di PIETRO PAGANINI
Risposta alla lettera con cui Valerio Zanone annuncia e giustifica il Suo ingresso nell’API, dopo il fallimento dell’esperienza PD. E’ ora di fare politica Liberale.
Sin da ragazzino, quando mi sono affacciato alla FdL (il PLI non c’era dal 1994) e a quello che restava della GLI, mi sono chiesto perchè Valerio Zanone non si impegnasse a rafforzare un soggetto politico Liberale, che fosse fisiologicamente autonomo rispetto agli schieramenti ma complementare al Centro Sinistra. Non dobbiamo infatti dimenticarci che nel 1995 la FdL partecipò alla costituzione dell’Ulivo. A questa domanda non darò mai risposta. Da un leader non mi aspetto scelte vincenti, ma scelte coraggiose, illuminanti e motivanti. L’API non è certamente scelta di un leader cha ha in testa un progetto politico Liberale.
Non entro nel merito delle scelte di Valerio Zanone, non sarei Liberale. Ma proprio da Liberale, che interpreta il Liberalismo prima di tutto come applicazione del metodo empirico alla vita sociale e politica, mi attengo ad osservare (dopo aver sollevato il problema). Mi pare che i fatti che osserviamo tutti insieme ci dimostrino inconfutabilmente, il fallimento dei Liberali nella Margherita, e ci forniscano le premesse per il fallimento dei Liberali nel PD (ad oggi) e nell’API, naturalmente. Zanone o chiunque mi dimostrino il contrario. In entrambi gli schieramenti, come fu per la Margherita, i Liberali non sono benvenuti come soggetto politico, sono accettati solo come singoli (corrente sarebbe già un buon risultato ma del tutto insufficiente), espressione di un pensiero e di una cultura politica, proprio il significato che lo Zanone attribuisce oggi a Democrazia Liberale. Contento Zanone, contento Rutelli, contenti tutti. Ne riparleremo tra qualche mese anche per l’esperienza API. E si badi bene che resto sempre pronto a riconoscere di essermi sbagliato, ne sarei persino felice se fosse per “riscossa Liberale”.
Ma andiamo al punto, Zanone definisce Democrazia Liberale “un forum di discussione fra tutti i liberali che (dal 1994) sono contrari alla destra ed al suo governo”. Premetto, e confesso, che oggi faccio fatica a distinguere tra Destra e Sinistra, e fatico a trovare un’opposizione: a parte le solite marchette dei quotidiani al “leader” di turno, dell’opposizione del Partito Democratico (non quella di Fini), intravedo solo le patetiche lotte per il (misero) potere, di politica, non dico di idee. Di queste non c’è neanche traccia. La politica è infatti altra cosa rispetto al PD di oggi. Di questo se ne sono ormai accorti, finalmente, anche i Liberali Europei, nonostante i tranelli rutelliani prima, e di qualche isterico poi, secondo cui, in Italia, i Liberali fossero nella Margherita, poi nel PD e oggi addirittura, stando ai suddetti isterici, nell’IDV, e non esistessero più come soggetto autonomo. Anche gli amici dell’ALDE (e non ADLE come i “liberalissimi” rutelliani lo chiamavano), messi da parte i “furbetti”, stanno elaborando il convincimento che forse sarebbe opportuno ridare forma ad un soggetto Liberale autonomo in Italia (per l’ELDR dobbiamo aspettare qualche pensionamento prima che questo accada).
Premessa fatta, nel 1994, quando il PLI si sciolse e lo stesso giorno prese vita la FDL ( dovendo per questo essere riammessa nella Liberal International e nell’ELDR) lo Zanone non c’era ( era uscito dal PLI nella primavera dell’anno prima) né faceva parte di organismi Liberali. Entrò nella FDL l’anno dopo, nel febbraio del 1995 per uscirne dieci anni dopo nel 2005, per la Margherita (che, come ho detto prima, mai ha voluto una qualsiasi organizzazione Liberale). E’ la FdL che ininterrottamente dal 1994 ha sempre fatto l’opposizione a Berlusconi, che nel 2006 ha contribuito in modo determinante, con decine di migliaia di mail, alla vittoria per 24.600 voti (nonostante la Margherita avesse respinto la richiesta FDL, avanzata formalmente anche da Fassino, di lista liberale nella coalizione Unione con il motivo che i liberali erano già rappresentati), che da anni, almeno da 5, ha denunciato i motivi per cui le farneticazioni contro le distinzioni politiche (tra cui i Liberali) avrebbero fatto solo un favore a Berlusconi. Che dal dicembre 2007 è in causa con la PDL, che nel 2009 ha promosso il Comitato Batti il Referendum contro la dissennata iniziativa Guzzetta appoggiata dal margheritino Franceschini e che tuttoggi continua in un’opposizione a Berlusconi per il suo non essere liberale, non perché esiste. La stessa FdL che, su esplicita richiesta dei vertici romani del PD, avrebbe dovuto organizzare una lista in Piemonte a sostegno del candidato PD. Non è successo, chiedete agli interessati per avere una spiegazione.
Zanone ha ragione quando afferma che i Liberali vogliono unirsi ma si dividono già sul come unirsi. Le ragioni che potrei addurre sono molteplici. Ma forse, su e tra tutte, c’è che alcuni Liberali non hanno mai più creduto in un soggetto autonomo, chi per calcolo, chi per interesse, chi annebbiato da analisi storiche strampalate.
Non voglio aspettare che in diversi si ritirino a vita privata, per rinforzare un soggetto autonomo Liberale. Sarebbe troppo tardi, perchè allora, quel poco di Liberalismo che abbiamo in Italia sparirebbe. A loro, ho già lanciato un appello: dedicatevi a rafforzare un soggetto politico Liberale autonomo. Lo ripeto, forse per l’ultima volta, anche a Zanone. Non far si che il Liberalismo politico si annacqui, come è successo durante gli ultimi 16 anni, e scompaia a breve. Prendiamo coraggio e diamo vita alla politica Liberale. Questo non può succedere nè nel PD, nè nell’API, nè tanto meno, nel PdL. Oggi restano due organizzazioni Liberali autonome, ia FdL e il PLI. Per qualcuno sono due cadaveri, forse a ragione, ma per colpa nostra, di tutti noi, gli stessi che poi sorridono arroganti quando se ne parla. Per me sono due soggetti che, andando oltre come stiamo cercando di fare come giovani, possono rappresentare l’inizio di un nuovo corso.
Nick Clegg non è il risultato delle pagliacciate veltroniane. Egli è l’espressione rinnovata della tradizione Liberale britannica. Una tradizione da sempre autonoma che ha saputo resistere e lottare per decenni. Poco, purtroppo, di quella tradizione, resta anche in Italia, sta a noi, caro Zanone, a tutti noi, ridarle spirito. Il futuro Clegg può venire solo da lì. Oggi dovremmo parlare di Clegg, e invece perdiamo tempo con l’API, e con il Liberal PD. Quanto tempo abbiamo perso in 15 anni, caro Valerio. Contento tu, contenti tutti; ma poi non lamentiamoci del decadimento berlusconiano. Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa.
Per chi lo volesse, per chi volesse fare il Liberale per davvero, il percorso è ben segnato, sta a noi intraprenderlo, con coraggio. La vita è troppo breve per sciuparla in disegni mediocri. Seguiamo il nostro talento, quello di fare i Liberali, non sprechiamolo.