Michel de Montaigne rappresenta una figura di riferimento nell’ambito del pensiero filosofico, caratterizzato da una profonda introspezione e un’analisi scrupolosa dell’individualità. La sua opera più celebre sono i suoi bellissimi “Saggi” (Essais), essa si configura come un vero e proprio santuario di riflessione, in cui il filosofo invita i lettori a esplorare le complessità dell’esistenza umana e a sondare le profondità della propria interiorità. La celebre affermazione «sono io stesso la materia del mio libro» introduce il suo percorso filosofico, in cui ogni esperienza personale diviene un’opportunità per una rigorosa autoanalisi.
L’unicità del pensiero di Montaigne risiede nel suo scetticismo verso le verità assolute e le certezze dogmatiche. In un periodo storico in cui la fiducia nella ragione umana era predominante, egli si distingue per una coraggiosa onestà intellettuale, che lo porta a concludere che «la nostra malattia naturale e originale» è la presunzione.
PARRESIA: Questa consapevolezza genera in lui un ardente desiderio di riformare l’umanità, elevandola a uno stato di maggiore equità e saggezza. Tuttavia, tale trasformazione si rivela possibile solo se l’individuo accetta e riconosce i propri limiti, abbracciando la morte come elemento intrinseco alla vita stessa.
Tratto dalla XXV lettera di Voltaire, su Pascal in merito a Montaigne
Per Montaigne, la morte non rappresenta un evento da temere, bensì un compagno silenzioso e inevitabile del viaggio esistenziale. Con la sua affermazione «filosofico è imparare a morire», il pensatore riassume la sua visione esistenziale: liberarsi dalle paure e dalle superstizioni che circondano la morte è cruciale per poter vivere in pace.
Montaigne propone di considerare la mortalità sotto una nuova angolazione, suggerendo di «togliere il suo aspetto di fatto straordinario» e di integrarla nel flusso della vita quotidiana. La vita diventa una sorta di parentesi eccezionale, in mezzo a un infinito che è l’assenza della nostra materialità espressa in uomini.
In aggiunta, la solitudine emerge come un altro fondamento del suo pensiero. In un contesto sociale caratterizzato da frenesia e distrazioni, Montaigne vede nella solitudine una via per riscoprire se stessi e per ritrovare i veri valori della vita. Essa viene così concepita come un santuario, uno spazio privilegiato per la riflessione, lontano dal caos del mondo esterno. Attraverso la solitudine, l’individuo ha la possibilità di confrontarsi autenticamente con le proprie esperienze e sensibilità, liberandosi dall’influenza delle convenzioni sociali.
In conclusione, Michel de Montaigne si rivela un esploratore dell’interiorità e della solitudine, un pensatore capace di illuminare la strada verso una maggiore consapevolezza di sé. Un forte pensatore che valorizza l’individuo e si libera dai totalitarismi e dai collettivismi. La sua opera continua a esercitare un’influenza profonda, invitando ciascuno di noi a intraprendere un viaggio di scoperta interiore e a riconciliarsi con la propria finitezza.
Martina Cecco