conviene. E’ convenuta ai Verdi politici, che hanno stipulato accordi con le ditte dell’eolico. Incredibile. Conviene allo Stato che è costretto dalla mafia economica di Bruxelles a fare più eolico possibile. Su cui guadagnano la fetta più grossa ditte tedesche, spagnole, o comunque non italiane. Conviene ad imprenditori di ventura, pochi e spesso improvvisati, che solo con l’eolico hanno guadagno altissimi, senza rischio. Basti pensare che in certi casi, in assenza di vento, a loro conviene far girare le pale alimentandole con energia elettrica, perché quella poca prodotta a vento viene pagata molto di più. E conviene ai sindaci (mazzette), ai Comuni (finanziamenti per anni), al sottobosco degli “sviluppatori” o intermediari, e alla criminalità locale. Insomma, un incitamento all’imbroglio.
E’ la più grande truffa energetica di tutti i tempi. Una famosa inchiesta di Der Spiegel ha già dimostrato la truffa e la non-convenienza perfino dove c’è più vento che da noi: in Germania. Molti sono i giorni dell’anno in cui le pale sono ferme per guasti o assenza di vento. Ma anche a pieno regime, l’apporto dell’eolico all’energia prodotta e al risparmio di CO2 è modestissimo. E i siti adatti sono quasi saturi. Non si può più espandere. L’eolico è già finito prima ancora di arrivare a pieno regime. Tanto che, pur di guadagnare, le ditte e i Comuni ora lo stanno programmando anche dove non c’è vento.
Infatti con tutto questo caos, con la distruzione del mercato libero dell’energia, del Paesaggio, e con la diffusione della corruzione, l’eolico dà appena il 5-6% dell’elettricità totale (dato gonfiato dei produttori). Che però in termini di energia e risparmio di CO2, diventa solo il 25%, cioè appena lo 1,5%. Vale la pena? Tre volte no. Quando invece basterebbe il semplice risparmio dovuto alla razionalizzazione (eliminazione degli sprechi enormi che ci sono, quindi senza riduzione dello stile di vita) per avere il 20-30% di elettricità in più. Gratis. Pari a diverse centrali nucleari.
Triste doverlo ammettere per chi come me, da super-naturista della prima ora, si è sempre battuto (prima ancora dei Verdi) per le energie alternative. Ma chi poteva immaginare che da piccoli tralicci simili a pozzi artesiani di 10 m nascosti tra gli alberi (così li vedevamo ingenuamente negli anni 80: ne disegnai uno in una mia guida) si sarebbe arrivati a mostri alti anche 120 m, che abbisognano di profonde fondamenta e scavi di terra che sconvolgono le montagne, con decine di chilometri di larghe strade per gli enormi camion speciali che trasportano i pezzi ? Torri che saranno inamovibili: il costo del loro abbattimento è pari alla loro erezione.
Che potevamo sapere che li avrebbero piazzati, in una Italia notoriamente povera di vento, sulle creste delle nostre bellissime montagne che fanno da sfondo a tutte le nostre cartoline, specie nel Centro-Sud ancora agreste e selvaggio? Ci sono già paesini stupendi del Sannio, del Molise, del Foggiano, rovinati per sempre dalle orribili pale fuori scala, oltretutto inutili. E non solo il mercato libero, la moralità politica ed economica, il Paesaggio, la Natura, ma perfino l’avifauna, compresi i rari grandi uccelli di passo che arrivano in Italia, incuriositi da queste pale giganti, vengono uccisi.