Porre al centro la comunità democratica, contro ogni forma di sfruttamento e di criminalità

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Fra baby gang, stupri in aumento, truffe e neo-caporalato, c’è da chiedersi cosa stia facendo o voglia fare un governo le cui forze politiche che lo compongono hanno sempre sbandierato il tema “sicurezza”.

Sbandierare temi – anche per decenni – e poi fare poco o nulla per risolvere i problemi, rimane la classica pratica delle vuote promesse elettorali, per ottenere voti facili.

La ricerca del facile consenso è pratica tipica della Seconda Repubblica, ove le forze politiche si sono tramutate in prodotti pressoché commerciali, con candidati la cui esperienza nel campo della politica rimane sempre tutta da dimostrare.

Porre al centro di un progetto politico la comunità, nel suo complesso, è cosa più difficile, ma fondamentale. Ben oltre le vuote promesse da campagna elettorale.

Porre al centro la comunità significa proteggerla. Introducendo, ad esempio, pene severe per chi delinque, con ricorso all’ergastolo (specialmente nei casi in cui si commettono truffe, raggiri, violenze e abusi contro i più deboli, anziani e bambini in primis); all’esproprio dei beni (ad esempio di chi sfrutta il lavoro); se serve anche alla perdita della cittadinanza italiana, anche per i cittadini italiani che delinquono e alla castrazione per chi stupra.

Occorre, in sostanza, pensare ai diritti umani delle vittime. E sarebbe molto utile iniziare a pensare a questo anche a livello europeo.

Una società allo sbando è spesso causata dall’eccessiva opulenza, dalla noia, dal fatto che ormai tutti hanno tutto o vogliono tutto, veicolati da un marketing e da una pubblicità commerciale sempre più accattivanti e edonisti.

Quando non ci si accontenta più, si vuole sempre superare il limite.

E questo crea e sta creando danni incalcolabili, specialmente per i più deboli. Perché modifica la percezione stessa della realtà nelle persone e, dunque, nella società intera.

Occorre riflettere attentamente su questi aspetti e non lasciar correre minimamente.

Una scuola pubblica distrutta, che promuove con facilità; un sistema pubblico sempre più ridotto all’osso (aspetto peraltro pericolosissimo in tempi in cui l’Intelligenza Artificiale andrebbe governata e presieduta proprio da enti pubblici autorevoli); un sistema di liberalizzazioni e deregolamentazioni del mercato, che hanno sdoganato spesso truffe ai danni dei cittadini/consumatori.

Tutto ciò, dalla metà degli Anni ’90 ad oggi, ha portato a un benessere effimero, di cartone, fondato sul nulla. Ed alla sostanziale perdita di potere e di controllo dei cittadini stessi sui loro effettivi bisogni e necessità, oltre che la perdita della loro sicurezza (sia sociale che fisica).

Invertire la rotta significa innanzitutto riflettere, prendere consapevolezza di ciò.

Pensare a nazionalizzare, più che a liberalizzare. Dare in gestione le imprese a chi ci lavora e ai cittadini, più che a speculatori e azionisti privati in giro per il mondo.

Introdurre pene severe e esemplari per chi delinque e abusa dei più deboli e dei cittadini in generale.

Promuovere una scuola che formi davvero e che sia selettiva e meritocratica, ovvero che non assecondi i desiderata degli allievi e dei genitori, che non devono più essere considerati dei clienti/consumatori.

Promuovere una economia rispettosa dell’ambiente e dei diritti dei cittadini onesti, recuperando i principi di un grande imprenditore e socialista fabiano quale fu Adriano Olivetti, che pose al centro la comunità, attraverso la pianificazione e l’umanesimo sociale.

Promuovere, in sostanza, la logica e il buonsenso, a beneficio di tutti e non solo di qualcuno.

Un po’ l’opposto di quanto sembra avvenire da lungo tempo dalle nostre parti.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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