Universita’ in una societa’ liberale

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La spina dorsale di una societa’ liberale e’ la concorrenza.

di GS

Concorrenza tra prodotti o tra servizi, per fare si’ che sia il cittadino a scegliere la migliore offerta, in piena liberta’. Lo Stato non dovrebbe distribuire etichette di “qualita’”, ma dovrebbe piuttosto lasciare all’individuo il giudizio finale. Allo stesso modo, lo Stato dovrebbe assicurare una corretta e libera concorrenza, evitando di appiattire le offerte ad un solo livello di semplice idoneita’.

Esempio, l’universita’.

L’universita’ e’ un servizio che offre istruzione. Attualmente, tutte le universita’ italiane, pubbliche o private, piccole o grandi, con docenti in gamba o con docenti fannulloni, rilasciano una laurea che e’ sulla carta uguale per tutte. Letteralmente. Cioe’ lo Stato dichiara proprio che per legge ogni laurea e’ uguale ad un’altra. E’ quello che si chiama il “valore legale del tiolo di studio”. Se c’e’ un concorso pubblico dove uno dei titoli richiesti e’ la laurea, poco importa se questa e’ stata ottenuta nel migliore ateneo italiano o in un oscuro distaccamento ignoto ai piu’. Sempre come laurea conta.

Naturalmente questo non e’ vero nel mercato del lavoro privato, dove quando ti presenti al colloquio di lavoro l’universita’ dove hai conseguito la laurea conta, eccome.

Dal momento pero’ che molto del mercato del lavoro ruota attorno al pubblico, specie in certe materie che sfociano nell’insegnamento o nella ricerca, questo appiattire la laurea ad un semplice “pezzo di carta” uguale per tutti fa male all’universita’. Fa male, perche’ elimina la concorrenza tra gli atenei. Proprio per questo motivo l’eliminazione del valore legale del titolo di studio e’ sempre stato un cavallo di battaglia dei liberali italiani, a partire credo da Cavour…

Rimosso questo ostacolo artificiale, le universita’ si troverebbero in concorrenza per attirare studenti (e dunque rette). Per vincere questa concorrenza si preoccuperebbero non solo di avere le infrastrutture adeguate ma anche di poter offrire i servizi di un corpo docenti di qualita’. Sarebbe dunque loro interesse tagliare i rami secchi, per cosi’ dire, e al tempo stesso cercare di attirare i professori migliori.

Meritocrazia nella scelta di professori e ricercatori, dunque, piuttosto che clientelismo e menefreghismo verso gli studenti.

In effetti questo e’ quello che succede ad esempio negli Stati Uniti, dove la concorrenza tra universita’, sia pubbliche che private, e’ a dir poco feroce. Combattuta a suon di premi Nobel, per intenderci.

E’ troppo chiedere di applicare questa norma liberale alle universita’ italiane? Se ne parla, ma poi non lo si fa. Perche’? Forse proprio perche’ la lobby di quei docenti che verrebbero spazzati via dalla sera alla mattina si oppone.

Il Ministro Gelmini avra’ senza dubbio i suoi difetti, come tutti noi. Sembra pero’ abbondare in una rara caratteristica umana: la perseveranza. Non e’ facile intimorire o distrarre la Gelmini, questo e’ chiaro. Sarebbe dunque ora che qualche liberale nel Governo o nelle sue vicinanze bisbigliasse nelle orecchie del Ministro le parole magiche per la sua prossima battaglia: “eliminare il valore legale del titolo di studio”.

Ditemi voi

fonte: Orizzonte Liberale

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