Nella 194esima serata di Lodi Liberale di lunedì 24 ottobre è stato presentato il libro “Stretto nel fascio. Nazi-fascismo contro l’individuo”, pubblicato da Monolateral, insieme a Don Beniamino Di Martino (Direttore di StoriaLibera), Francesco Perfetti (Già Professore di Storia Contemporanea presso la facoltà di Scienze Politiche dell’Università LUISS Guido Carli di Roma) e Giovanni Orsina (Professore di Storia Contemporanea e Direttore della School of Government presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma).
“Quando abbiamo pensato alla programmazione delle serate abbiamo pensato che, in contemporanea alla nascita del pensiero liberale e del partito liberale nella prima repubblica, c’è anche un altro anniversario straordinariamente negativo, che è la Marcia su Roma. In questo caso un evento che va stigmatizzato. Don Beniamino di Martino ha scritto un libro che rappresenta un unicum, in Italia, che scrive in difesa appassionata del pensiero libertario e liberale. Il libro in questione è uscito lo scorso anno e parla della storia del nazifascismo, rispetto all’individuo.”
“Don Beniamino dirige Storia Libera, un periodico di storia e di scritti storiografici che pubblica i suoi contenuti on line. Insieme a lui i due esperti di storia, che accompagnano la presentazione di questo libro, che è importante in quanto il nazifascismo viene spesso semplificato. Invece questo libro analizza le radici del pensiero e della cultura nazifascista, che affonda le sue radici nell’ideologia socialista.”
Il presidente di Lodi Liberale ha descritto come il sistema storico abbia prodotto una distorsione del socialismo reale applicato appunto, nel fascismo, declinato poi nella visione nazifascista.
“In questo periodo c’è una sorta di delirio, nella generale accusa che fa vedere tutto come pericoloso, che porta le amministrazioni pubbliche a voler procedere con il controllo delle pubbliche affissioni, al di là del lato fiscale, ma anche con un controllo ex post, il che è decisamente illiberale.”
COME PENSA UN FASCISTA, COME PENSA UN ANTIFASCISTA?
“Il libro di Don Beniamino è un libro molto importante, non tanto perché si proponga di fare una ricostruzione di carattere storico, che non c’è, ma perché affronta la questione dell’interpretazione del fascismo. Si tratta di una riflessione che parte già dagli anni ’20, quando vari intellettuali si interrogarono sotto la guida di Rodolfo Mondolfo sul significato del fascismo, che in quegli anni si era molto differenziato dal primo fascismo post bellico, diventato un movimento ideologico, con le radici romagnole, che nel 1921 si trasforma in vero partito politico: una sorta di prodotto della reazione borghese al biennio rosso.” Francesco Perfetti cita Renzo De Felice, quando esaminava le interpretazioni classiche del fascismo, le interpretazioni transpolitiche e altre visioni sociologiche e politologiche, facendo notare che nessuno di questi discorsi interpretativi abbia spiegato in maniera esaustiva il fascismo.
LE UTOPIE POLITICHE DEI REGIMI
“Il volume di De Felice ha vistose carenze ed è datato sul finire degli anni ’60. Una delle carenze specifiche che troviamo, invece, nel presente volume, sono le riflessioni sul fascismo della Scuola austriaca. Espressione della piccola borghesia che aspirava alla direzione della vita sociale e politica del paese, non riconosceva più capacità e legittimità di governo alla tradizionale classe politica.”
I REGIMI DELLA DESTRA EUROPEA DEL NOVECENTO: CONTRO L’INDIVIDUO
“Il volume di De Martino, invece, aggiunge diversi nuovi elementi di discussione. In primis l’aggiunta degli spazi dedicati alla discussione di stampo liberale: lontano dai pregiudizi ideologici, l’autore conclude che fascismo e nazionalsocialismo sono fenomeni molto vicini, molto simili, che si traducono in regimi anti individualisti, fondati sullo statalismo centralista, l’anticapitalismo, nei rapporti economici.”
“Il termine fascio, la marcia, la retorica dell’unità, il puntare insieme, sono di per sé indicativi di una cultura che non considera l’individuo. Caratteri di sinistra che si ampliano finendo per comprendere il fascismo in toto come regime politico. Fascismo e nazionalsocialismo partecipano della stessa natura che è, oggi si direbbe, di sinistra. Essi sono un capitolo, residuale, del socialismo.”
POLITICA DELLO SCETTICISMO E POLITICA DELLA FEDE
“La tesi di fondo di questo libro, che si colloca all’interno di una lunga storia che tende a rifiutare la dicotomia della modernità, tra progresso e reazione, logica che vuole un ragionamento tra reazionarismo e progressismo. Questa dicotomia, però, si costruisce intorno alla Rivoluzione francese. I liberali cominciarono abbastanza presto, invece, a contestare tale dicotomia.”
L’ATEISMO POLITICO E LE IDEOLOGIE ESTREME
Giovanni Orsina parte dal presupposto che, in un mondo che ha logica progressiva, si vede il nuovo come migliorativo, invece, come diceva Del Noce, bisogna rompere questa logica. La modernità non è una frattura tra progresso e reazione, ma una divisione tra tre elementi: la destra illiberale, l’idea rivoluzionaria di destra, quella di sinistra e quella del centro liberale. La via liberale è quella che essenzialmente rifiuta il perfettismo rivoluzionario e si fonda sulla libertà individuale. In questo senso, ha detto lo storico, ogni persona ha un progetto e si costruisce un suo progetto individuale.
“Oltre a questo pensiero a tre, c’è anche la visione. La secolarizzazione incide notevolmente sull’aspirazione dell’uomo che, dal trascendente, punta all’immanente. Se l’individuo può trovarsi il proprio Dio, nell’ordine caotico liberale, non esiste la pacificazione collettivista di un ordine che arriva perfettibile dall’alto.”
LA STORIA VISTA DALL’OPZIONE LIBERALE
“Il libro ricostruisce – ha detto Orsina – in una serie di passaggi economici, politici e sociali, lo schema a tre. L’ideologia intesa come di perfezione, allora, rappresenta in un rispecchiamento mimetico il comunismo, riconducibile alla matrice rivoluzionaria.”
“Nel nazifascismo c’è una matrice rivoluzionaria molto forte, legata a una distopia totalitarista; il libro tenta di riportare gli eventi storici a una narrazione molto forte e molto solida, ma ha un nodo irrisolto, che consiste nel non riuscire a liberarsi del tutto dal quadro generale.”
I REGIMI ILLIBERALI E RIVOLUZIONARI DELLE DISTOPIE
“Se la storia è fatta dagli individui la storia modellistica, necessariamente si disarticola e diventa un pochino più complessa. Io sono perplesso sul principio di assimilazione del nazismo e del fascismo, seppur riconoscendo che hanno alla base una utopia secolarizzata della modernità. In astrazione. Ma quando andiamo a vedere i percorsi storici le cose si disarticolano molto e non sono d’accordo con la visione storica di Emilio Gentile.” Il professor Giovanni Orsina evidenzia che nella storia di nazismo e di fascismo vi sono elementi contingenti che li diversificano e che alla fine diventano costitutivi del rispettivo percorso.
“Lodi Liberale è una sede ormai divenuta molto ambita da tanti autori: l’associazione è sicuramente un esempio che dovrebbe essere maggiormente valorizzato.”
Don Beniamino di Martino ricorda che la prima partecipazione a Lodi Liberale risale al 2016 e che anche in quella occasione era presente il professor Francesco Perfetti. Al contempo anche il confronto con Giovanni Orsina, conosciuto in LUISS, diventa importante.
“Veniamo da un’epoca in cui si era in una sorta di recinzioni culturali dai quali non si poteva uscire. Sul fascismo vi era una sorta di vulgata, su cui si manteneva una sorta di ortodossia. Il testo deve molto al pionierismo degli storici che hanno ribaltato queste visioni.”
“Il lavoro preparatorio a questo libro è sia legato al periodo precedente, che al periodo successivo il Ventennio fascista. Il primo interesse preponderante, però, è quello tematico, non tanto cronologico. La cornice tematica riguarda infatti principalmente la Storia delle idee: l’intento originario era di interrogarsi sulle ideologie. Le ideologie non sono secondo questa lettura una innocua scienza delle idee, ma radice del volontarismo politico, teso a trasformare il reale.”
Don Beniamino descrive come il passaggio dall’approfondimento tematico sull’ideologia sia arrivato a parlare di alcuni aspetti dell’ideologia.
ALLA RADICE DEL MALE ASSOLUTO
La prima domanda è stata quella relativa al “male assoluto”, se coincida o meno con il nazifascimo. E’ assoluto quel male che legittima se stesso, fondamentalmente attraverso un’idea perversa.
“Il male, se da morale diventa teoretico, giustifica se stesso e legittima se stesso. Questo è il male assoluto. Una sua singola manifestazione è assoluta o è un modo? O piuttosto non è ogni totalitarismo la chiave del male assoluto comunque appaia?” Il male assoluto, secondo l’autore, non è in una manifestazione ideologica particolare, perché appartiene al male maggiore, che è il virus dell’ideologia. In questo senso . quindi – nazismo e fascismo vanno interpretati all’interno di qualcosa di molto più vasto. Il fascismo e il nazismo, quindi, possono non essere affatto un unicum.
“Se l’ideologia è una concezione precostituita del mondo, che costringe di piegare la realtà secondo uno schema che non può mai essere messo in discussione, allora è proprio questa radice ideologica da dover essere considerata il male radicale, insieme al criterio con cui interpretare finalmente i fenomeni politici. L’immagine dunque viene vista in modo dualistico, in questa prospettiva, perché si risolve per contrapposizione.”
Una seconda questione, più mediata, è stata quella relativa alla contrapposizione delle ideologie: oppure se una sola e unica realtà ideologica si presenta sotto diverse spoglie, sul panorama politico.
LO STATO ACCENTRATO COME STRUMENTO DI MISURA
Infine, se sia giustificabile parlare di ideologia di destra e di sinistra, laddove questo modo di proporre le cose è già tutto appiattito sull’orizzonte ideologico, se non è previsto il superamento della matrice ideologica.
“Dunque è giustificato ragionare parlando di ideologie di destra e di sinistra? Se si ragiona per opposti allora si ragiona in un solo modo.”
LA PARABOLA DELLA MODERNITA’
“Riposizionando quanto ha caratura ideologica all’interno del mondo socialista, allora cambiano gli scenari, destra diventa tutto quello che si oppone alla visione rivoluzionaria, palingenetica, ma a condizione di non dare alcun peso ai concetti, si può utilizzare con disinvoltura la categoria di destra. Questo dimostra che ci sono troppo imbarazzanti affinità, che la cifra non può che essere data dalla radice ideologica. E questo testo si inserisce nell’ambito storiografico.”
I fenomeni politici, infatti, sono l’esito di percorsi storici che si sono sedimentati, per cui reazione e rivoluzione sono relativi, perché dipendono da quello a cui rispondono: il mondo che si crea in seguito all’affermazione delle ideologie non è dunque il mondo migliore, ma un terreno infermo. Don Beniamino di Martino ha messo in evidenza come la politica, che si esprime attraverso l’accrescimento del potere dello Stato, è stata analizzata in questo libro secondo tali particolari direttrici, per arrivare alle radici del pensiero fascista. Nel libro vi sono quindi dei tentativi di dare risposte alle domande sulla natura del fascismo. Il punto di riferimento da non tralasciare di ricordare è però l’individuo, il soggetto storico. MC