Silvio Berlusconi: leader alternativo alla pseudo-sinistra e critico verso la destra

0
616
CALCIO: SERIE A MILAN INTER

Lo stato di salute di Berlusconi è in costante miglioramento e me ne rallegro.

Berlusconi è e rimane un protagonista della scena politica mondiale e per varie ragioni, che vanno elencate e sottolineate anche da chi, come me, non ha mai votato il suo schieramento politico, ma non ha nemmeno mai votato la pseudo-sinistra che gli si contrappone.

Quando Silvio Berlusconi, annunciò, quel 26 gennaio 1994, la sua cosiddetta “discesa in campo”, mettendo in piedi un nuovo partito di centro – Forza Italia – in pochi avrebbero probabilmente scommesso che avrebbe messo i bastoni fra le ruote a quella pseudo-sinistra catto e post-comunista radical-chic, che, dalle ceneri del vero e unico centro-sinistra che l’Italia abbia mai avuto (guidato da socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici), aveva pensato di vincere a man bassa.

Berlusconi, strutturando sì il suo partito in modo verticistico, ma allo stesso tempo cercando di unire e recuperare i consensi di socialisti, democristiani, repubblicani, liberali e socialdemocratici – abbattuti dal golpe mediatico-giudiziario che Bettino Craxi battezzò “Falsa rivoluzione” e i media “Tangentopoli”, si accingeva ad evitare che il Paese cadesse nelle mani di quei poteri forti che Bettino Craxi aveva sempre tentato di arginare.

E sì, Berlusconi lo fece sdoganando partiti impresentabili come il MSI e la Lega Nord, che pur avevano cavalcato l’onda anti-democratica contro il Pentapartito.

Sdoganò la destra più per calcolo e vantaggio politico che per altro. Ma cercò sempre di tenerla a bada.

Il suo scopo fu quello di lanciare una battaglia anti-burocratica e anti-statalista, ma allo stesso tempo aumentò le pensioni minime, abolì l’ICI sulla prima casa e la tassa di successione, introdusse bonus per i ceti meno abbienti, attuando così misure in favore della terza età e dei ceti medio-bassi.

Proposte, peraltro, quella sulle pensioni e sull’abolizione dell’ICI, promosse già da Rifondazione Comunista guidata da Bertinotti e Cossutta, verso la quale e verso i quali Berlusconi nutrì sempre rispetto e talvolta sintonia.

In realtà, il suo “anticomunismo” fu più di facciata che di sostanza.

Un “anticomunismo” che suonava più come slogan ed era rivolto direttamente al PDS-DS (poi PD), che aveva contribuito alla fine politica di Bettino Craxi. Un PDS-DS che in politica estera finì per appiattirsi all’atlantismo più estremo e che in politica interna promuoveva un’Unione Europea oligarchica, fatta di privatizzazioni e liberalizzazioni e rigorismo economico.

Ricordo che in un’intervista, Berlusconi, si definì un “liberale di sinistra”. E molto probabilmente lo era.

E questi aspetti furono compresi da quegli intellettuali marxisti come Lucio Colletti, già partigiano antifascista del Partito d’Azione e successivamente comunista revisionista, socialista autogestionario e, infine, deputato di Forza Italia dal 1996 al 2001.

Berlusconi, in sostanza, riuscendoci o meno sino in fondo, tentò di ricostituire una sorta di nuovo centro-sinistra, aperto alla destra perché opposta a una pseudo-sinistra radical-chic e in dialogo con i nuovi socialisti di Gianni De Michelis, una delle menti più brillanti del Partito Socialista Italiano di Bettino Craxi e con il Partito Repubblicano Italiano, ovvero con quella parte di sinistra che non si era piegata al PDS-DS.

Silvio Berlusconi, inoltre, investì politicamente molto nelle relazioni internazionali. Forse più che in politica interna.

Questo lo portò ad avere ottimi rapporti personali con tutti i grandi leader del mondo. A dialogare amichevolmente con Hugo Chavez e Mu’Ammar Gheddafi e a mettere pace fra Bush e Putin.

Come peraltro ricorda Fabrizio Cicchitto nel suo “Storia di Forza Italia” (edito da Rubettino), Berlusconi, pur non riuscendoci, tentò persino di convincere Bush a evitare il suo secondo intervento in Iraq, dimostrandosi uomo di dialogo e di pace, come peraltro lo furono i Ministri degli Esteri della cosiddetta Prima Repubblica, come Andreotti e il già citato De Michelis, che ebbi l’onore di conoscere personalmente.

Tutto ciò non poteva che spiacere tanto ad alcuni suoi alleati quanto ai poteri forti di USA e UE, che faranno in ogni modo pressione affinché egli mollasse il colpo, agitando lo spauracchio dello “spread”, sino ad allora mai agitato da nessuno.

Con il governo Monti, del 2011, infatti, Berlusconi inizierà pian piano il suo declino.

Complice l’avanzare dell’età, l’uso politico della giustizia nei suoi confronti – mai mancato sin dalla sua discesa in campo – e anche il fatto che le sue promesse di governo non saranno sempre attuate nei fatti, negli ultimi anni Berlusconi finì un po’ ai margini della politica.

Ma rimase sempre lucido e l’uomo di pace di un tempo, al punto di dire la verità sul conflitto russo-ucraino, comprendendo anche le ragioni dei russi in Donbass e affermando che, fosse stato per lui, a differenza della Meloni, non avrebbe incontrato Zelensky.

Egli affermò, nel febbraio 2023: “Io a parlare con Zelensky se fossi stato il Presidente del Consiglio non ci sarei mai andato perché come sapete stiamo assistendo alla devastazione del suo Paese e alla strage dei suoi soldati e dei suoi civili: bastava che cessasse di attaccare le due repubbliche autonome del Donbass e questo non sarebbe avvenuto, quindi giudico, molto, molto, molto negativamente il comportamento di questo signore”.

A Berlusconi in molti devono molto o tutto della loro carriera politica. Senza di lui il partito della Meloni probabilmente sarebbe ancora ai margini e così quello di Salvini. E, vista l’inconsistenza delle proposte politiche e l’incoerenza di queste due forze, probabilmente sarebbe anche stato molto meglio.

Forse il vero problema di Berlusconi è stato proprio quello di lasciarsi prendere troppo la mano dalla destra e non prenderne abbastanza le distanze. E di fidarsi troppo di alcuni suoi sodali…che finiranno per tradirlo e per salire su altri carri politici, magari oggi più “vincenti”.

In generale penso che la storia politica di Berlusconi (al netto dei pregiudizi, che personalmente non ho mai avuto), abbia dimostrato due cose: che per essere potenti non occorre necessariamente essere ricchi; che, pur avendo avuto la maggioranza dei voti per molti anni, Berlusconi non ha mai avuto il coraggio di imporre davvero sino in fondo la sua visione delle cose.

Probabilmente temeva di fare la fine di Bettino Craxi, che fu un po’ la fine di Napoleone esiliato all’Isola di Sant’Elena, sconfitto definitivamente da quella Santa Alleanza che poi sono i poteri forti di sempre, che vogliono un mantenimento di uno status quo che garantisca loro di permanere al potere.

Tornando al ragionamento precedente, vi è da dire che i veri potenti, da tempo, non sono certo i Berlusconi e quasi sempre non scendono in politica.

Pensiamo a Bill Gates, Elon Musk o Zukerberg (e tutte le società tecnologiche e delle telecomunicazioni). Sono potenti perché tutti noi abbiamo loro dato il potere di gestire non solo i nostri dati, ma anche l’intero settore delle telecomunicazioni.

Berlusconi, al loro confronto, ma anche un Trump, non contano praticamente nulla.

Così come costoro contavano ben poco quando erano al governo, a confronto con tutto l’apparato politico internazionale.

Chi conta davvero ha necessità di essere al governo per decenni – senza condizionamenti – e soprattutto deve avere il coraggio di imporre la sua visione.

A Berlusconi è mancata la prima occasione e non ha imposto la seconda.

Questi gli aspetti che, ahimè, gli andrebbero rimproverati.

Infine, non ha gettato le basi per una successione politica, ma, vista la qualità del personale politico degli ultimi decenni…la scelta di una successione era e rimane pressoché impossibile.

Silvio Berlusconi, ultimo politico di razza della sua generazione, se dovesse ritirarsi o scomparire dalla scena politica, mancherà ad ogni modo e sotto molti punti di vista.

Dovrebbe mancare in particolare a coloro i quali sono davvero di sinistra, socialisti o comunisti che siano, che da tempo hanno aperto gli occhi e compreso come il caravanserraglio PCI-PDS-DS-PD e associati (i vari Cinque Stelle, sedicenti ambientalisti, sedicenti socialisti, boniniani, calendiani, renziani…) non siano mai stati di sinistra, ma sempre dalla parte dei poteri forti eurocentrici e atlantici.

E dovrebbe mancare a tutti perché, senza di lui, si sono aperte le porte al melonismo, che è inconsistenza e incoerenza allo stato puro, mentre lo stesso Berlusconi ha più volte – e giustamente – criticato l’azione della Meloni e l’ha giudicata negativamente.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

SHARE
precedentePopolo di Loris Zanatta
successivo“Perché l’Italia spreca i suoi talenti e decresce?” La risposta a Lodi Liberale
Nato a Roma nel 1979, è blogger dal 2004 (www.amoreeliberta.blogspot.it). Dal 2000 collabora e ha collaborato con diverse riviste di cultura risorgimentale, esoterica e socialista, oltre che con numerose testate giornalistiche nazionali, fra le quali L'Opinione delle Libertà, La Voce Repubblicana, L'Ideologia Socialista, La Giustizia, Critica Sociale, Olnews, Electomagazine, Nuovo Giornale Nazionale, Liberalcafé. Suoi articoli sono e sono stati tradotti e apprezzati in Francia, Belgio, Serbia e Brasile. Ha pubblicato i saggi "Universo Massonico" (2012); "Ritratti di Donna (2014); "Amore e Libertà - Manifesto per la Civiltà dell'Amore" (2019); "L'Altra Russia di Eduard Limonov - I giovani proletari del nazionalbolscevismo" (2022) e "Ritratti del Socialismo" (2023)

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome