La storia della Brigata ebraica a Lodi Liberale

0
378

Nel corso della 269esima serata di Lodi Liberale, è stato presentato il libro “La brigata ebraica tra guerra e salvataggio dei sopravvissuti alla Shoah (1939-1947)“, pubblicato da Silvio Zamorani Editore, insieme a Stefano Scaletta (Dottore di Ricerca in Scienze storiche all’Università del Piemonte Orientale), Roberto Jarach (Presidente della Fondazione del Memoriale della Shoah di Milano), Stefano Magni (Giornalista).

 

Il presidente dell’associazione Lodi Liberale, Lorenzo Maggi, ha introdotto gli ospiti spiegando il motivo della scelta di questa pubblicazione da presentare al pubblico. Il presidente ha a cuore la diffusione del pensiero liberale e delle sue sfaccettature, per dare forma a un pensiero critico più ricco di quanto non sia quello ideologizzato.

 

La serata è stata un dialogo che, per il presidente, è molto importante per parlare di argomenti che non sono mai abbastanza considerati. La storia della Brigata ebraica, secondo il presidente, è una delle storie più importanti che abbiamo a disposizione per parlare di libertà intrapresa, anche durante la guerra. La Brigata ebraica voleva combattere con la Resistenza per liberare l’Italia dal Nazi-fascismo. In sala erano presenti gli esponenti di diverse associazioni del territorio che hanno un legame con questa istituzione del passato dalla storia così importante.

 

 

IL SOGNO DI UNA PATRIA EBRAICA PARTE DALL’800

 

Il primo intervento è stato quello di Stefano Magni, il giornalista che da tempo presenzia alle riunioni di Lodi Liberale: la sua relazione è partita dal precedente importante che ha fatto crescere lo spirito della Brigata, essa deriva dalla Legione ebraica, della prima guerra mondiale, già dal 1881 nasce la questione sionista, che consiste nell’acquisto di terre nella provincia dell’Impero Ottomano che si chiamerà in seguito Palestina. Quando l’Impero Ottomano dichiarò guerra alle terre di Russia e di Occidente, schierandosi con l’Impero Austroungarico, la Legione ebraica che aveva già iniziato a fondare Tel Aviv e altre città, si decise di essere ufficialmente riconosciuta contro l’esercito ottomano.

 

IL NUCLEO DELLA PRIMA PATRIA EBRAICA

 

“La scelta più difficile era quella di far riconoscere la propria causa indipendentista proprio da Inghilterra e Francia, che erano schierate contro l’Impero ottomano. Il movimento Sionista ottenne dal 1914 al 1917 un tiepido appoggio inglese. Solo dopo la fine della guerra entrò in causa. Le autorità militari britanniche aveva riconosciuto un corpo militare per la Battaglia di Gallipoli. Vi erano alcune persone che appoggiavano il movimento sionista, tra cui dei russi e degli inglesi.” Stefano Magni ha raccontato come la prima metà del secolo XX fosse stata improntata nel lavorare a livello di intelligence, spontaneamente organizzata, con la rete IRI.

 

“Il comando britannico era in questo modo informato di ogni piccolo spostamento dell’esercito ottomano, grazie a questo supporto gli inglesi furono in grado di sfondare le truppe ottomane e a entrare in Gerusalemme prima del Natale del 1917.”

“C’erano delle Legioni che costituivano dei principi di statualità, ma nel 1917 ci fu la chiave di volta, perché nel Governo Britannico George era favorevole all’idea di un focolare nazionale ebraico, ma non era un appoggio statuale, ma di dominio ebraico, era un evangelico e dava molta importanza alla nascita di una patria ebraica indipendente proprio lì dove c’era Israele.” Magni poi ha richiamato una serie di motivazioni che hanno comportato a queste assonanze, non ultima quella per cui all’inizio di Marzo del 1917 scoppia la Prima Rivoluzione Russa che porta alla detronizzazione dello Tzar Nicola II e questa guerra viene poi portata a una esasperazione contro gli ebrei, chiunque pensava che per tenere in guerra la Russia, ora che c’era la Repubblica ebraica, serviva un documento, una compensazione, l’idea di un futuro Stato. Il mese successivo entrarono in guerra anche gli Stati Uniti con la loro enorme comunità ebraica sionista.

 

LA GUERRA CIVILE E LA REPRESSIONE INGLESE

 

“Nonostante la Legione ebraica sia costituita, alla fine della I Guerra mondiale, le circostanze peggiorano, prima di tutto perché il Dopoguerra inizia con una sorta di pacificazione mediorientale per la Conferenza di Parigi, ma si conclude in un niente di fatto, perché comunque francesi e inglesi non erano convinti di fare questo; contestualmente c’è una immediata risposta araba, che era pericolosa.” La patria ebraica era schiava di tali forze. Gli ebrei iniziarono a non poter più acquistare le terre palestinesi. I francesi nel 1920 dopo essere andati in protettorato libanese, cacciano anche Faisal che diventa Re di Iran e torna a essere un protettorato francese sotto mandato della Società delle Nazioni. La Palestina, Giordania e Iraq diventano protettorati inglesi, Tale situazione perdura fino al 1936/39 quando scoppia la Guerra civile araba. Dal 1937 in poi si inizia a valutare l’ipotesi di Due popoli e due stati; in seguito con il Libro Bianco di Mcdonald si pongono limiti alle migrazioni ebraiche in Palestina e il divieto di vendita di terre agli ebrei. Con la II Guerra mondiale gli ebrei vengono cacciati da ogni dove e a fuggire.” La tenaglia nazista e araba impedisce agli ebrei di rifugiarsi in euroriente e gli inglesi si rifiutano di avere a disposizione altre compagnie militari e battaglioni ebraici. Ad ogni modo la guerra comporta un problema per cui si arriva a colpire il Gran Muftì che inizialmente fugge in Persia, poi in Italia e poi in Germania, dove viene celebrato ideologicamente come trofeo. Le unità arabe iniziano a combattere a latere all’esercito italiano e tedesco, con divisioni di SS mussulmane e bosniache.

 

“Nel 1942 la situazione cambia radicalmente, la geografia del conflitto con Rommel colpisce in Egitto e anche la comunità ebraica e palestinese è in pericolo, gli inglesi istituiscono – tollerando le forze ebraiche armate – una postazione difensiva sul Carmelo, la Masada. Una postazione di resistenza disperata presidiata da inglesi e da formazioni ebraiche.” Magni ha quindi chiuso il suo percorso breve di spiegazione storica con la II Battaglia di El Alamein e il ritorno sui passi di italiani e tedeschi che devono rientrare. Ora il Medioriente non è sotto pressione e è il momento per dare vita a una Brigata Ebraica all’interno dell’esercito britannico.

 

IL RITORNO DELL’ANTISIONISMO E DELL’ANTISEMITISMO

 

Il secondo intervento è stato curato dal professor Stefano Scaletta, ma prima di ciò il presidente Lorenzo Maggi ha letto un intervento a distanza scritto da un 89enne, che denuncia l’antisemitismo in Italia e che crede di non vedere nel futuro delle posizioni ottimistiche, una persona che è stata protagonista della storia ha paura di tornare in Italia per colpa dell’antisemitismo, Pietro Cividali.

 

“Mi sono occupato di intervistare quanti più reduci possibile, negli ultimi 6 anni, l’incontro con Cividali è stato quello determinante. Questa storia è importante per capire il rapporto di forze tra Agenzia ebraica in palestina e Governo britannico. Da questa trattativa comprendiamo come mai le decisioni prese dalla amministrazione britannica londo-palestinese vedesse la dirigenza sionista subalterna alle direttive del governo britannico.” Scaletta ha spiegato come ha maturato questo interesse e questi rapporti a partire dai suoi stessi studi universitari.

 

I SOLDATI DELLA BRIGATA EBRAICA E LA STELLA DI DAVID

 

“Questi uomini hanno combattuto 50 giorni sulla Linea Gotica, con la Brigata ebraica, non è vero che quindi il  loro contributo non sia stato importante, anche se non è stato prolungato è stato decisivo. Dal punto di vista umanitario, invece, questa brigata nel Dopoguerra si dimostra essere un punto di riferimento importante.” Scaletta ha raccontato alcuni episodi personali della sua famiglia relativi alla fine della Seconda guerra mondiale che hanno incontrato la Brigata ebraica.

 

“Il ruolo della Brigata Ebraica, oltre ad alleggerire la crisi umanitaria dopo la Seconda Guerra mondiale, ha anche acconsentito ai profughi di arrivare in terra palestinese e tornare a casa dopo la fine del conflitto.”

 

Il terzo intervento introdotto da Maggi è stato quello di Roberto Jarach, ospite a Lodi Liberale che ha sensibilizzato come anche attualmente sia in corso un percorso di demonizzazione della cultura ebraica, specialmente da parte della sinistra. Ha ringraziato per le note storiche che sono state diffuse nella serata e che sono complementari al suo intervento: nel dopoguerra, ha detto, a Tarvisio c’è stata la sede della Brigata ebraica e la comunità ebraica di Milano deve ringraziare di molto la Brigata, visto che la stessa Sinagoga era stata distrutta e non c’era più niente.

 

“I flussi migratori che sono passati per Milano hanno avuto il supporto della Brigata – ha detto – l’organizzazione della comunità ebraica non è stata facile, ma la sinagoga è stata presto ripristinata con gli arredi originali di un altro luogo di culto del meridione. Contestualmente sono stati organizzati dormitori e servizio refettorio.” Jarach ha detto che molti ignorano che la grande migrazione è passata dall’Italia specialmente dalla Puglia.

 

“Il nord Italia è stato controllato per molto tempo, l’entroterra e la costa Adriatica pugliese è stata un porto per le navi israeliane, piccoli pescherecci adattati a dormitori e barche di navigazione settimanale. Non si doveva sapere nulla di questa Operazione clandestina per la migrazione ebraica.”

 

“Dal 1949 al 1950 circa si è cercato di ripristinare la vecchia comunità ebraica milanese, attualmente le sinagoghe a Milano sono passate da 3 a 21. Questo è per dire come i ricordi che si costruiscono sono significativi dal punto di vista storico.”

 

Vi sono stati molti interventi da parte del pubblico, sia da parte di chi sente che essere ebreo in Europa e in Italia oggi sia meno sereno che pochi anni fa, altri che invece sono intervenuti per parlare del Sionismo come testimone della libertà. Quello che è stato principalmente discusso è stato il fatto che attualmente si passa oltre a fatti che sono importanti, come ad esempio il fatto che il gran Muftì sia stato oggettivamente alleato dei nazisti e che quindi anche attualmente la storia non è mai spiegata bene neanche a scuola. Alcuni invece hanno pensato che non sia stata l’ignoranza, ma proprio una scelta volutamente antisionista e antisemita.

 

Martina Cecco

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome