Nella 242esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Adam Ferguson “Saggio sulla storia della società civile“, pubblicato da Editori Laterza, insieme a Paolo Luca Bernardini (Professore di Storia moderna presso l’Università degli Studi dell’Insubria), Daniele Francesconi (Direttore del Festival filosofia) e Alessia Castagnino (Ricercatore di Storia moderna presso l’Università degli Studi di Firenze).
“Adam Ferguson è un pensatore che è stato un gigante, ha avuto una importanza fondamentale nel contestare alcune teorie, il libro di oggi è un testo da conoscere, è introvabile, ma è importante se ne valutassero una ripubblicazione.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha consigliato la lettura di questo libro. L’approccio di Ferguson non sono pienamente condivisibili per un liberale, ma sono delle riflessioni importanti, per un pensatore, perché fanno molto riflettere.
FERGUSON E L’ILLUMINISMO
“Di fronte a questi pensatori possiamo avere due atteggiamenti differenti: dal presente dell’autore, dal futuro dell’autore. Un classico del pensiero politico non ha un interesse in sé, ma un interesse applicato.
Si può cercare di capire quali siano stati nel tempo gli usi del linguaggio, del tempo; Ferguson elabora una serie di argomenti che sono ampiamente circolanti nel suo tempo: appartiene a un gruppo; in questa grande avventura scozzese, di formazione della società, il suo lavoro non è isolato. Questo punto di vista emerge particolarmente quando leggiamo i nostri autori nel futuro. Nel caso di questo autore abbiamo la possibilità di leggerlo in modo centripeto, oppure come antesignano del periodo hegeliano, studiato nel periodo storicistico.”
“Bisogna evitare di schiacciarlo su Hegel: la civil society di Ferguson è una totalità su cui si riflettono i processi sociali e politici, ma manca l’ethos come categoria distinta; è molto interessato ai rischi di declino delle forme di governo (forme di stato); ai rischi di corruzione.” Machiavelliano, repubblicano: nella questione complessiva della compensazione morale da fornire alle istituzioni commerciali, è la questione chiave, iniettare nella società commerciale delle risorse, anticorpi per evitare il declino, contrariamente a Hume.
“L’oggetto di questo testo è la storia di un processo, che attraversa diverse fasi: essa è emersa e ha un suo percorso e una sua durata. Un suo potenziale di corruzione.” L’autore formula una teoria sulle conseguenze non intenzionali delle azioni. Una delle prime teorie del genere, che ha delle matrici storiche, etc.. “ ha detto il professor Daniele Francesconi.
L’IMPULSO ALLE TRADUZIONI E LE SPONSORIZZAZIONI
“Possono essere adottate molte prospettive diverse per analizzare questo testo: interessarsi alle traduzioni non è un modo originale, ma anche in Italia si è trovato interesse per valutare le modalità concrete di riappropriazione del pensiero dell’autore. Nel caso di Ferguson siamo di fronte a un caso paradigmatico.”
La professoressa Alessia Castagnino ha messo in evidenza che, dati alla mano, i numeri delle traduzioni sul mercato italiano aumentano consapevolmente nel 1700, si favorisce in questo modo la formazione e la disseminazione di nuovi linguaggi. Ferguson non è tra gli autori più tradotti, ma l’interesse per le sue opere è da subito molto alto.
“Nel caso di Ferguson le motivazioni che portano a lui non vanno cercate nelle reti di socialità e di promozioni, ma tra gli stessi traduttori che se ne occupano. La traduzione di questo autore avviene prevalentemente dalle edizioni francesi. In questo modo la traduzione è un prodotto derivato adattato.”
“Ferguson, secondo l’abate Antoniutti che ha curato le traduzioni in italiano, viene recepito a sprazzi e in modo poco completo. Per questo egli decide di pubblicare di tasca propria una traduzione, che sarà regalata ai patrizi veneziani del circolo culturale di Pietro Antoniutti; le sue traduzioni sono sempre state punto di partenza di discussioni e di dibattiti.” Quanto poi queste traduzioni circolassero anche in pubblico più ampio, con le traduzioni precedenti il 1807, non è detto, se non fosse che probabilmente molti utilizzavano le traduzioni pre esistenti.
UNA VISIONE DA VALUTARE ARGOMENTO PER ARGOMENTO
Ha chiuso il primo giro di esposizioni e di argomenti il professor Paolo Luca Bernardini. “Gli editori, attualmente, non considerano questo autore anche se è un classico del ‘700; siamo al livello di Vico, di Voltaire, di Montesquieu. Giustizia, Difesa e preservazione dello Stato e della Prosperità interna sono i fini di uno Stato secondo l’autore: senza questo non c’è dialettica e non c’è sviluppo sociale, secondo Ferguson.”
CIVIL SOCIETY E POLITICAL ECONOMY
“Nel concorso tra gli individui, nella dialettica della società civile, lo Stato sarebbe la parte residuale: non è imparentato con il liberalismo radicale, perché nell’800 inglese erano diverse le aspettative e gli interessi. Non può essere definito un libertario, nemmeno un lockiano, ma in quegli anni c’era in Germania un pensiero mercantilistico che dava la prelazione allo Stato in materia di economia e di vita civile, che arrivava fin in Inghilterra.” Ha detto dunque Paolo Luca Bernardini che, a metà degli anni sessanta, si diffonde anche il capitalismo radicale!”
“Il 1767 inglese è ricco di contestualizzazioni, di modernizzazione di fondo, di analisi della realtà, nel panorama scozzese. Le prime traduzioni che ci sono arrivate, a trent’anni dalle pubblicazioni, furono di Haaretz ”
«Il quadro tracciato da Ferguson presenta una tale ricchezza di motivi (sociologici e psicologici, economici e politici, nonché culturali in senso lato) da ispirare ancor oggi utili riflessioni sulla storia della nostra società e della nostra cultura».
“Ferguson è un autore molto contraddittorio, non possiamo limitarci a leggere i saggi sulla civiltà civile – ha detto Francesconi. Se si vede questa pluralità di opere ci si rende conto che, su vari livelli, Ferguson ha cambiato nel tempo tante cognizioni, anche per i contesti politici.”
A cura di Martina Cecco