Le passioni, i sogni, i desideri e i rimpianti secondo Montaigne, sono un potente fattore che determina il tipo di scelte che saranno fatte. Quando l’uomo vive, raramente riesce a collocarsi con pienezza e con consapevolezza nello spazio e nel tempo, raramente riesce a essere presente a se stesso a tal punto di non essere soggetto alle forze di cui sopra.
Questo, secondo l’autore degli ESSAIS, potrebbe diventare da una parte un motivo di stimolo, perché conoscendo chi siamo, possiamo affrontare anche quello che troviamo fuori da noi stessi, ma dall’altra un enorme limite, perché possiamo correre dietro a un pugno di mosche, essere delusi o tratti in inganno.
Ma allora, perché le persone sono sempre insoddisfatte e tendono a voler sempre correre dietro a quello che non c’è? Secondo Montaigne – che in qualche modo ci farà accendere un ricordo, quello delle “canne al vento” di Pascal (due filosofi che hanno molte assonanze, il secondo leggerà gli ESSAIS) – il limite dell’uomo è di non amarsi abbastanza e quindi di non amare abbastanza il prossimo, di riflesso; di non conoscersi abbastanza e quindi di non essere in grado di capire nemmeno il prossimo.
Noi siamo quello che amiamo di noi, oppure quello che ci piacerebbe poter amare di noi: meno presteremo attenzione e ci focalizzeremo sui nostri obiettivi, meno li otterremo.
Questo saggio è piuttosto importante, perché delinea una interpretazione individualistica della filosofia classica greca antica, cioè tende a riportare al singolo la misura del tutto. Solo chi riesce a vivere qui ed ora sarà contento e soddisfatto del proprio percorso.
Amor di sé allora non è Amor proprio, anche se tendiamo a confonderci a causa di un certo egoismo, che potrebbe degenerare a causa dell’opinione sbagliata che possiamo farci delle cose.
Jean-Jacques Rousseau, nei suoi scritti, distingue nettamente tra due forme diverse di amor proprio: l’amore di sé e l’amor proprio comune. L’amore di sé è un sentimento naturale e positivo, essenziale per la conservazione dell’individuo e il suo diritto alla vita.
L’amor proprio è intrinsecamente negativo. Nasce da un confronto con gli altri e riflette il nostro desiderio di prevalere, ad esempio con le ripicche e con le vendette, che ci portano ad appagare una passione, appunto del momento, con delle conseguenze. Le conseguenze indirette delle nostre azioni, come sostiene Adam Smith con la teoria della mano invisibile, creano nel complesso l’ordine sociale che vediamo, noi possiamo essere liberi, oppure indotti dalle passioni che ci inculcano attraverso le pubblicità e le mode, questo comporta una deviazione importante di quello che sarebbe l’ordine sociale, se non ci fossero degli attori devianti.
La riflessione di Montaigne, allora, si completa, tenendo presente le premesse da cui l’autore partiva, ovvero di non essere predisposti all’obbedienza ai comandi e agli ordini, ma di agire secondo la propria indole naturale, senza eccedere nei sentimenti sconosciuti, ma gestendoli da dentro. Alle prime parrebbe un obiettivo impossibile da raggiungere, ma col tempo si vedrà che così, non è. Lo scetticismo di Montaigne ci fa già da subito pensare a una forte distanza fra la Provvidenza e l’uomo, un credo formale ma non esaustivo per spiegare le scelte dell’uomo.
Non siamo mai in noi; siamo sempre oltre noi stessi. Montaigne. Saggi IV (Classici Vol. 353) (p.10). REA Multimedia. Edizione del Kindle.