In Venezuela vince, ancora una volta, il socialismo

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Con un’affluenza del 59%, il Presidente socialista del Venezuela, Nicolas Maduro – alla guida della coalizione Gran Polo Patriottico, comprendente socialisti, socialisti democratici, socialisti libertari, nazionalisti di sinistra, populisti di sinistra e marxisti-leninisti – è stato rieletto con il 51,2% dei consensi (5.150.092 voti).

Battendo il candidato liberal capitalista Edmundo Gonzalez Urrutia, fermo al 44,2% (4.445.978 voti).

Gli altri candidati, dal socialdemocratico Luis Eduardo Martínez, passando per José Brito (candidato della lista di centrosinistra Primero Venezuela); Antonio Ecarri Angola (Alleanza della Matita); Enrique Márquez (Centrados); Benjamín Rausseo (Confederzione Nazionale Democratica); Javier Bertucci (Speranza per il Cambiamento); Claudio Fermín (Soluzioni per il Venezuela); Daniel Ceballos (Arepa Digital), hanno raccolto, complessivamente, il 4,6% dei consensi espressi (462.704 voti).

Nicolas Maduro rimarrà, dunque, in carica dal 2025 al 2031.

Classe 1962, ex autista della metropolitana di Caracas dal 1991 al 1998, sindacalista, in prima fila per i diritti dei lavoratori, Maduro iniziò la sua militanza politica nella Lega Socialista, negli Anni ’80.

Conobbe il Comandante ed ex Presidente socialista Hugo Chavez nel 1993 e, da allora, si unì al suo Movimento Rivoluzionario Bolivariano (MBR 200) e, successivamente, al Movimento Quinta Repubblica.

Movimenti di ispirazione bolivariana e socialista del XXI Secolo, volti a combattere la corruzione interna e la depredazione delle risorse nazionali da parte delle multinazionali straniere.

Nel 1999 fu eletto, per la prima volta, deputato all’Assemblea Nazionale Costituente e partecipò alla redazione della nuova Costituzione della Repubblica Bolivariana del Venezuela.

Dal 2000 al 2006, Maduro, fu Presidente dell’Assemblea Nazionale e, nel 2006, l’allora Presidente Chavez lo nominò Ministro degli Esteri, ove lavorò alla costruzione di un mondo multipolare e all’integrazione dell’America Latina.

Ricoprì, nel 2012, il ruolo di Vicepresidente.

Dopo la morte del Presidente Hugo Chavez, nel 2013, Maduro fu candidato del Partito Socialista Unito del Venezuela e vinse, per la prima volta, le elezioni Presidenziali, con il 50,62%, battendo, anche allora, il candidato liberal capitalista, così come fece anche nel 2018 – candidato del Gran Polo Patriottico – ottenendo il 67,85%, contro il candidato dell’alleanza di centrosinistra e centrodestra AP-COPEI.

Il programma con il quale Maduro e la sua coalizione socialista e di sinistra si è, ancora una volta, presentato punta – fra le altre cose – al “consolidamento della natura pubblica e dei diritti sociali ed al miglioramento della gestione governativa al fine di aiutare i venezuelani nelle loro esigenze”, oltre che al finanziamento di “progetti sociali che contribuiscano alla qualità della vita delle persone”.

Altri punti toccati dal programma socialista sono la “lotta al cambiamento climatico” fondato su “cura della natura, sulla promozione di fonti energetiche alternative e sull’istituzione di un piano di creazione di cibo”. Oltre che la modernizzazione dell’economia, la sicurezza, la pace, la piena indipendenza e integrità territoriale.

Il governo socialista presieduto da Nicolas Maduro, inoltre, punta da tempo a far entrare il Venezuela nell’alleanza dei BRICS, a consolidare la Comunità degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC) ed espandere l’Alleanza Bolivariana per i Popoli della Nostra America-Trattato del Commercio del Popolo (ALBA-TCP).

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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