Il caldo di Roma di questi giorni non ci spaventa.
Infondo è mattina.
Una calda mattina romana di questa metà luglio 2023.
Beatrice Picariello è più che puntuale. Anzi, è in anticipo, come lo sono io.
Ci sediamo al bar concordato per l’intervista, all’aperto.
Rimango colpito dai suoi occhi verdi, profondi, che sì, si vede che sono preferiti per ruoli drammatici che lei ama interpretare. Ma ha anche un bellissimo sorriso, che – le dico – potrebbe essere molto adatto a ruoli più brillanti e, volendo, comici.
Beatrice Picariello – che è originaria di Avellino, ma vive e lavora a Roma da quando aveva 19 anni – è un’attrice, ma non solo.
E’ una conduttrice di eventi, una ballerina, una speaker radiofonica, un’insegnante di dizione.
Incalzato dalla curiosità, le chiedo di parlarmi di lei, di come ha mosso i primi passi nel mondo artistico.
“Ho iniziato da ragazzina, a 14 anni. Ho studiato danza per sei anni e ho fatto tre anni di ginnastica artistica. Poi ho studiato recitazione a Cinecittà e frequentato numerosi workshop. Sette anni fa ho preso parte alla compagnia teatrale “La Maieutica”, fondata dalla regista e actor coach Natascia Bonacci e ho partecipato a numerosi cortometraggi, uno dei quali ha vinto anche il Festival Internazionale di Salerno. Per il resto mi occupo anche di presentazione di eventi, oltre a partecipare a sfilate di moda”.
Mi dice, fra l’altro, di essere – da un anno – diventata una speaker radiofonica, in una web radio che si chiama “Senza Filtri”. Non stento a crederlo, anzi, la sua dizione è così perfetta e la sua voce così pulita, che stavo proprio per chiederle: “Ma per caso lavori in radio?”.
“In radio conduco un programma dedicato alla danza, intitolato “Tre passi”. Intervisto principalmente coreografi, ballerini e tutti coloro i quali sono legati al mondo della danza. Iniziai rispondendo a un annuncio sui social e…mi sono ritrovata a fare la conduttrice”.
Quindi – le chiedo – il tuo è un lavoro artistico a tempo pieno?
“Sì, certo. Faccio praticamente casting tutti i giorni e sono seguita dal mio agente, Paolo Inglese”.
Mi accendo una sigaretta, vorrei fare una pausa perché sì, lo ammetto, sono uno di quelli che fa le interviste alla vecchia maniera. Con il taccuino e la penna. E forse questo mette anche un po’ di soggezione nell’interlocutore. Per quanto Beatrice, devo ammetterlo, sia assolutamente tranquilla, serena, a suo agio. Padrona di ciò che sta dicendo e, pur nei suoi trentun anni, riconosco una maturità che ho riscontrato in poche persone della sua età. Me compreso, a trentun anni.
Iniziamo, infatti, a parlare di età e Beatrice dice una frase che voglio appuntarmi: “Ogni età ha i suoi punti di forza”. Le chiedo di spiegarsi meglio, perché ha detto una cosa interessante, specie in un’epoca e in un settore – quello dello spettacolo – in cui il passare degli anni è spesso visto come un incubo.
“Più vado avanti, più passa il tempo e più sento in me maggiore consapevolezza, maggiori certezze. Più sei maturo e più hai spessore, secondo me. Ovvero hai più cose da raccontare”, mi spiega.
Passo a chiederle quali sono i ruoli, in teatro, che preferisce interpretare.
“Prevalentemente recito ruoli drammatici, ma sono affascinata anche da ruoli comici, perché il genere comico, alla fine, è comunque un genere che nasconde il dramma, ma lo fa con il sorriso. L’ironia, infondo, è usata per mostrare una forma di verità, di realtà”.
Le chiedo se, per poter iniziare la carriera di attore – oggi – occorra essere giovani. Mi risponde che no, “tutti dovrebbero almeno una volta provare a recitare. Però, intendiamoci, il talento e la voglia di recitare non basta. Occorre studiare, sapersi muovere sulla scena e per farlo occorre anche avere l’umiltà di ascoltare i consigli dei registi, degli actor coach, dei compagni di scena”.
Scopro poi che Beatrice ama cimentarsi anche nella scrittura, ma per lei non è un lavoro, ma un modo per scoprire sé stessa. “Mi piace scrivere battute, dialoghi. Ho una propensione all’immagine e una grande memoria visiva. Mi piace concentrarmi su un’immagine che mi è rimasta impressa e da questa elaborare un testo. Ma non ho mai pensato di scrivere un soggetto o una mia sceneggiatura”.
Le chiedo qual è il suo attore o attrice preferita, che è poi una domanda di rito e lei mi risponde Bette Davis, perché “versatile e adatta a interpretare ruoli spesso molto diversi fra loro”.
Infine le chiedo perché, secondo lei, in un’epoca in cui sembra esserci tanta libertà, questa, infondo, sia effimera, spesso di facciata e prevalga, invece, nei social e non solo, un certo clima di censura. Glielo chiedo in particolare perché, nella Storia, l’arte e il teatro hanno spesso veicolato messaggi sociali e di libertà di pensiero, che oggi sono per molti versi andati perduti.
“E’ vero, oggi c’è più difficoltà a dire ciò che ci pensa, anche se nel mondo del teatro c’è chi ancora veicola messaggi sociali” – mi risponde. “Nell’epoca attuale c’è spesso una mancata comprensione di ciò che c’è fra le righe e alcuni messaggi finiscono per infastidire. Inoltre, oggi, c’è molta pigrizia a livello sociale, probabilmente perché ci troviamo tutti a vivere una vita non semplice, soprattutto a livello economico. Ci troviamo quasi tutti a dover sopravvivere, più che dedicare il nostro tempo a vivere. Dovremmo anche imparare ad essere tutti più semplici e a manifestare di più il nostro senso di umanità”.
Come darti torto, Beatrice.
Spero rimarrai sempre quella che sei. Saggia, prima di tutto. Con i piedi per terra, come dimostrano le tue parole. Penso, anzi, sono convinto che il segreto del tuo successo, nel mondo artistico, sia infatti proprio questo e spero che questa intervista, magari non canonica e riportata come se fosse un racconto, ti possa portare la fortuna che meriti.
Luca Bagatin