Nella 240esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Quando l’Italia perse la faccia. L’orrore giudiziario che travolse Enzo Tortora“, pubblicato da Pellegrini Editore, insieme a Raffaele Della Valle (Avvocato), Giorgio Bottani (Avvocato), Giammarco Brenelli (Avvocato) e Beppe Facchetti (Presidente del Centro di Ricerca e Documentazione Luigi Einaudi) e Lorenzo Maggi (Presidente di Lodi Liberale).
“Il tema della Giustizia è un tema fondamentale per la nostra associazione” il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha presentato brevemente le attività dell’associazione che presiede da oltre 10 anni e ha presentato il ciclo di iniziative che coinvolgono l’Ordine degli Avvocati di Lodi. Maggi ha spiegato che l’Associazione vive di donazione e quindi vive grazie ai soci, che sono spesso anche relatori nelle serate organizzate.
“Il libro presentato nella serata è il resoconto di una conversazione tra l’autore e il giornalista Francesco Costner, il caso in questione è quello emblematico dell’errore giudiziario su Tortora, il cui anniversario è di questi giorni e mette in luce l’approccio e le persone che hanno deciso di manifestare subito dei dubbi. Enzo Tortora era un giornalista che di cultura era liberal democratico; dopo l’arresto e la carcerazione decise di accettare di entrare nel partito Radicale con Pannella, diceva di essere liberale perché ha studiato e radicale perché ha vissuto.” Il presidente Maggi ha elogiato la figura di Tortora, anche per via della sua esperienza che, di fatto, è una battaglia per i diritti civili. Venne eletto nel Parlamento Europeo, ma si dimise perché la pena era stata comminata, ai domiciliari, la sentenza completamente poi ribaltata.
“Scelgo la via del carcere, al posto che l’attesa della Giustizia fosse fatta, colpevole di essere innocente. Disubbidisco per fedeltà ai miei ideali, ho deciso di dare corpo a un sacrificio, per creare una giustizia contro ogni violenza, anche quella della menzogna.” E. Tortora al parlamento europeo.
<iframe width=”560″ height=”315″ src=”https://www.youtube.com/embed/SoH63tOSNOk?si=kiDQmOaDUFYB4Ko-” title=”YouTube video player” frameborder=”0″ allow=”accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share” allowfullscreen></iframe>
Il relatore Raffaele della Valle, autore del libro, ha elogiato Lodi Liberale e la sua associazione per il tipo di attività che svolge e per la determinazione che ne è seguita durante il corso degli anni. L’autore del libro ha dato da subito la disponibilità a rispondere alle domande del pubblico ed ha continuato il suo tintervento riportando le domande che, nel tempo, gli sono state fatte e dando ad esse una risposta.
Il suo scritto, ha detto, è stato fatto per due motivi: “Un motivo di carattere sentimentale che è in controtendenza con una certa versione, di moda, che chi è deceduto non va troppo ricordato. Un bravo scrittore diceva che il ricordo non dura oltre il suono della campana che lo accompagna nel suo ultimo viaggio.” Della Valle ha parlato delle varie reazioni delle persone di fronte alla morte: non è così per tutti e non è così per sempre, perché ci sono persone che – come Tortora – sono indimenticabili.
Secondo l’autore del libro il materiale sulla base del quale Tortora è stato incriminato era pattume, il nulla più assoluto. Con il ritrovamento di un’agenda, con nomi e numeri di telefono, con alcuni interrogatori, vengono raccolte delle informazioni che sono riciclate e risentite. Nonostante questo, nello spregio della procedura, Tortora viene incriminato come possibile camorrista. Di fronte a un Pubblico Ministero.
Enzo Tortora fu accusato di traffico di stupefacenti e di associazione a delinquere di stampo mafioso, in particolare di aver fatto parte della Nuova Camorra Organizzata con a capo il boss Raffaele Cutolo. Le accuse da parte di Giovanni Pandico e Gianni Melluso, il primo un paranoico, il secondo un arrivista, erano infondate. Sull’agenda peraltro il cognome era Tortona, che non ha niente a che fare con Tortora. I numeri che erano sull’agenda erano di un certo Enzo Tortona, che esisteva e che aveva ribadito che il numero era il suo, ma queste cose non interessavano, perché oramai si era accesa la febbre del mafioso.
Tutto questo castello in aria di cianfrusaglie e di balle porta Enzo Tortora, famoso per la conduzione di Portobello, in carcere, dopo anni di vergogna e di gratuita cattiveria.
ERRORI GIUDIZIARI, PICCOLI O GRANDI, CHE SI PRODUCONO SISTEMATICAMENTE E IN MODO RICORRENTE
L’Avvocato Giorgio Bottani ha messo in rilievo ciò che gli interessava del caso Tortora, cioè capire come mai è potuto succedere e come mai succede continuamente e le persone non si impressionano e non si spaventano per queste cose. Sostanzialmente queste cose sono interpretate come aberrazione di un sistema: sarebbe molto semplice pensare che i singoli Magistrati siano imbranati, ma non è per questo che succedono le cose. Il sistema mette in pericolo tutti e ha una tenuta proprio perché è un pericolo per tutti.
“Quello che è successo a Tortora non è il risultato di due PM incattiviti: c’è un passaggio in cui si sottolinea che il Giudice d’Appello ha raddrizzato l’errore, ma è tranquillizzante che si debba essere affidati all’intelligenza dell’ultimo Giudice? Oppure c’è un sistema che può venire contro tutti noi?” L’avvocato ha sottolineato che ogni giorno avvengono piccole cose che sistematicamente riproducono l’errore, perché non siamo in grado di reagire a questo meccanismo e perché il mondo accademico non si interroga a sufficienza su quali siano le ragioni di queste storture.
I GRANDI PROCESSI DELLA STORIA DEL PAESE, IL PROBLEMA DELLE INDAGINI PRELIMINARI
L’Avvocato Brenelli ha messo in luce le anomali processuali che hanno caratterizzato questo processo, una sorta di copione che si è ripetuto negli ultimi trent’anni, dove i PM fanno il bello e il brutto tempo a seconda di come sono predisposte le situazioni: ma allora come mai ci sono i Magistrati combattenti nel settore mafia, camorra, corruzione, terrorismo che poi portano con sé questo trend di PM che si sentono chiamati a questa guerra, anche dove non ci sono i presupposti? Questo è un fenomeno, il secondo è il fallimento del CSM che non garantisce autonomia e indipendenza, ma tira con sé il Magistrato e infine il problema degli atti. Tutto questo peggiorato dalla Cronaca giudiziaria, l’abolizione della capacità critica del giornalista, la mancata divisione delle carriere, una serie di problematiche pesanti che riguardano il nostro paese.
DA TANGENTOPOLI GIUSTIZIA E GIUSTIZIALISMO
“Chi appare colpevole e viene già dichiarato colpevole, la giustizia mediatica, senza fondamento metodologico, è il giustizialismo, non è la giustizia. Il colpevole deve essere punito.” L’avvocato Brenelli ha sottolineato che la mentalità giustizialista non è diminuita, è ben presente anche oggi. Questo sentimento di giustizialismo è generato dal fatto che la politica ha rinunciato alla sua funzione, non ha più la capacità di incidere sulla società perché si rivaluti il principio della ragionevolezza.
“Il metodo e la storia di questo personaggio, che ha avuto 24 mila intercettazioni, è scandaloso. Il costo è altissimo, perché cercavano qualcosa, erano certi che prima o poi sarebbe saltato fuori qualcosa – ha detto il dottor Beppe Facchetti – in una telefonata, qualcosa. Il 17 giugno, quando viene arrestato, è stato pochi giorni dopo aver avuto un incontro per le elezioni con Enzo Tortora.” Facchetti ha detto che dall’arresto in poi si è sentito in dovere di stargli vicino, visto che era stato eletto anche grazie alla serata passata insieme. In quanto Deputato Facchetti ha avuto una posizione di privilegio rispetto a Tortora.
“Il Corriere della Sera aveva scritto un articolo splendido in cui si parlava dei soldi di Tortora, che avrebbe speso in uno Yacht: Enzo Tortora, in carcere, era ossessionato di tutte le cose che venivano dette e scritte” infatti non era vero nulla. Enzo Tortora viene poi mandato agli arresti domiciliari e ha un passaggio in politica, nel partito Radicale di Marco Pannella.
A cura di Martina Cecco