“Frammenti di Bruxelles” di Elena Basile presentato a Roma con Moni Ovadia

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Venerdì 21 febbraio scorso, presso la libreria Borri Books della Stazione Termini di Roma, alla presenza dell’Ex Ambasciatrice in Svezia e Belgio Elena Basile e di Moni Ovadia, si è tenuto un interessante simposio di presentazione della raccolta di racconti dell’ex Ambasciatrice stessa, dal titolo “Frammenti di Bruxelles”, edita da Sandro Teti.

Moni Ovadia, celebre attore, scrittore e attivista per i diritti umani, ha esordito ricordando di aver conosciuto Elena Basile moltissimi anni fa, a Stoccolma e di essere da sempre un suo ammiratore, essendo una donna che dice sempre ciò che pensa, in particolare alla luce della sua lunga esperienza.

Esperienza che le ha permesso, negli anni, di diventare una fine analista anche geopolitica, oltre che narratrice che, nel suo ultimo libro, come sottolineato da Ovadia, illustra il clima di Bruxelles, città a lungo abitata da Basile.

Clima in cui, in una sola giornata, si possono vivere tutte e quattro le stagioni, che viene raccontata dall’ex Ambasciatrice attraverso il vissuto di vari personaggi e spaccati di vita.

Come la vita di un medico che decide di prendersi cura dei migranti; quella di un giovane stagista che conosce, a Bruxelles, una prostituta ungherese e se ne innamora platonicamente; quella di un politico socialista che inizia la sua carriera in modo idealistico, ma finisce per attaccarsi al potere e vive le sue tristezze e solitudini interiori, rendendosi conto di come la sua carriera sia diventata una prigione d’ipocrisia, perché ha finito per tradire i suoi ideali socialisti originari; racconta di donne non contente di un femminismo imperante, probabilmente molto diverso rispetto a quello originario; racconta dei quartieri nei quali vivono gli immigrati e i loro tentativi di integrazione. Racconta dell’“ordinaria tristezza borghese” di una coppia composta da un aristocratico decaduto e una insegnante, prigionieri di una routine priva di comunicazione con la realtà della vita quotidiana.

Racconta queste storie. E anche altre.

Un libro di dieci racconti che, come ha fatto presente Elena Basile, è uno spaccato di una Europa che sta morendo, preda di tristezze e di solitudini di fondo.

Di una Europa che non è mai giunta ad essere davvero unita, emancipata e libera, come negli alti ideali di Altiero Spinelli, Ernesto Rossi e Eugenio Colorni, che, nel Manifesto di Ventotene parlavano – peraltro – di rivoluzione europea che doveva porsi, fra i suoi principali obiettivi, quello dell’“emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita”.

Elena Basile ha fatto presente come questa Unione Europea sia fallita sin dai tempi del Trattato di Maastricht del 1992/1993, scegliendo di diventare una burocrazia economica – nella quale il Parlamento europeo non ha alcun potere legislativo (lo ha infatti la Commissione europea, che non risponde direttamente ai cittadini europei) – che ha in primis deciso di deregolamentare il mercato, in senso neoliberista, sul modello reaganiano e thatcheriano, attraverso la libera circolazione dei capitali. E ciò ha impedito la possibilità di tassare il capitale, favorendo così le élite economiche.

L’UE, secondo Elena Basile, in sostanze, è diventata una burocrazia di trasmissione fra il mondo degli affari e i cittadini.

L’ex Ambasciatrice, ad ogni modo, ha criticato ogni idea di ritorno agli Stati nazionali, così come ogni idea di uscita dall’UE o dalla NATO, ritenendo che ciò equivalga – nei fatti – alla distruzione dei macchinari da parte dei luddisti nell’800. E come tali idee antistoriche possano, anzi, fare il gioco delle élite economiche.

Secondo l’avviso dell’ex Ambasciatrice, infatti, occorre costruire un’Europa diversa, che veda protagonisti i cittadini e i loro bisogni. Che sia la base per un progetto inclusivo, che permetta di integrarci in un mondo multipolare, lavorando alla costruzione di un mondo più unito e giusto.

Dello stesso avviso anche Moni Ovadia, il quale ha fatto presente come sia totalmente assente, in UE, una “emozione europea”, ovvero i cittadini europei non si sentono affatto legati all’Europa, perché le sue istituzioni sono lontanissime dalla vita reale dei cittadini stessi.

Ha ricordato di come lui, a suo tempo, propose la creazione di una squadra di calcio europea e addirittura di un telegiornale europeo, realizzato in tutte le lingue europee.

E ha fatto presente come nella crisi ucraina l’UE avrebbe dovuto occuparsene in prima persona, attraverso un’operazione diplomatica, evitando ogni conflitto e evitando di seguire gli USA di Biden e le sue scelte belliciste.

Così come l’UE dovrebbe smetterla, secondo Moni Ovadia, di “scimmiottare gli USA”, arrivando a distruggere la cosa pubblica e ogni forma di stato sociale e di sanità pubblica.

Nello specifico, Moni Ovadia, ha fatto presente come i cosiddetti “socialisti” dell’UE hanno “pugnalato a morte il socialismo”, nato proprio in Europa. Trasformandosi, da socialisti, in una nuova forma di destra, che ha ridotto all’osso la cosa pubblica e il welfare. E ciò sin dai tempi di Tony Blair. Tutti esempi, come sottolineato da Ovadia, seguiti in Italia dal PD, che è di sinistra solo formalmente.

Un simposio decisamente interessante, stimolante, partecipato. Molti direbbero “fuori dal coro”, in realtà ragionevole e di buonsenso, oltre che dallo spirito europeista, nel senso originario e autentico del termine.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Elena Basile, Moni Ovadia, Sandro Teti

 

Luca Bagatin e Elena Basile

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