Figura e storia molto poco approfondita dalla storiografia nostrana e spesso trascurata o bistrattata, in particolare a partire dai tragici Anni ’90, quella di Nicolae Ceausescu, merita di essere – invece – recuperata e ricordata.
Segretario del Partito Comunista Rumeno e Presidente della Repubblica Socialista di Romania dal 1967, sino alla prematura e barbarica morte per fucilazione, il 25 dicembre 1989, Ceausescu fu figura politica socialista di primo piano e per molti decenni, avendo avuto ruolo spesso di cerniera e comunicazione pacifica fra il mondo Orientale e quello Occidentale.
Leader di dialogo, pace e cooperazione internazionale, fu fra i primi a sviluppare una mentalità capace di andare oltre i due blocchi contrapposti – quello sovietico e quello statunitense – ricercando un mondo multipolare, cooperativo e pacifico. Almeno sino alla sua tragica morte, a seguito del barbarico golpe ordito dal KGB gorbacioviano, sul finire del 1989, visto che la Romania di Ceausescu aveva sempre difeso la sua sovranità e indipendenza da parte del blocco sovietico ed era riuscita a ripagare i suoi debiti esteri.
Ho ricevuto in dono, proprio di recente, dal prof. Giancarlo Elia Valori, con tanto di dedica, un suo rarissimo saggio del 1974, dedicato proprio alla figura di Nicolae Ceausescu, del quale vorrei qui trattare.
Un saggio davvero raro e interessante, quello del prof. Valori, “Ceausescu”, Bulzoni Editore, che reca la presentazione dell’On. socialista Giovanni Mosca, deputato e sindacalista del PSI di quegli anni.
Da dire che il Partito Socialista Italiano, negli Anni ’60, ’70 e ’80, aveva un ottimo rapporto con il Partito Comunista Rumeno (PCR) e con Ceausescu.
Nel 1978, in particolare, Bettino Craxi, nell’ambito della promozione dell’eurosocialismo (contrapposto all’eurocomunismo berlingueriano, molto più confuso e velleitario), mirava ad abbracciare tutti i fratelli socialisti d’Europa (fra cui i partiti socialdemocratici in esilio all’estero, quali quello polacco e cecoslovacco).
Fra questi, come dimostra la corrispondenza fra Craxi e Ceausescu di quegli anni, un rinnovato rapporto fra PSI e PCR e un incontro ufficiale a Bucarest, nell’ottobre ’78, fra Craxi e il Presidente rumeno.
Un Presidente rumeno, Ceausescu, apprezzato non solo dall’Italia dell’epoca, ma da tutti i Paesi europei e persino dagli USA, con i quali aveva ottimi rapporti, pur nella diversità di opinioni politiche e di impostazione socio-economica.
Tornando al saggio del prof. Valori, in esso è riassunta non solo la politica e prospettiva politica di Ceausescu negli Anni ’70, ma anche la sua biografia.
Nicolae Ceausescu nacque il 26 gennaio 1918, nel piccolo villaggio di Scornicesti, da una famiglia proletaria contadina, così povera da essere costretto a raggiungere la scuola a piedi nudi.
Scolaro diligente, fin da ragazzino aveva ben piantati i semi della giustizia sociale, al punto di diventare violento solo per difenderne i principi, come ricordavano i suoi insegnanti dell’epoca.
Nel 1929, il piccolo Nicolae, a 11 anni, raggiunse la capitale, Bucarest, per imparare il mestiere di calzolaio. Erano gli anni della crisi economica internazionale e il giovane Ceausescu entrò, ben presto, nel partito comunista, fondato nel 1921 e che, dal 1924, operava in clandestinità, in una Romania sotto il tallone, all’epoca, della monarchia.
Nel 1933 la crisi economica, in Romania, si fece pressante e Ceausescu iniziò a partecipare ai primi scioperi e fermenti rivoluzionari, assieme ad operai e contadini. Fu così arrestato, per la prima volta, il 23 novembre 1933, con l’accusa di “incitazione alla rivolta”.
Sarà successivamente arrestato altre volte, per le medesime ragioni, ma, nel frattempo, aveva aderito all’Unione della Gioventù Comunista e fu più volte costretto a cambiare identità e mestiere.
Erano gli anni dell’avanzata delle idee nazifasciste in Romania e, nel 1936, la politica di Re Carlo II divenne ancor più conservatrice e repressiva, in particolare contro gli antifascisti e i comunisti in generale. Accanto a ciò, il Re di Romania, aveva aperto il Paese allo sfruttamento da parte delle imprese straniere.
Fu così che, ben presto, la Romania fu asservita alla Germania nazista hitleriana ed enorme fu lo sdegno di Ceausescu e dei suoi compagni, che iniziarono a manifestare per la libertà, indipendenza e sovranità della Romania dal giogo hitleriano e contro il governo del nazista Antonescu e dei suoi lacchè della Guardia di Ferro.
Come sottolineato dal saggio del prof. Valori, Antonescu non teneva in nessun conto la vita e la dignità dei suoi avversari e questo contribuì a rafforzare la determinazione degli antifascisti rumeni nell’organizzare la resistenza al suo governo.
L’insurrezione popolare scoppiò infatti il 23 agosto 1944, quando Ceausescu era già Segretario dell’Unione della Gioventù Comunista.
Un’insurrezione che vide unite forze diverse, nel Blocco Nazionale Democratico, che portò alla fine del governo di Antonescu e alla costituzione di un governo di unità nazionale, comprendente anche socialisti e comunisti, che avviò le prime riforme popolari.
Successivamente, il Partito Socialista e quello Comunista si fusero in un unico partito, il Partito Romeno dei Lavoratori e, nel 1948, la Romania divenne una Repubblica popolare e socialista.
In quell’anno si avviarono le prime nazionalizzazioni dei settori chiave dell’economia quali miniere, banche e trasporti.
Nel 1946, peraltro, Ceausescu fu eletto deputato per la prima volta e divenne vice Ministro dell’Agricoltura, iniziando così la sua carriera politica e, successivamente, nel 1949, fu nominato vice Ministro delle Forze Armate.
Fu invece nel 1954 che divenne Segretario del Comitato Centrale del PCR; nel 1965, venne eletto Segretario Generale e Presidente del partito, che tornò ad assumere la denominazione di Partito Comunista Rumeno e, nel 1967, venne eletto Presidente del Consiglio di Stato.
Il prof. Valori, che ebbe modo anche di conoscere e di divenire amico di Ceausescu, negli Anni ’70 (e con il quale ebbe modo di confrontarsi, anche nell’ambito di una tavola rotonda sull’ordine economico internazionale, assieme all’ex Presidente argentino Arturo Frondizi), nel suo saggio, spiega come il Presidente Ceausescu abbia adattato il marxismo-leninismo non solo ai tempi moderni, ma anche alla mentalità, storia e cultura della Romania, affermando sempre il principio di sovranità nazionale, indipendenza e autodeterminazione dei popoli.
In tal senso, Ceausescu, fu sempre in prima linea per la promozione dell’indipendenza e sovranità dei Paesi del Terzo Mondo, d’Asia, Africa e America Latina in particolare.
Tornando alla politica interna, come spiega Valori, Ceausescu avviò una lotta serrata alla burocrazia e promosse la gestione delle imprese da parte dei lavoratori, in modo che questi fossero, allo stesso tempo, proprietari e produttori e cercando di assicurare a tutti – attraverso un’apposita attività di programmazione, sia in ambito scolastico che economico – un lavoro confacente alle proprie attitudini, studi e abilità, retribuito in proporzione alla qualità ed alla qualità del lavoro svolto. Il tutto cercando di far partecipare direttamente operai, contadini e intellettuali – attraverso appositi consigli popolari – alla direzione della società, ovvero all’edificazione della democrazia socialista.
In ambito internazionale, come ricorda il saggio del prof. Valori, Ceausescu promosse non solo ottimi rapporti con gli altri Paesi socialisti all’interno del COMECON, ma anche con la Repubblica Popolare Cinese, che all’epoca aveva rapporti piuttosto freddi con l’URSS e, oltre a questi, con tutti i Paesi che uscivano dal colonialismo o, in ogni caso, ambivano a uscire dal colonialismo e dall’imperialismo Occidentale.
Grande attenzione, Nicolae Causescu, pose nei confronti dei Paesi africani e latinoamericani, che ambivano ad uscire dal giogo dello sfruttamento delle proprie risorse e alla ricerca della via dell’emancipazione, dell’indipendenza nazionale e della sovranità.
In tal senso, peraltro, va visto l’incontro fra Ceausescu e il Presidente argentino Juan Domingo Peron, nel 1974, a Buenos Aires, rientrato da poco in patria dopo un lungo esilio.
Il saggio del prof. Valori, che si conclude con una descrizione dei rapporti d’amicizia fra la Romania socialista e l’Italia, guidata dal centro-sinistra dell’epoca, rileva peraltro come il Presidente Ceausescu auspicasse lo “scioglimento del blocchi militari, delle basi militari” e lavorasse in favore del disarmo “per la comprensione e la collaborazione tra i popoli”, operando in tale direzione.
Luca Bagatin