Nella 290esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Principati e repubbliche. Azioni individuali e forme di governo”, pubblicato da Edizioni Il Mulino, insieme a Angelo Panebianco (Professore Emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna), Lorenzo Ornaghi (Presidente onorario dell’Alta Scuola di Economia e Relazioni Internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore) e Luciano Fasano (Professore di Scienza politica all’Università degli Studi di Milano).
“L’organizzazione sociale spiega il comportamento delle persone, oppure il contrario, le persone decidono con le loro azioni individuali l’aggregato sociale più ampio entro cui si collocano le azioni? Una persona che segue con rigore uno stile individualistico e libero pensa che sia la seconda, la risposta alle azioni della società. Ma se l’individuo è gettato nella società, allora serve capire come sono legate le azioni delle persone, al macro. Il legame micro macro non è un problema solo per le scienze sociali, ma anche nelle scienze fisiche. In questo libro si cerca di usare la seconda prospettiva.” Il professor Panebianco ha evidenziato che il primo a cercare di organizzare questo tipo di saperi fu Machiavelli, che cercò di costruire anche le prime basi per comprendere le differenze tra Imperi, Principati e Repubbliche. “Il libro conclude con la parte che riguarda il XX secolo.”
“In ogni sistema politico, compreso il principato, la principale paura è la ribellione del popolo. Un esempio attuale lo abbiamo nelle tensioni tra Taiwan e Cina: i sistemi democratici, se funzionano bene, possono far scatenare la paura nel gruppo dirigente che ci sia una emulazione, che scatena un contagio. Nel caso tra Ucraina e Putin le cose sono chiarificate, è per abbattere quella neonata democrazia.”
“La teoria sociale ha sopravvalutato la visione tradizionale sociologico di Luhmann che parte da Durkheim: le scienze sociali sono fondate su questo modo di vedere le cose. Nel rapporto che c’è tra micro e macro attingendo sia alla teoria dei sistemi sociali, che a quella dell’individualismo metodologico, serve capire i singoli intrecci, che permettono di ricostruire la dimensione mesu e in questo spazio si può capire la differenza tra la visione liberale individualista e la teoria dei sistemi. Gli effetti delle azioni individuali – ha detto Fasano – sono di diversi tipi, per cui non si può avere una visione riduttivista.”
“C’è una sorta di effetto farfalla: agli individui spetta una riserva di iniziativa, se ci collochiamo a livello macro rischiamo di sottovalutare quello che succede poi in seguito alle nostre scelte. L’uomo è una libertà e questo è molto importante. L’originalità dell’Occidente sta nell’essere evoluto in direzione del capitalismo moderno in senso weberiano, ma è specialmente varietà. Il mercato rappresenta attualmente la risorsa unica dell’occidente, che ha consentito un percorso storico. Qui si gioca anche il futuro dell’Europa. Il rischio delle democrazie occidentali dal 2008 è di vivere in delle torsioni, dove si sono viste delle grandi vecchie ideologie fare di nuovo presenza. Il paradosso europeo è descritto nel libro con il paradosso di Montesquieu: il paradosso per cui l’Europa dispone di mezzi per avere un ruolo politico, ma che nel libro si prefigura più come una federazione che come un unico agglomerato.”
“Ci sono diversi aspetti che riguardano la crisi delle liberaldemocrazie occidentali e nel libro si discute delle possibili cause, mostrandone le sfaccettature. Il modello repubblicano nella sua evoluzione più recente ha assicurato lo sviluppo alla varietà delle attività umane, che consente innovazione e sviluppo.”
“Fra gli studi comparsi negli ultimi decenni, relativi alle scienze sociali, questo è forse l’unico, se non uno dei pochi, dove si era sopita la questione metodologica. I macrofenomeni con le loro trasformazioni politiche, economiche, sociali, sono state affrontate prevalentemente da altri punti di vista metodologici. In questo senso quindi il libro abbatte e batte in breccia molte opinioni che fanno parte del conformismo intellettuale che, spesso, è determinato anche dallo studio che fanno i giovani a scuola.” Il professor Ornaghi si è quindi soffermato per argomentare di come la politica, oggi, si sia permessa di dare un’illusione, una speranza, un mito di una partecipazione collettiva. Quest’idea è di pochi decenni fa, perché fino al secolo XIX la politica era cosa di alcune classi sociali, oppure determinata da rivoluzioni e guerre. Questa visione è cambiata a partire dall’800 determinando una serie di conseguenze, che consistono prevalentemente nel mito della partecipazione e nell’omologazione.
“Il mito stesso della democrazia è stato alimentato a lungo fintanto che alla fine ha cominciato a mostrare i limiti del suo ciclo. In questo caso pure, quindi, si profila un deperimento della democrazia.” Molte convinzioni odierne sono assolutamente false.
“Nel libro Panebianco nell’Appendice parla della (con)federazione europea: si profila dunque un possibile orizzonte per uscire dallo stallo, dallo squilibrio crescente nel sistema dell’Unione europea.” Il libro consente una preparazione allo studio del contemporaneo in una serie di capitoli che discutono dell’argomento dell’Impero.
Il libro propone infine una serie di modelli di Impero, creando una ricca composizione di varie tipologie di impero degli ultimi secoli. L’idea dello Stato è sempre più distante dalla democrazia, l’idea di quest’ultima fa lo stesso.”
“La liberaldemocrazia è attualmente messa a disagio per le spinte oligarchiche e per le spinte autarchiche.” Il professor Panebianco ha tuttavia cercato di fare il punto sul proprio lavoro, spiegando che attualmente un punto interessante è quello di valutare il peso delle scelte individuali e la realtà delle scienze cognitive.
Martina Cecco