Nella 223esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Luigi Einaudi “Lo scrittoio del Presidente”, pubblicato da Einaudi editore, insieme a Domenico Siniscalco (Presidente della Fondazione Luigi Einaudi di Torino), Paolo Soddu (Professore di Storia contemporanea all’Università di Torino) e Giulio Salerno (Professore di Istituzioni di Diritto pubblico all’Università degli Studi di Macerata).
“Luigi Einaudi era un gigante del pensiero e delle istituzioni, che ha svolto ruoli importantissimi per l’Italia, uno dei suoi motti principali era conoscere per deliberare, ovvero fare delle indagini sul campo prima di esprimere delle opinioni. In questo volume che presentiamo questa sera del 1956 vi sono scritti politici che affrontano molte diverse tematiche che ci daranno idea della ricchezza del pensiero dell’autore. E’ stato un pensatore che si è occupato davvero di tantissime cose: difesa, tributi, politica estera, lotte sindacali.” Il presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha presentato Einaudi come uno dei più grandi pensatori liberali classici, che ha prestato opera anche nel campo dei diritti sindacali, un politico e un uomo delle istituzioni di cui ci sarebbe un disperato bisogno anche oggi.
“I tre ospiti di eccezione di oggi non sono mai stati a Lodi Liberale”.
EINAUDI E MENICHELLA
“Einaudi era un uomo pratico, molto inserito nel dibattito politico-economico del suo tempo; l’Italia grazie a Einaudi pone le basi per lo sviluppo della nazione, nel 1946 la spesa pubblica era coperta solamente per il16% dalle entrate, non c’era il problema del disavanzo che all’epoca era enorme, l’inflazione era al 388% e la situazione era arretrata, l’Italia era forte solamente in agricoltura, il che la metteva fuori dai giochi. Egli, in modo accorto si mette insieme alla politica monetaria del periodo.” Il professor Siniscalco ha spiegato che di fatto c’è una politica di stabilizzazione in quel periodo, che si basa sull’equilibrio di bilancio e che va a braccetto con la politica monetaria del periodo.
NOMINATO AL QUIRINALE DOPO AVER RISANATO L’ECONOMIA ITALIANA
“Secondo molti esperti la stabilizzazione di Einaudi è stata eccessiva ed ha causato una contrazione nella crescita, al contrario questa politica einaudiana si è rivelata essere stata davvero preziosa: ha trasformato l’Italia da paese arretrato a paese forte.”
POCHISSIMI VIZI E MOLTE VIRTU’
“Einaudi a mio avviso – ha detto il professor Paolo Soddu – fece un’esperienza che fu unica in quel periodo, che gli consentì di comprendere la necessità di accompagnare la democrazia a uno spirito liberale. Dal 1943, dop oi 45 giorni dopo la nomina di Rettore all’Università di Torino, impronta le sue riflessioni sulle necessità di riconoscere al sistema democratico le basi necessarie liberali.”
“Einaudi concorre alla costruzione di un sistema democratico che rappresenta le persone a prescindere dal nostro presente e cercano di contenere gli elementi fondanti di una coabitazione plurale; questo è uno dei motivi per cui egli nel 1948 viene scelto come Presidente della Repubblica pur non essendo in partenza lui, l’uomo di punta di Degasperi. Einaudi aveva votato perla monarchia nel Referendum del 1946, ma subito dopo il risultato elettorale si associa al Sistema Repubblicano.”
“Ebbe un ruolo decisivo nella fondazione della Presidenza della Repubblica: questo avvenne immediatamente e questo libro che fu pubblicato nel 1956 e in cui troviamo messaggi, lettere e confidenze che faceva nel Parlamento, atti che compila, costituiscono appunto la capacità di pensare alla Presidenza della Repubblica come elemento di sintesi del sistema politico del paese.”
LIBERALISMO E CATTOLICESIMO
“Liberalismo e cattolicesimo non si contraddicono, in qualche modo la centralità della persona viene valorizzata dal pensiero cattolico, da cui una dinamica che, ad oggi, vede anche militarmente il federalismo europeo avere la meglio.” Maggi ha fatto un confronto tra l’Europa agognata e quella realizzata.
EINAUDI E LA SUA SACRALITA’
“Einaudi fu chiamato ad interpretare le norme Costituzionali nuove, seppure egli affronti la sfida in un modo particolare, compie un’operazione di pubblicistica che in seguito non viene più sperimentata da altri, compie una serie di operazioni, missive.” Il professor Giulio Salerno ha evidenziato che Einaudi non ha poi continuato a relazionare relativamente alle cariche, da capo dello Stato.
“La figura del Capo dello Stato è stata disegnata dai Padri costituenti puntando a fare in modo che non ci fossero delle imposizioni sul modello della Monarchia Costituzionale. In ogni caso la Costituzione dota il Capo dello Stato di un forte strumentario. Comincia a sviluppare la teoria della pluralità della controfirma degli atti dello Stato che, costituzionalmente parlando, è molto moderna.
“Einaudi inizia a costituire una serie di relazioni di potere dove il compito sostanziale viene in mano al capo dello stato, tra questi documenti dello scrittoio vi è anche la parte relativa alla salvaguardia delle norme in difesa delle attività del Capo dello Stato. La sua funzione era opposta a quella che è seguita negli ultimi tempi, da Sandro Pertini in poi. I suoi interventi sono a tutto campo e dimostrano fin da subito il ruolo centrale della Presidenza della Repubblica nell’esercizio del potere nazionale.”
L’INTERVENTO DELLO STATO E’NECESSARIO OGNI QUAL VOLTA IL PRIVATO ANDREBBE A DANNO DELLA COLLETTIVITA’
“Fin dalla sua prima affermazione, in cui ricorda che si era espresso in favore della monarchia, aderendo pienamente in seguito, fa menzione in alcuni passaggi dei principi del liberalismo: allontanarsi dal Parlamento significa allontanarsi dal potere centrale pubblico; afferma che ci sono due principi solenni nella costituzione, il primo è garantire la libertà della persona contro l’onnipotenza dello stato e la prepotenza del privati. Il secondo principio solenne è quello dell’uguaglianza maggiore possibile dei punti di partenza qualsivoglia la diversità tra gli individui fin dalla nascita. Riconosce l’unità del paese come valore che deve essere difeso oltre tutto il resto; troviamo infine il ruolo dell’Italia nel consesso europeo.”
“Individua 4 principi: la grandezza morale, la libera vita civile, la giustizia sociale e la prosperità materiale.”
Il suo messaggio non è un programma di Governo del Capo dello Stato, è invece proprio una indicazione dei principi fondamentali dell’Italia uscita dalla Costituente.
“Secondo Einaudi e leggi che sono fatte in modo censorio spingono gli elettori a cambiare la propria posizione politica.
“Secondo Einaudi l’Europa avrebbe avuto un senso se prima fosse passata la teoria politica. Egli afferma molto chiaramente che, al Capo dello Stato, non spetta influire e condizionare la politica del Governo.”
Il professor Giulio Salerno ha spiegato la posizione di Einaudi in merito alla differenza tra il ruolo del pubblico e del privato nelle ricadute di costi e servizi sulla collettività: in realtà è importante notare che quello che in seguito accade ai Parlamenti è proprio di restare nel solco del pensiero einaudiano, relativamente alla congruenza tra le linee di indirizzo presidenziali e le scelte parlamentari.
Il professor Giulio Salerno ha sottolineato come Einaudi, tra tutti i presidenti, sia uno dei più autorevoli, proprio anche grazie al suo carattere e alla capacità di collegarsi ai poteri sia interni che esterni al paese, con le personalità più importanti che si presentavano anche a livello internazionale, questo è stato molto importante. L’elezione dei capi dello Stato è un momento importante per la nazione e questo evento deve essere basato anche sulla capacità di mantenere rapporti con le cancellerie straniere: in questo caso si è verificata una eccezionale coincidenza perché Einaudi era una persona davvero inattaccabile anche dal punto di vista dei comportamenti privati. Modesto e competente, fornito di molteplici virtù private che hanno reso importante il suo ruolo.
Martina Cecco