Il Presidente socialista brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva è in visita in Cina e conta di rafforzare i rapporti economici con quest’ultima.
Entrambi i Paesi, peraltro, sono componenti del gruppo dei BRICS, assieme a Russia, India e Sudafrica.
Il Brasile è il maggior esportatore in Cina di prodotti quali soia, carne bovina, ferro, pollame, canna da zucchero, cotone e petrolio e – in questi giorni – i due Paesi dovrebbero firmare almeno venti accordi bilaterali.
Lula parteciperà, inoltre, all’insediamento di Dilma Rousseff, ex Presidentessa socialista del Brasile, la quale assumerà la guida della Nuova Banca di Sviluppo, istituita dai BRICS nel 2014 quale alternativa al Fondo Monetario Internazionale e alla Banca Mondiale.
L’obiettivo che lo stesso Lula si è posto è quello di “Liberare le economie emergenti dalla sottomissione alle istituzioni finanziarie tradizionali” e, in proposito, il Presidente brasiliano si è posto il seguente quesito: “Mi chiedo ogni notte: perché tutti i Paesi sono obbligati ad utilizzare il dollaro per gli scambi commerciali? Perché non possiamo usare le nostre valute? Perché non ci impegnamo per innovare?”.
Lula si è posto, dunque, l’obiettivo di far tornare il Brasile protagonista della geopolitica internazionale e di uscire dall’isolamento nel quale il suo predecessore di estrema destra, Bolsonaro, aveva relegato il Paese.
Relativamente al conflitto russo-ucraino, anche Lula, come il Presidente cinese Xi Jinping ritiene necessaria la mediazione. In tal senso, anche il Brasile, ha evitato qualsiasi forma di imposizione di sanzioni alla Russia e ha suggerito a Kiev di rinunciare a rivendicare la Crimea, già annessa alla Russia nel 2014.
Il ruolo del Brasile socialista di Lula, come quello della Cina, è dunque volto alla ricerca del dialogo, della pace, della stabilità e della cooperazione internazionale.
Luca Bagatin