Nel meeting via zoom di lunedì 24 luglio, per la 231esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro “Per Dio e per il profitto. Banche e finanza al servizio del bene comune e sociale”, pubblicato da Edizioni Cantagalli, insieme a Samuel Gregg (Distinguished Fellow presso l’American Institute for Economic Research), Sergio Belardinelli (Professore di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università di Bologna), Markus Krienke (Professore di Filosofia moderna ed Etica sociale presso la Facoltà di Teologia di Lugano) e Riccardo Gotti Tedeschi (Avvocato).
Ricchezza ed eterogeneità, il pensiero liberale è principalmente individuo libero. Tra le diverse scuole, nella loro varietà. Oggi presentiamo un volume con ospiti nuovi e ospiti abitudinari.
CATTOLICESIMO E RICCHEZZA POSSONO ANDARE D’ACCORDO
“Questo libro è uscito qualche mese fa in una collana meritoria diretta da Sergio Belardinelli. Noi crediamo che il pensiero cattolico e il pensiero liberale siano concordi, a differenza di quanto sostengono alcune parti religiose. Molti sono convinti che il liberalismo sia anticlericale, invece sono molti i pensatori liberali che hanno una fortissima connotazione cattolica. In un certo senso il cattolicesimo ha la persona umana al centro dell’attenzione, il liberalismo ha al cuore l’individuo. Il libro in questione ha contenuti che parlano di idee ottime economicamente, eticamente e moralmente parlando. Cerca anche, in qualche modo, di difendere la finanza. Smontando uno a uno i miti negativi che sono intorno alla ricchezza, al risparmio.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la serata spiegando i contenuti del libro, che difende chi si dedica all’economia e al denaro. Anche chi fosse cattolico non può pensare che la finanza e lo Stato siano assenti, ma crede anche che non sia giusto invadere eccessivamente lo spazio del singolo.
UN LIBRO DA DONARE AI SEMINARI
“L’autore – nel volume – spiega che finanza e credito sono stati oggetto di attenzione da parte dei pensatori cattolici, spiega questioni note e meno note che vale la pensa ascoltare.”
ELEMENTI CAPITALISTICI A PARTIRE DAL PENSIERO DEI FRANCESCANI MEDIEVALI
“Una lettura istruttiva, arricchente e bella perché la tematica non era nuova, non è la prima volta che ci occupiamo di etica, economia e finanza, ma anche perché ho approfondito studi sulle strutture del capitalismo che si sviluppano a partire dal medioevo e dal pensiero francescano. Il bello di queto libro di Samuel Gregg non si limita a questo, ma inserisce molti altri nomi e altre culture. Ricorrono autori, specialmente dal Medioevo, San Tommaso, Antonino da Firenze, che sono precursori del capitalismo.”
Il professor Markus Krienke ha introdotto la prospettiva storica di questo libro che, a partire dal XII secolo, si concentra sulla finanza come disciplina a se stante. La banca e l’interesse, che all’epoca erano prevalentemente attenzione degli usurai, cambiano il ruolo: il denaro diventa un soggetto che genera ricchezza, mentre fino a quel momento era solamente una valuta di cambio per guadagnare tempo, sicurezza, in un’economia di baratto. Le autorità che vietavano di rilevare interesse erano le tradizioni greche aristoteliche, le tradizioni stoiche, il cristianesimo medievale, che prendeva il denaro per il tempo, usurpando il governo del tempo a Dio.
“Il Magistero del primo millennio ha condannato quindi interessi e usura, perché non era stato consolidato dalle autorità. Nella Bibbia, infine, in vari luoghi, vi sono delle affermazioni contrastanti: dalla parabola dei Talenti, ad altri luoghi dove non si parla di interessi di fronte al prestito. Questa visione è stata predominante fino al III/IV Concilio Lateranense.”
IL DANARO E’ UNO DEI MEZZI SOCIALI PER LA BUONA CONVIVENZA NELLA CITTA’
“Taluni autori hanno cominciato nel XIII secolo ad occuparsi della finanza: vi sono varie dinamiche e tendenze in atto che cambiano il modo di vedere le cose; i mercanti creano dinamiche nelle città, dove si collocano i nuovi ordini religiosi, in un periodo in cui – lo stesso monachesimo – uscendo dalla logica Benedettina fuori dalla città, entra nelle città. L’idea è che il denaro poteva essere utilizzato per uno scopo positivo, per aiutare i poveri. Nascono in questo modo i primi studi, gli elementi del sistema economico che poi sarà definito capitalismo, come ha detto Schumpeter.”
FINO AL XIX E AL XX SECOLO
“Questa attenzione sui mezzi consente di stabilire uno sguardo scientifico, dando attenzione e valorizzando in questo modo l’interesse, che dinamizza la realtà economica, facendo sì che tutta la realtà del mondo si differenzia da una visione unica. Ha luogo per motivi cristiani, ma si differenzia per gli stessi motivi, arrivando al concetto di secolarizzazione, allo sviluppo dell’idea liberale della civiltà. Questo è il presupposto teoretico dello studio e dell’analisi dell’autore.”
IL DENARO AL NETTO DEI RIDUTTIVISMI
“Nella parte finale del libro ci si riconcilia con il danaro come lo vedeva Lutero, cioè nella vocazione come professione (beruf), nel mondo della finanza come lavoro non speculativo fine a se stesso. Sono in realtà pochi i teologi che si occupano delle questioni finanziarie.”
QUESTO LIBRO E’ UNO STRUMENTO PREZIOSO
“Come direttore di collana ringrazio il traduttore Nicola Iannello ed Ettore Gotti Tedeschi per la prefazione. L’argomento della finanza, in quella brevissima introduzione, arriva subito a mettere in luce il cuore del problema: se la vita non ha senso, perché dovrebbe averlo la finanza? La finanza non è la causa principale di tutti i mali, perché il tempo nel quale siamo ha problemi molto più consistenti e più gravi che sono la causa della cattiva comprensione anche della realtà economica.” Sergio Belardinelli non ha parlato della questione tecnico storica, ma ha proposto una recensione incentrata sul ruolo del cattolico di fronte alla questione, la visione complessiva della realtà, della virtù degli uomini, ragionando in chiave oggettiva: la finanza è uno strumento e il cattolico è doppiamente chiamato a ragionare su cosa fa, a cosa serve, perché la finanza non diventi fine a se stessa, perdendo il senso stesso della loro utilità, ovvero per gli uomini.
LA VALORIZZAZIONE DELLE FINANZA E DEL RISCHIO COME INDICE DI LIBERTA’
“Che ci sia ancora qualcuno che non disdegna inquadrare i discorsi in una visione metafisica dell’uomo e della storia, questo è molto confortante. Io sono molto grato a Greg per questo.” Ha detto. “C’è un punto che a me ha colpito, in particolare, nella mia prospettiva, quello che emerge come una delle cause del nostro disprezzo per la finanza; credo che per noi liberali sia un tema importante perché, a più riprese, nel libro, si riprende la nozione del rischio. Essa è una delle principali cause della diffidenza che abbiamo nei confronti della finanza. Non bisogna temere i rischi, perché fanno parte della nostra vita. Per un liberale è scontato che i rischi fanno parte della libertà. La libertà è sempre rischiosa. Ma se teniamo conto della nostra libertà possiamo includere anche il rischio di una operazione finanziaria riconducendolo a ciò che è la vita dell’uomo, incardinata sull’incertezza. In una prospettiva del genere correre dei rischi diventa un segno di adesione piena a questo senso di umanità.”
IL CONSEGUIMENTO PIU’ PIENO DELLA PERFEZIONE: IL DENARO E LA SUA BONTARIETA’
“Un altro aspetto mi ha colpito molto di questo libro: il capitolo sul bene comune. Greg cita la definizione dei testi Conciliari del Vaticano II. Si tiene alla larga dal costruttivismo sociale, si tiene alla larga dalla definizione di perfezione per definizione. Enfatizza il fatto che in una società iper complessa, come la nostra, differenziata, pensare che ci sia ancora un sistema sociale, morale, religioso, politico, economico per tenere insieme la società conferendole qualcosa che la faccia sentire migliore, coesa, etc.. è pura astrazione. La bussola è l’individuo.”
IL GIUDIZIO MORALE E IL RETTO GIUDIZIO NON SONO LA STESSA COSA
“Questo è un libro che, per un cattolico liberale, dà fiducia. Essere cattolico è una scelta di libertà dove ci poniamo una domanda per scegliere tra il bene e il male, per cui non è possibile non pensarsi cattolici e liberali.” L’avvocato Riccardo Gotti Tedeschi ha toccato un punto delicato: la tendenza ad applicare e giudicare fatti complessi con un moralismo di superficie che non approfondisce i fatti nella loro essenza. Va conosciuta la realtà dei fatti, il giudizio senza competenza crea confusione.
“Nel libro si parla di vendita al ribasso in un mercato azionario, la short selling, che consiste nel comprare o vendere in attesa della calmierazione di un titolo.” L’operazione ha il vantaggio di tamponare i momenti di contrazione del mercato, creando una sorta di manovra ponte per evitare perdite.
L’idea del libro è che la finanza sia spesso utilizzata male per ignoranza, incompetenza, speculazione ideologica. Sono queste tre questioni dei fatti innaturali, che non sono parte dello strumento, ma che sfruttano la potenzialità dello strumento per ottenere altro.
L’UOMO POSSIEDE SOLO CIO’ DI CUI PUO’ FARE A MENO
“Greg ci dice che il nostro pensiero affonda le radici in Clemente di Alessandria, in pensatori e personaggi del passato. Questo libro non cade mai in una prognosi apocalittica.” In questo momento condividiamo pensieri nobili e siamo chiesa, ha detto Gotti Tedeschi. L’invito ai sacerdoti ad approfondire questi argomenti, non è affatto secondario. I toni del libro sono anche a tratti molto leggeri, per cui si può utilizzare come manuale. Fa leva sulla responsabilità dell’individuo e quindi sulla libertà e viceversa.
“Bisogna, poi, che la finanza in quanto tale, nelle necessariamente rinnovate strutture e modalità di funzionamento dopo il suo cattivo utilizzo che ha danneggiato l’economia reale, ritorni ad essere uno strumento finalizzato alla miglior produzione di ricchezza ed allo sviluppo. Tutta l’economia e tutta la finanza, non solo alcuni loro segmenti, devono, in quanto strumenti, essere utilizzati in modo etico così da creare le condizioni adeguate per lo sviluppo dell’uomo e dei popoli. È certamente utile, e in talune circostanze indispensabile, dar vita a iniziative finanziarie nelle quali la dimensione umanitaria sia dominante.” Benedetto II
SECONDO IL CATTOLICO MEDIO PERO’ LA FINANZA E’ SEMPRE UN MOSTRO
“Il mondo cattolico là fuori, però, la pensa in modo diverso – ha detto il giornalista Stefano Magni – ci sono diocesi, parrocchie, centri culturali, professori cattolici, che ritengono il profitto stesso un bene speculativo di egoismo. Il profitto, per il cattolico medio militante o insegnante, è frutto di egoismo. Per costoro la finanza è una bestia nera. Anche il cattolico favorevole al libero mercato è costretto a fare dei distinguo, ad esempio tra economia reale e economia finanziaria. Persino tra i cattolici più sani, che notano come lo stato prelevi oltre la metà del profitto alla produzione, incolpa comunque di questo la finanza.”
L’ESEMPIO DI BERNARDINO DA FELTRE FONDATORE DEI MONTI DI PIETA’
Con questa domanda il giornalista ha aperto un capitolo di discussione a cui i relatori hanno risposto cercando di fare dei distinguo e mettendo in rilievo i momenti e i pensatori che hanno concorso a cambiare in parte questo tipo di visione. Il Beato fondò i Monti di Pietà, l’istituto che avrebbe prestato denaro ai poveri ad interesse zero e agli imprenditori a bassissimo irrilevante interesse.
Di Martina Cecco