Romeo, si parla del famoso storico a Lodi Liberale, con Pescosolido

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Nella 294esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Rosario Romeo. Uno storico liberaldemocratico nell’Italia repubblicana”, pubblicato da Editori Laterza, insieme a Guido Pescosolido (Professore emerito di Storia moderna all’Università La Sapienza di Roma), Riccardo Piccioni (Professore di Storia contemporanea all’Università di Macerata) e Domenico Maria Bruni (Ricercatore di Storia contemporanea all’Università di Siena).

Per l’ultima serata di presentazione dell’anno i relatori si sono riuniti intorno a una pubblicazione di Guido Pescosolido, su Rosario Romeo, che ha risposto a quesiti e a questioni poste dai relatori, a riguardo dell’opera. “I protagonisti della storia del pensiero politico possono darci delle lezioni anche per il presente. Le idee liberali meritano di essere conosciute e di essere messe in pratica: in Italia è stato ospite il Presidente Miley, che attualmente è il punto cardine di un pensiero che, in Italia, è sempre agli albori.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha ricordato che quest’ultimo anno è stato molto, molto importante per i protagonisti storici del liberalismo.

Il personaggio a cui si riferisce il libro è un personaggio importante che, a Lodi Liberale, è già stato protagonista di alcune serate, in particolare per il suo libro su Cavour, un volume di un’opera più complessa, in 3 volumi, di Laterza. Il libro non è appena uscito, ma è un libro di riferimento per chi volesse avvicinarsi alla figura e alle idee di questo studioso.

“Nel Romeo politico emerge in questo libro un dato interessante: la precocissima attività del giovane Romeo e la sua grande curiositas dal punto di visto della formazione storica; probabilmente la sua formazione non era completa, ma la sua acquisizione aveva uno stile superiore agli altri. Già a 14 anni aveva letto Il Medioevo di Gioacchino Volpe e ne era rimasto impressionato. Ha letto Il Capitale di Marx in lingua originale, siamo agli inizi della sua formazione. Uno studente precoce che fa un incontro decisivo di un periodo che poi consuma a Roma.” Il professor Piccioni ha spiegato come Rosario Romeo si sia formato a Roma, fino alla Seconda Guerra mondiale. A Catania avviene un incontro decisivo con lo storico Nino Valeri. Il suo storicismo, ha detto Piccioni, è tutt’altro che finalistico. In questo è evidente la matrice crociana. L’innovazione interviene sulla base di un impianto umanistico, che gli consente di andare a espungerne le manifestazioni più radicali.

“La cosa più interessante di questi scritti è che Romeo supera la storiografia marxiana superandola sul suo stesso terreno; motivo per cui egli viene segnalato come marxista e non come liberale, inizialmente allarmati; chi invece comprende il percorso che lo studioso sta facendo, è proprio Benedetto Croce, che contribuisce in modo definitivo a porre fine alla questione. C’è un filo rosso che compare nel primo libro di Romeo e dura fino alla fine: il tema della Nazione. I suoi studi sono oggi una miniera per la riflessione politica, morale, economica e sociale.”

Il professor Bruni ha parlato del pensiero di Romeo e del suo interesse per la politica e il contributo che ha dato al pensiero politico, tra gli anni ’40 e ’50. “Pubblica su Il Mondo, un tentativo di rinnovare il liberalismo italiano, il suo è un tentativo di essere parte del processo di rinnovamento che risale ai padri nobili del liberalismo italiano.” Nello Stato post fascista vi sono molte premesse che non riescono a trovare delle risposte strutturali e durature nel tempo. La Questione meridionale e la Mancata unità nazionale, restano centrali: Romeo aveva in mente un processo di liberalismo industriale, fondato sulla modernità industriale, basato su mercato e capitalismo. Il problema è che – dal punto di vista di Romeo – non è sufficiente lasciare a briglie sciolte tali elementi, perché lo studio della storia insegna che l’evoluzione del capitalismo storico deve fare i conti con una serie di conseguenze. Una di queste situazioni limite è ad esempio quella italiana, che non consente una omogeneità territoriale, per cui lo Stato interviene con degli strumenti correttivi. Per questo essa diventa centrale come strumento per una politica liberale.

L’autore, il professor Pescosolido, ha risposto agli interventi precedenti, ha ringraziato i relatori che lo hanno preceduto, che sono riusciti a dare una rappresentazione fedele e veritiera di quello che è il libro, cercando di inquadrare nelle sue caratteristiche di fondo uno studioso e un uomo pubblico che non è sempre possibile tenere unito insieme in una sola narrazione.

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“Tenterò di aggiungere qualche notazione ulteriore ai concetti fondamentali che sono stati espressi dai due relatori: le recensioni di Romeo sono dei saggi, parliamo in questo caso di una storia in miniatura scritta da Romeo in occasione di una recensione a Volpe.” L’autore sostiene che Romeo volesse dare una lettura ammodernata e resa snella di una parte di Storia d’Europa, non solo d’Italia, che aveva dalla sua parte la coscienza del senno di poi, rispetto alle fondamenta. E’ probabile che in questo senso fosse più predisposto allo studio delle origini dell’Europa moderna, che non alla storia nazionalistica.

Martina Cecco

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