Le guerre più subdole e più pericolose sono le guerre per procura, le guerre combattute nel silenzio universale, e le guerre che servono per studiare modelli di conflitto ottimizzati: sono le guerre dimenticate dai media, come quella del Sudan o la guerra dei tigrini. Le guerre dove si scambiano i giochi le potenze per i loro interessi su Eritrea e Darfur, con la manipolazione esterna da parte della Russia e della Cina. C’è la guerra della Somalia, che viene ammortizzata dai paesi poveri che riescono ad accogliere un numero molto alto di profughi. Mentre i traffici di persone e di droga sono filtrati in oriente dalle maglie delle organizzazioni terroristiche. Il giornale l’Avvenire, per voce di Paolo Lambruschi, è tra i pochi a riportare con fedeltà i fatti, cercando di scavare tra le maglie in cui si nascondono le cause e le conseguenze dirette e indirette delle guerre e i legami con quelli che sono i reali interessati e mandatari.
Venerdì 8 novembre scorso alle ore 20.15, a Trento presso la Sala Conferenze di Trento/Rovereto della Fondazione Caritro in
Via Calepina si è tenuto l’incontro: “Quando i soldi uccidono (anche i nostri): Banche, Finanza, Armamenti” con PAOLO LAMBRUSCHI: inviato ed editorialista de l’Avvenire; SIMONE SILIANI: direttore Fondazione Finanza Etica; RAFFAELE CROCCO: direttore di Atlante delle guerre e dei conflitti nel mondo. Ha moderato l’incontro PATRIZIA MONTERMINI, del GIT Banca Etica di Trento, alla presenza del direttore di Area di Banca etica e della nuova referente territoriale per Trento.
L’esperienza sul campo di Simone Silani
“Siamo il sesto paese esportatore di armi nel mondo. Le produzioni di armi nucleari sono fatte con una collaborazione generica a livello europeo anche se le testate vere e proprie non sono italiane, la base missilistica ha componenti italiane. E secondo OCSE l’Italia non ha la capacità di fare informazione su tutto questo. Le banche per di più non sono più tenute a una completa trasparenza in merito. Gli strumenti che servono a capire quanto sono coinvolte le banche nel settore militare che non sono trasparenti nemmeno quando sono leader nel settore. Le banche sono coscienti che il comune sentire in Europa non vede il mercato delle armi da guerra come un mercato normale. Al contrario in Europa si sta cercando di rendere il mercato delle armi coerente alla comune merce. l’opinione pubblica può fare molto perché questo non accada. I nostri soldi sono uno strumento da utilizzare in modo consapevole.”
Il punto di vista specialistico del giornalista Raffaele Crocco
“La situazione delle guerre attualmente è dura e difficile e il numero delle guerre variano tra il 31 e il 33 ma più spesso sono in almeno 54 casi risolvibili. Guerre e crisi attualmente sono diverse dal passato perché attualmente si parla di scontri tra realtà enormi e non tra eserciti. I piccolissimi eserciti non gestiscono da soli la guerra. Tuttavia in Ucraina abbiamo un numero enorme di morti circa 800 Mila. In guerra si usano principalmente i droni per annientare la capacità di resistenza del popolo nemico. Il popolo arrendendosi si lascia dominare ritirandosi e questa è la tecnica attuale che cerca di agire sui Governi con il minor costo possibile. I costi attualmente sono sempre molto alti e difficilmente si utilizza tale metodo. Le guerre moderne sono fatte sulla psicologia del conflitto. Siamo arrivati a questo punto perché guerre necessitano del consenso diretto e indiretto. Per combattere le guerre si sono creati molti motivi tra cui ad esempio le guerre umanitarie e in generale tutte le guerre che riguardano la proprietà e i beni. Il pianeta si sta divertendo nuovo polarizzando tra il blocco filo americano e il blocco antagonista. Il secondo blocco punta a togliere il dollaro dal monopolio di mercato. L’occidente invece si è dato l’obiettivo di motivare per fare e guerre giustificate.”
Non sono mancati inevitabilmente in serata gli appelli per cercare di porre uno stop politico non armato alla Guerra tra Russia e Ucraina, che comunque occupa un enorme spazio sulle pagine dei giornali, una presa di distanza dalle scelte della Cina di occuparsi di armamenti sfruttando principalmente il peso politico crescente in Africa per le materie prime, un riferimento al Medioriente e alla Guerra tra Hamas e Israele e l’invito a non prestare i propri soldi a chi, come attualmente l’Europa, tenderebbe a convertire i mercati che non tirano più, come quelli delle auto, in mercati di produzione di armi, perché qualcuno in precedenza lo ha già fatto e la storia la conosciamo.
MC