A prevalere sia il dialogo, non le bombe

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Qualche giorno fa, in un articolo, rilevavo come, in questi tempi oscuri, fra incapacità politica, fondamentalismo (da ogni parte), mancanza di prospettive e di solide basi scientifico-culturali, si senta fortemente la mancanza di figure politiche della statura di Bettino Craxi e di Giulio Andreotti.

Figure capaci di comprendere le ragioni di tutti, di dialogare tanto con il mondo atlantista (aderendovi, ma in modo responsabile e tutt’altro che ideologico), che con il mondo sovietico e con quello arabo laico, in chiave anti-fondamentalista e anti-terrorista.

Quello spirito di dialogo, oggi, è del tutto assente a livello geopolitico.

Uno spirito di dialogo contro ogni rappresaglia, contro ogni bomba, contro ogni attacco che distrugga vite umane innocenti.

Oggi – come ieri tendevano a prevalere gli opposti estremismi di piazza – sembrano prevalere le opposte tifoserie. Tifoserie che, come gli opposti estremismi bombaroli degli Anni ’70, non aiutano certo la comprensione e il dialogo.

Tifoserie che inondano non solo le piazze, ma finanche le redazioni dei giornali, i talk show, i parlamenti nazionali e dell’UE.

Tifoserie che sembrano sorte dopo l’”annus horribilis” 1993, dalle macerie dei partiti democratici e di governo, che sono stati volutamente annientati.

Dal 1993 ad oggi, non a caso, al governo, non abbiamo più il caro vecchio centro-sinistra (composto da DC, PSI, PSDI, PRI, PRI), guidato da personalità serie, responsabili, riformiste, che magari sono cresciute alla scuola politica di Saragat, Pacciardi, De Gasperi, Nenni ed altre eminenti personalità storiche.

Oggi abbiamo, purtroppo, tanto in Parlamento che al governo o nei talk show, gli eredi degli opposti estremismi, di destra e sinistra (provenienti tanto dal MSI, quando dal PCI o dalla militanza sessantottina), ormai tutti uniti dal fondamentalismo liberal-capitalista, dall’irresponsabilità in politica estera e dal taglio, non già ai privilegi della casta (che affermavano, demagogicamente, di voler abbattere), bensì a quello che rimane della sanità e dell’istruzione pubblica.

E così è nel resto dell’Unione Europea.

Socialisti e Popolari sostituiti da pseudo “socialisti” e pseudo “popolari”, che rispondono più alle logiche del business che alle reali necessità del cittadino, oltre che ai Presidenti degli Stati Uniti d’America di turno. Presidenti degli USA, peraltro, giustamente spesso criticati dalla libera stampa statunitense, che da noi, purtroppo, viene scarsamente letta o raramente presa in considerazione.

A prevalere dovrebbe essere sempre la ragionevolezza e il dialogo e l’unica bandiera che dovrebbe essere innalzata dovrebbe essere quella della stabilità, della concordia fra i popoli, del mutuo aiuto e della cooperazione internazionale.

Aspetti che, giustamente, furono al centro dei governi dell’unico vero centro-sinistra che l’Italia conobbe (dal 1948 al 1992) e di un’Europa che ebbe quali esponenti personalità del calibro di Charles De Gaulle e Francois Mitterrand.

Non ci può, né ci deve mai essere il prevalere di una forza su un’altra. E bene lo compresero riformisti quali Shimon Peres e Yasser Arafat, che seppero dialogare e, nel 1993, giungere ad un accordo.

A livello internazionale, oggi, sembra che a incarnare quello spirito di responsabilità e riformismo tipico dei governi ante 1993, sia il Brasile socialista di Lula, lo Stato Città del Vaticano del Papa Francesco e la Repubblica Popolare Cinese di Xi Jinping.

Il Presidente brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, alcuni giorni fa ha fatto importanti dichiarazioni, facendo presente come sia “urgentemente necessario un intervento umanitario internazionale”. Proseguendo affermando che “È urgentemente necessario un cessate il fuoco in difesa dei bambini israeliani e palestinesi”. Affermando altresì che Hamas dovrebbe rilasciare i bambini israeliani “rapiti alle loro famiglie”. E, al contempo, ha invitato Israele a cessare i bombardamenti per permettere ai bambini palestinesi e alle loro madri di lasciare Gaza attraverso il confine con l’Egitto”. “Ci deve essere un minimo di umanità nella follia della guerra”, ha aggiunto il Presidente Lula, il quale ha altresì fatto presente come il Brasile intenda, in sede ONU, adoperarsi per la fine definitiva del conflitto, continuando a lavorare per la promozione della pace e la tutela dei diritti umani nel mondo”.

Anche il Vaticano si sta adoperando in tal senso, condannando i crimini commessi da Hamas, promuovendo la soluzione della creazione di due Stati, permettendo così a palestinesi e israeliani di convivere pacificamente.

Dello stesso avviso la Repubblica Popolare Cinese, che già il 13 settembre scorso, attraverso il suo Ministero degli Affari Esteri, aveva promosso una proposta di riforma della governance globale, con al centro la salvaguardia della pace e della stabilità mondiale.

Nel documento, la Cina, per quanto concerne la questione israelo-palestinese ha affermato che essa “condanna fermamente ogni forma di terrorismo ed estremismo. La Cina si oppone all’associazione del terrorismo e dell’estremismo con un particolare Paese, gruppo etnico o religione, si oppone ai doppi standard in materia di antiterrorismo e si oppone alla politicizzazione o alla strumentalizzazione della questione dell’antiterrorismo” e “sostiene fermamente la giusta causa del popolo palestinese volta a ripristinare i suoi legittimi diritti nazionali. La soluzione fondamentale alla questione palestinese è la creazione di uno Stato palestinese indipendente che goda di piena sovranità”.

In merito alla questione ucraina, la Cina ha ribadito la sua posizione, ovvero che “La sovranità e l’integrità territoriale di tutti i Paesi dovrebbero essere rispettate. Tutti gli sforzi volti ad una soluzione pacifica della crisi dovrebbero essere sostenuti. Nessuno guadagna da conflitti e guerre. Imporre sanzioni, esercitare pressioni o aggiungere benzina sul fuoco non farà altro che aggravare la situazione. È importante mantenere il rispetto reciproco, abbandonare la mentalità della guerra fredda, smettere di allearsi per alimentare il confronto nei campi e lavorare per costruire un’architettura di sicurezza europea equilibrata, efficace e sostenibile”.

Il documento cinese del settembre scorso, inoltre, mette al bando ogni utilizzo delle armi nucleari in guerra, sostiene la necessità di lottare contro il cambiamento climatico, stigmatizza ogni uso dell’energia nucleare “a scapito dell’ambiente e della salute umana” e “sostiene fermamente il ruolo centrale delle Nazioni Unite negli affari internazionali”.

Chissà se tale spirito riformista, che dovrebbe vedere nuovamente una seria alleanza fra spiriti laico-socialisti (autentici e non liberal-capitalisti) e moderati-cristiani (autentici e non fondamentalisti o clericali) potrà rinascere anche in Europa, dopo almeno trent’anni di assenza.

Personalmente sono molto pessimista, ma, ad ogni modo, già sarebbe qualcosa se le nuove generazioni evitassero gli errori delle generazioni dei propri padri (che volevano fare la “rivoluzione”, mentre in realtà hanno gettato le basi per la controrivoluzione) e ricominciassero ad imparare dalle generazioni precedenti. Quelle che – uscite dagli orrori della guerra – si sono rimboccate le maniche e hanno costruito un futuro in cui democrazia, giustizia sociale e libertà fossero al centro del progetto politico. Questo almeno dal 1945 al 1992. Dopo di allora…il diluvio!

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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