Il Maestro indiano Sathya Sai Baba e Bettino Craxi. Un’intervista di Luca Bagatin a Ananda Craxi

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Erano i primi anni 2000 quando, i miei studi e le mie ricerche in campo esoterico e spirituale, mi portarono ad iscrivermi alla Società Teosofica, organizzazione internazionale fondata a New York e in India, nel 1875, dall’occultista russa Madame Helena Petrovna Blavatsky, la quale, peraltro, istruì alla teosofia anche i nostri eroi del Risorgimento, Giuseppe Garibaldi (che la iniziò alla Massoneria e con lei partecipò finanche alla battaglia di Mentana) e Giuseppe Mazzini.

In quel periodo frequentavo, a Pordenone, la casa di due anziani teosofi, la romana Gerarda Cesarini, detta amichevolmente Gegè, e il napoletano verace Oscar Martino, i quali erano entrambi citati in numerose opere dedicate al Maestro spirituale indiano Sathya Sai Baba.

In particolare le opere dello psicologo Giancarlo Rosati, massimo studioso italiano del fenomeno Sai Baba.

Gegè ed Oscar sono stati, infatti, i primi fondatori di un Centro intitolato a Sai Baba in Italia, negli anni ’60 a Roma, in via Benedetto Musolino, quando ancora era poco conosciuto e questa simpatica coppia fu anche in assoluto la più ricevuta dal Maestro indiano.

Molti sono gli aneddoti che potrei ricordare di loro, come la loro amicizia – negli Anni ’60 – con il deputato socialista democratico Mario Zagari e i numerosissimi oggetti d’oro che Sai Baba materializzò dalle sue mani e che loro donò, senza chiedere nulla in cambio.

Sai Baba non ha mai fatto alcun proselitismo. Io stesso scrissi un solo articolo su di lui, nel 2010, sulla rivista del mistero “Secreta Magazine”, quando ancora usciva in edicola.

Per comprendere meglio la figura di Sai Baba, vorrei riportare alcuni stralci di quell’articolo:

Chi è Sathya Sai Baba?
Un mistico? Un santone? Un guru?
Nella poliedrica varietà di sadhu e mistici che popola il vastissimo continente asiatico, è facile confondere Sai Baba con uno di loro.
Ma Sai Baba è – in realtà – molto di più.

Nato a Puttaparthi – un piccolo villaggio dell’Andra Pradesh, regione dell’India meridionale – il 23 novembre del 1926, sin da bambino, dall’età di 10 anni, dimostra di possedere poteri sovrannaturali.
Sai Baba, studiato da numerosissimi ricercatori da decenni, possiede infatti poteri cognitivi come la chiaroveggenza, la psicodiagnosi, la telepatia; poteri psicocinetici come la capacità di materializzare oggetti, apportarli, moltiplicarli, anche sotto l’occhio vigile di chi gli si trova di fronte.
Ma egli stesso non sembra dare alcuna importanza ai miracoli che compie. Sai Baba sembra compiere miracoli unicamente per focalizzare l’attenzione di chi lo ascolta, per lanciare un messaggio di unità fra tutte le religioni (simboleggiato anche dal Suo vessillo, il
Sarva Dharma: un fior di loto contornato dal simbolo dell’Om Indù; dalla Ruota buddhista; dal Fuoco zoroastriano; dalla Stella di David; dalla Luna e la Stella dell’Islam e dalla Croce cristiana).”Esiste una sola religione”, afferma Sai Baba, “la religione dell’Amore. Esiste una sola razza, quella dell’umanità. Esiste un solo Dio, che è onnipervadente”.(…)

Per mezzo delle frequentazione dei coniugi Martino, sono rimasto letteralmente rapito nella descrizione delle loro esperienze dirette con il Maestro. Quando ad esempio ad Oscar materializzò un anello d’oro, preziosissimo, sotto i suoi stessi occhi, o quando regalò ad entrambi una cornice d’oro recante la sua effige ricavata dalla povere dorata che Baba stesso lanciò in aria per poi ricomporsi, magicamente, fra le sue mani.
Sai Baba, chissà perchè, amava moltissimo Gegè ed Oscar. Una coppia di teosofi adorabile, semplicissima e sempre pronta a dare una mano al prossimo. Una coppia che fu peraltro, per anni, in contatto con Madre Teresa di Calcutta e con Padre Anthony Elenjimittam, ultimo discepolo vivente del Mahatma Gandhi, alle cui missioni elargirono gran parte del loro patrimonio.
Si recarono in India, a Puttaparthi, sino in età avanzata, 90 anni Oscar e 80 Gegè. E puntualmente, pur fra una marea di devoti in attesa di uno sguardo dal Maestro, furono ricevuti in udienza privata.
Oscar, uomo sensibilissimo, mi raccontò che confidò a Sai Baba che avrebbe voluto morire prima della moglie, perché non avrebbe sopportato il dolore della sua scomparsa. Fu allora che Sai Baba predisse loro che sarebbero morti l’uno a distanza di due soli giorni dall’altra. Prima sarebbe morto Oscar e successivamente Gegè.
La scena mi commosse molto.
Ricordo inoltre ancora con affetto quando – conoscendo la mia golosità – Oscar mi ricopriva letteralmente di dolciumi e Gegè, pur non essendo consigliabile per la sua salute, ne approfittava per mangiarne in quantità.
Volevo molto bene a Gegè ed Oscar, che per me erano come dei nonni ai quali confidavo veramente tutto e fu un duro colpo quando appresi della loro morte.
Il Messaggero Veneto di Pordenone del 10 gennaio 2006 titolava, a tutta pagina: “Muore di dolore due giorni dopo il marito. Gerarda Cesarini e Oscar Martino sono rimasti legati fino all’ultimo da un’incredibile storia d’amore”. Nell’articolo, ovviamente, si parlava anche di Sai Baba e della sua previsione e di come la coppia fosse a lui legata.
Persino il prete, in Chiesa, nonostante Sai Baba sia fortemente criticato ed osteggiato dalla Chiesa cattolica, si prodigò in elogi nei confronti di questo particolarissimo Maestro indiano dalla folta e curiosa capigliatura”.

Gegè e Oscar mi raccontarono che il fratello di Bettino Craxi, Antonio, era un devoto da anni di Sai Baba e che fu per molti anni loro amico. Mi raccontarono che aveva messo radici nell’ashram (ovvero la comunità religiosa) di Sai Baba e i suoi figli erano cresciuti lì.

Ero molto colpito, perché, fin da quando ero adolescente, ero un socialista autonomista e, quindi, craxiano. Craxi e Giuseppe Garibaldi (che sapevo essere teosofo, oltre che massone) erano per me, fin da ragazzino, due figure storiche e politiche di riferimento e…lo stava diventando anche Sai Baba, sul piano spirituale e sottile. I pezzi di un assurdo puzzle si stavano ricomponendo, nella casa di Gegè e Oscar!

Ho avuto la possibilità, l’onore e anche la fortuna di conoscere, recentemente, Ananda Craxi, figlia di Antonio Craxi, nipote di Bettino e… cresciuta per vent’anni – assieme alle sue sorelle e al fratellino – dal Maestro Sai Baba. Le ho, dunque, voluto proporre questa intervista.

Ananda, scrittrice e critica letteraria, ha peraltro scritto un saggio autobiografico, “Fuori Posto”, di cui parla nel suo sito web (https://anandacraxi.it)

Un saggio purtroppo attualmente fuori catalogo, ma che meriterebbe di essere quanto prima ripubblicato e fatto conoscere al grande pubblico.

Con lei ho voluto ripercorrere gli anni della sua infanzia e, tramite le sue parole, far conoscere tanto l’insegnamento di Sai Baba, quanto ricordare il grande leader e statista socialista, Bettino Craxi.

Luca Bagatin: La tua storia nasce in India, luogo in cui sei nata e cresciuta. Lo devi in particolare a tuo padre Antonio, che si avvicinò all’insegnamento spirituale del Maestro indiano Satya Sai Baba e decise di andare a vivere nel suo ashram, a Puttaparthi, nel Sud dell’India.

Ma, come nacque, per tuo padre, l’amore per la figura di Sai Baba e cosa lo spinse a lasciare, con la sua famiglia, l’Italia?

Ananda Craxi: Sì, si può dire che la mia vita inizia nel 1978 in questa terra sacra e unica, l’India. Sono nata a Milano, ma a soli sei mesi di vita i miei genitori mi portarono in India, nel profondo sud, dove poi rimasi per i primi vent’anni della mia vita. Fu una scelta dei miei genitori. Mio padre in quegli anni era un uomo d’affari di successo e un dottore commercialista con un portafoglio di clienti molto ricchi appartenenti alla classe più alta della società milanese dell’epoca.

Nel 1973 ebbero il primo figlio, Andrea, che purtroppo era affetto dalla Sindrome di West. Erano disperati e cercavano una cura ad ogni costo. Non volendo escludere nessuna opzione, provarono anche ad andare nelle Filippine dai “maestri” che asserivano di poter curare il bambino manipolando la sua aura per guarirlo. Ogni tentativo risultò vano.

Una mattina, mia madre, trovandosi in una libreria a Milano, fu fermata da un signore anziano con una barba lunga e bianca che le presentò un libro intitolato “L’Uomo dei Miracoli” scritto dall’autore Australiano Howard Murphet. Le consigliò di leggerlo e lei decise di farlo come “ultima spiaggia”, in questa ricerca che le sembrava infinita per trovare un sollievo alla sofferenza del loro primogenito e di riflesso a loro.

Il mese seguente i miei genitori si recarono a Puttaparthi. in India. nello Stato di Andhra Pradesh. Da lì in poi si innamorarono degli insegnamenti d’amore universale di Sai Baba e mio padre decise di lasciare la sua vecchia vita di Milano per imparare e mettere in pratica, il più possibile, la Sua parola.

Luca Bagatin: Tu Ananda, il cui nome, in sanscrito, significa “Beatitudine” o “Felicità” – sei cresciuta negli insegnamenti del Maestro Sai Baba e lui stesso fu tuo tutore legale e “padre” adottivo per quasi vent’anni. Ci sono molti testi, anche di autorevoli studiosi e finanche teologi (fra i quali il noto Don Mario Mazzoleni, che, pur non abbandonando gli insegnamenti cattolici, si avvicinò molto alla spiritualità di Sai Baba), che lo hanno considerato un’incarnazione Divina sulla terra. In India, molti, lo considerano addirittura l’ultima incarnazione del Dio Krishna. Altri, invece, lo hanno considerato un truffatore. Tu, che hai vissuto accanto a lui per così tanti anni, cosa puoi dirci di Sai Baba?

Ananda Craxi: Questa è una bella domanda, Luca! È un compito arduo per me poterti rispondere con parole adeguate. Vedi, la “parola” è una mera espressione per spiegare un concetto che appartiene maggiormente ad una logica supportata dai canoni della nostra mente. È decisamente limitata rispetto a ciò che noi siamo veramente e cioè energia o Spirito, che è infinito. La mente è solo uno strumento che possediamo, come del resto il nostro corpo. Appartiene alla dimensione “materiale” che ci viene data in prestito per provare le esperienze sensoriali che viviamo ogni giorno. Apparteniamo senza alcun dubbio ad un’unica fiamma divina aldilà di ogni credo religioso o culturale. Siamo tutti connessi e spesso e volentieri non ci diamo il lusso di poterlo sperimentare, perché ci identifichiamo troppo con la nostra mente. Swami (come amorevolmente chiamavamo noi allievi Sai Baba) diceva: fermatevi a riflettere sul perché diciamo “questo è il mio corpo, il mio nome è… oppure la mia testa fa male”. La semplice verità è che noi non siamo né il corpo né la mente, li usiamo per fare questo viaggio terreno.
Swami mi diceva… “Se impari ad essere il maestro della tua mente, conquisti il mondo perché il mondo intorno a te è solo un riflesso di ciò che sei dentro”.

Per poter esprimere a parole “l’esperienza Sai Baba”, posso dire che è “casa”. Stargli vicino era come provare il potere di un amore infinito e universale reso tangibile, con il quale potevo interagire, giocando da bambina. Più avanti, crescendo, è diventato il mio unico punto di riferimento d’amore genitoriale e di vita, da allora fino ad oggi. Il suo esempio di vita è un invito quotidiano, per me, a restare in contatto con quella fiamma divina che ci unisce tutti. Mi stimola a vedere l’unione che esiste attraverso le diversità, facendo buon uso dei miei sensi, affinché possa contagiare anche inconsapevolmente coloro i quali convivono con me in questa mia esperienza di vita terrena, contribuendo alla verità assoluta. Luca, sapere è memoria e rimane a livello intellettuale, ma la vera crescita avviene attraverso l’esperienza dell’anima. E Sai Baba, per me, era questa esperienza.

Luca Bagatin: Come passavate, tu e le tue sorelle, le giornate nell’ashram di Sai Baba? Cosa ricordi di quegli anni?

Ananda Craxi: Le giornate passate nell’Ashram per le mie due sorelle e fratello piccolo erano scandite da disciplina e autocontrollo. Siamo stati cresciuti nel collegio di Sai Baba in un ambiente “molto spartano”, ma “molto dignitoso”. Il virgolettato rappresenta le esatte parole di come mio zio Bettino descrisse la nostra scuola quando venne a trovarci nel 1986. Per noi era normale seguire quelle regole militaresche non conoscendo altro, ma ti posso garantire che ci hanno forgiato a diventare degli adulti, a sopportare e superare prove dure della vita. La mia fortuna più grande è stata poter fare questa esperienza apparentemente dura agli occhi degli occidentali, ma sin da piccolissima mi ha portato a trascendere ciò che vedevo esternamente con i miei occhi fisici e a guardare dentro di me. Così ho potuto sviluppare una visione interiore, restando in contatto con la nostra vera natura. Poter attingere a quel calore d’amore infinito che vive dentro ciascuno di noi, mi ha fatto attraversare ogni tempesta.

Sarei però ipocrita se non dicessi che tale meravigliosa e unica esperienza di vita mi è costata la relazione con i miei genitori. Essendo stata cresciuta lontana da loro ho avuto problemi che trascino ancora oggi. Semplicemente loro pretendevano che noi figli fossimo perfetti a seguito dell’opportunità che ci davano di vivere in quel contesto privilegiato. E siamo tutt’altro che perfetti.

Luca Bagatin: Tuo zio Bettino venne a trovarvi in India e conobbe Sai Baba, nella cui casa fu ospite. Se la memoria non mi tradisce, il suo fotografo e amico, Umberto Cicconi, in un saggio ricordò due cose che mi colpirono particolarmente. La prima che fece uno scatto fotografico a Craxi e Sai Baba, senza autorizzazione di quest’ultimo, ma, quando sviluppò la foto, Sai Baba – curiosamente – non era presente nella foto. L’altra cosa fu il fatto che Sai Baba predisse, molti anni prima, la fine politica che avrebbe fatto tuo zio.

Cosa puoi dirci del loro incontro, di cui parli anche nel tuo libro biografico “Fuori Posto”?

Ananda Craxi: Sì, mio zio Bettino è venuto una volta a trovarci in India all’Ashram di Sai Baba. È stato accolto tra le braccia di Swami con grande amore e attenzione. Gli zii erano ospiti a casa sua e Swami aveva organizzato tutto fino all’ultimo dettaglio per la loro visita, persino i pasti da servire loro, cucinati dalla sua cuoca personale. Lo zio era stato in Cina per una visita ufficiale e poi decise di dirottare il viaggio di ritorno e passare in India a vedere come e dove eravamo sistemati. Da allora ci ha sempre chiamati “i miei nipotini Indiani”. Ha fatto visita alla nostra scuola e voleva sapere esattamente cosa mangiavamo e dove dormivamo. Swami ha ricevuto tutta la famiglia in maniera ufficiale con gli onori del caso, essendo lo zio all’epoca il Presidente del Consiglio.

Lo zio era molto curioso di capire che cosa avesse trovato suo fratello in Sai Baba per lasciare tutti i suoi affari fiorenti a Milano e per condurre una vita così rudimentale e semplice.

Disse a Sai Baba di essere una persona diffidente e non credente e Sai Baba lo rassicurò dicendogli che non serviva credere in nessuno se non alla sua stessa coscienza, che era Dio. Sai Baba gli disse espressamente che i suoi colleghi erano tutti falsi e che lui aveva un cuore buono ed era per questo che il popolo Italiano lo amava. Gli intimò anche di non dare le sue dimissioni e che la maretta che c’era all’epoca sulla sua persona si sarebbe calmata se fosse rimasto al Governo. Swami ribadì che lo zio avrebbe dovuto farlo non per sé ma per la sua patria che amava moltissimo. Purtroppo a marzo dell’anno seguente lo zio diede le sue dimissioni e poi scoppiò Tangentopoli.

L’obiettivo era quello di eliminarlo perché non era d’accordo con il disegno propostogli dallo “stato profondo” che prevedeva la distruzione dell’economia, cultura e identità dell’Italia. Ed eccoci ad oggi in uno stato pietoso. L’Italia è stata svenduta nel lontano 1992, nel famoso incontro sul Britannia grazie ai nostri onorevoli che hanno presieduto la Seconda Repubblica. Lo zio fece ogni cosa in suo potere per fermare questa ondata, inutilmente. È doveroso ricordare che era completamente da solo. I potenti tentacoli dello “stato profondo” avevano già ben stretto la loro presa attorno a coloro che avevano scelto di vendere la propria anima, scelta ottima e sbrigativa per molti. Bettino a differenza loro era un vero patriota ed uomo di principi, ha sacrificato la sua vita per i valori per cui ha vissuto. Si è sempre battuto, in tutta la sua carriera politica, per la libertà, la verità e la pace non solo in e per l’Italia, ma anche per molti altri popoli oppressi. Altro che criminale come i mass media lo avevano dipinto! Il popolo italiano si è bevuto fino all’ultima goccia la coppa di veleno preparatagli dai media e dal sistema giudiziario, che hanno trattato mio zio come un ladro da eliminare a tutti i costi. Questo è un capitolo della nostra storia molto umiliante e indegno. Purtroppo chi ne pagherà le conseguenze sono i nostri figli e future generazioni. Sarebbe bastato un briciolo d’amore da parte di ognuno di noi per la nostra identità come italiani nel mondo per evitare la nostra distruzione. Purtroppo l’Italia ha perso la sua stessa memoria di Paese sovrano e con questo sono finiti nel dimenticatoio tutti gli sforzi che i nostri predecessori hanno fatto per renderci un Paese grande, indipendente e dignitoso nello scenario mondiale. Luca, confermo che il fotografo personale non ha potuto portare a casa uno scatto senza il volere di Sai Baba. Il volere Suo regna su ogni cosa/persona, semplicemente perché è amore puro. L’amore è la nostra vera natura, arriviamo dall’amore e ci ritorniamo alla fine della vita terrena!

Luca Bagatin: Amati moltissimo da milioni di persone, ma allo stesso tempo odiati e calunniati da molte altre, Sai Baba e Bettino Craxi – figure molto importanti se non fondamentali, della tua vita – hanno, forse, molte cose in comune.

Non è un caso forse se, nel sito web dedicato al tuo libro scrivi, fra le altre cose: Scopri attraverso questa storia vera come trasformare le ingiustizie subite in un’armatura impenetrabile nel campo della vita assicurandoti la vittoria per sempre”. E aggiungi “I mass media possono distruggerci? Assolutamente! Hanno questo potere. Questo libro ti svela il segreto personale dell’autrice su come potresti scansare gli effetti disastrosi delle bugie togliendogli ogni possibilità di rovinare la tua vita”.

Cosa puoi dirci, in merito?

Ananda Craxi: È proprio così come tu scrivi, entrambe le figure sono state amate da molti e calunniate da altri. Ciò che unisce questi due personaggi secondo me è che Sai Baba diceva “La mia Vita è il messaggio” ed era esattamente così. Essendo la forma più pura di un amore universale ha vissuto tra noi per ricordarci che l’amore è sempre la risposta ad ogni quesito, in questo viaggio terreno che facciamo. Sai Baba non solo lo diffondeva come messaggio, ma era Lui stesso un esempio vivente dei cinque valori umani che sono la verità, la retta via, la pace, l’amore e la non-violenza. Mio zio ci ha lasciato con questa dichiarazione: “La mia Vita equivale alla Mia libertà”. Vuole essere un messaggio esemplare per ciascuno di noi per ricordare che siamo un Paese grande e per rimanere tale, è vitale mantenere la nostra libertà intatta per poterci esprimere nel mondo nel rispetto della libertà e identità altrui.

Se si studiano bene i fatti storici della carriera di mio zio, non la narrativa che ci hanno proposto, è palese come lui abbia vissuto con gli stessi principi di Sai Baba. L’amore per la sua patria ed il popolo Italiano lo ha spinto a scegliere la retta via basandosi sulla verità, sulla pace e sulla non-violenza.

Luca, se me lo permetti, mi rivolgo qui ai lettori. Ma vi siete mai chiesti perché Bettino Craxi è stato allontanato dall’Italia?

Vi siete mai chiesti perché un “criminale così pericoloso” non avesse avuto un processo giusto e perché non è mai finito in galera? Vi hanno raccontato che era scappato per paura di essere incriminato. Dunque perché la giustizia italiana non si è preoccupata di andare a prenderlo dato che non era un segreto che mio zio fosse in Tunisia? O forse ci è perfino sfuggito il significato di “latitante”? Il codice di procedura penale Italiano, all’art. 296 dice che “E’ latitante chi volontariamente si sottrae alla custodia cautelare, agli arresti domiciliari, al divieto di espatrio, all’obbligo di dimora o a un ordine con cui si dispone la carcerazione”. Ebbene se leggete la testimonianza di Umberto Cicconi nel suo ultimo libro “Bettino Craxi – I suoi ultimi vent’anni”, saprete che mio zio è stato avvisato, gli hanno espressamente dato un invito a lasciare l’Italia e il fatto che sia partito da Roma con il suo passaporto regolare da cittadino Italiano per Tunisi, vi spiega quante falsità sono state raccontate su di lui. Addirittura mio zio chiese ai giudici di venire in Tunisia per processarlo, era pronto a rispondere a tutte le domande. Nessuno accolse tale richiesta.

La verità è che lui non doveva parlare! Non avendo nulla da nascondere rappresentava una minaccia troppo grande. Avrebbe svelato la natura della falsa rivoluzione della Seconda Repubblica, così il piano di eliminare una intera classe politica non avrebbe avuto successo. La memoria dei veri politici che hanno lasciato il loro sudore sul campo per renderci un Paese libero e grande dal dopoguerra, è stata sepolta. Vi invito a fare una carrellata, nella vostra memoria, di chi poi ha scaldato le poltrone del nostro governo nella cosiddetta Seconda Repubblica. Vi accorgerete che sono tutti personaggi tecnocrati, comici, imprenditori e venduti a un potere estraneo a noi. Mio zio la definiva “La mano Invisibile”! Bettino Craxi era troppo pericoloso perché non si è mai sottomesso a poteri esterni ed è stato l’unico politico italiano che ha risposto un secco “No” agli Stati Uniti (caso Sigonella), in qualche modo doveva pagare. Sì, l’ha fatto con la sua vita! Viva la verità, sempre!

Nel mio libro “Fuori Posto” racconto come per il solo fatto di chiamarmi “Craxi” ho dovuto subire umiliazioni e ingiustizie. Spiego come, con il tempo, io abbia imparato a rimandare ogni insulto al mittente senza sentirmi una vittima, senza dover necessariamente avere un confronto con loro. ma piuttosto lavorando su me stessa. Assicuro che chiunque lo faccia, si garantisce una vittoria sicura.

Luca Bagatin: Satya Sai Baba è noto per i suoi numerosi miracoli e poteri mistici. C’è chi pensa di essere riuscito a smascherarli e ritiene fossero truffe (non si capisce però ai danni di chi, visto che Sai Baba non ha mai chiesto danaro ma, anzi, ha spesso materializzato oggetti di valore, sempre donati ai suoi devoti), mentre altri (fra cui il sottoscritto), sono convinti che siano autentici e in più occasioni hanno avuto prova della loro autenticità.

Qual è il tuo punto di vista?

Ananda Craxi: Sì, lo confermo! Swami faceva i miracoli e materializzava oggetti. C’è chi diceva che fosse un truffatore e per la mia esperienza in vent’anni non ho mai visto nessuno danneggiato da questi poteri mistici. Ho solo visto tutti coloro che venivano in contatto con lui trarre benessere, gioia e conforto. Avendo solo amore da dare a tutti, ci incitava a credere in noi stessi e ripetutamente ricordava che queste materializzazioni le utilizzava per esprimere il suo amore. Ricordo un miracolo a cui assistetti personalmente, di un signore sulla cinquantina che arrivò nell’Ashram in sedia a rotelle per conoscere Sai Baba. Swami lo accolse davanti a tutti noi e passò la sue mani, contemporaneamente, su entrambe le gambe, molto rapidamente, dalla vita in giù. Subito dopo, Swami, gli disse: “Alzati”… Questo signore gli rispose che da molti anni non camminava e quindi non capì questa esortazione. A quel punto, Swami, cambiò tono e in modo perentorio gli “ordinò” di alzarsi… Era come se gli parlasse con la coscienza, trasmettendogli il credo, quella fiducia di potercela fare…e realmente ce la fece.

Senza andare nel tecnicismo del fenomeno della materializzazione, posso dire che nell’etere sono presenti tutti gli elementi. Il fatto che con i nostri occhi nudi non li vediamo, non significa che non esistano. Sai Baba diceva: “Quando materializzo oggetti applico un intento puro” e ribadiva che ognuno di noi dispone dello stesso potere. C’era però una differenza importante, che spiegava così: “Io so di avere questo potere, ma tu non hai ancora realizzato di possederlo”!

Luca Bagatin: Mai come in questo periodo storico, fra assurdi e sanguinari conflitti e una classe politica decadente, in Italia, Europa e in Occidente in generale, molto probabilmente, avremo necessità tanto di Sai Baba quanto di Bettino Craxi. Qual è il tuo pensiero in merito?

Ananda Craxi: Assolutamente, Luca! Oggi come non mai abbiamo un forte bisogno di prendere esempio sia dalla vita di Sai Baba che dall’esempio della vita e morte di mio zio. Entrambi sono personaggi che hanno vissuto rispetto ai principi che stavano loro a cuore, valori basati sull’umanità. Devo però menzionare che una differenza importante c’era tra i due e cioè Sai Baba era l’essenza della perfezione, mentre mio zio ha fatto degli errori, come facciamo tutti da umani.

Mio zio è senz’altro un esempio da seguire per come ha dimostrato al mondo di proteggere i suoi valori, Sai Baba è la versione più pura e assoluta di altruismo.

Luca Bagatin: Attualmente, di cosa ti occupi? Quanto hanno influito, nella tua vita, gli insegnamenti di Sai Baba e quelli di tuo zio Bettino?

Ananda Craxi: Mi definisco “una scrittrice fantasma”. Scrivo molto, leggo molto, studio e cerco di implementare i valori che ho appreso in India da Sai Baba. Nella tempesta di questa vita, quando è tutto nero ed il vento forte e le onde alte coprono il cielo, io so per certo che finirà per trasformarsi in un cielo sereno. Nel mentre, mi sorreggono le mie armi della gratitudine, della pazienza e dell’incorreggibile fede che tutto passa, che la dualità ci governa, che la notte precede il giorno e nulla si distrugge, ma tutto si trasforma.

Con questa certezza riesco a diventare testimone della mia stessa vita senza identificarmi con essa ove possibile. Anche se né Sai Baba né mio zio si trovano tra noi fisicamente, vivono più che mai nel mio cuore ed è tutto ciò che mi serve. Non hanno certamente vissuto invano, la loro impronta mi guida e guiderà senz’altro le generazioni a venire. La nobiltà d’animo lascia sempre il suo segno nell’eternità.

Ora vivo e lavoro in Spagna con mio marito. Forniamo servizi e assistenza a tutti coloro che desiderano trasferirsi in questa meravigliosa terra, la Costa del Sol, baciata dal sole 300 giorni all’anno. Ho anche deciso di portare avanti qui da noi una delle attività dei miei genitori, per amore e rispetto verso di loro. L’attività consiste nel mandare avanti un allevamento di Cavalli e Asini Miniature Americane. Oltre che diffondere questa razza poco conosciuta in Europa, ho la fortuna di accudire questi angeli zoccolati (mia madre li chiama così) e vivere insieme a loro. Sono un dono dal cielo e dei veri messaggeri di Dio. L’unica cosa che sanno fare è dare a noi umani amore e fiducia totale, non sanno giudicare e seguono il ritmo di madre natura.

Del resto, avendo vissuto in India nella casa del mio Grande Maestro, ho potuto toccare con mano l’amore puro che Lui provava per il suo grande amico a quattro zampe, un elefante indiano chiamato “Sai Gita” (significa “canzone divina”), che ricambiava lo stesso amore a Swami in maniera disarmante ed unica. Alla sua morte ho visto piangere Swami per la prima volta nella mia vita, manifestando una fragilità umana.

Questi animali sono migliori rispetto all’essere umano di oggi? Direi di sì, sono diventati in questo scenario mondiale di guerre, sangue, armi e odio, dei veri Maestri di Vita.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

Le foto a corredo del presente articolo sono state gentilmente concesse da Ananda Craxi e ritraggono lei oggi, oltre che Sai Baba e le sue sorelline e fratellino da bambini

Le foto qui sotto fanno, invece, parte del mio repertorio di ricordi, di cui parlo nel mio articolo introduttivo e ritraggono me e i coniugu Gegè e Oscar Martino, nel 2005

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Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

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