La libertà di Elena (e di tutti) può avere un costo molto alto

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epa08087943 Italian right-to-die activist Marco Cappato attends a hearing of his trial in Milan, northern Italy, 23 December 2019. Milan prosecutor Tiziana Siciliano on the day asked a court to acquit right-to-die activist Marco Cappato, who is accused of assisting suicide for helping 40-year-old blind and tetraplegic Italian ex-DJ Fabiano Antoniani, better known as DJ Fabo, take his own life at a Swiss clinic in 2017. The case has returned to Milan after the Constitutional Court ruled in September that assisting suicide is lawful in some cases when asked for an opinion on it. EPA/MATTEO BAZZI

Se avessimo potuto votare il “nostro” Referendum per l’Eutanasia Legale, Elena il 2 agosto avrebbe potuto scegliere di morire circondata dai suoi affetti a casa propria, nel suo letto.

 

Elena era una donna veneta di 69 anni, affetta da una patologia oncologica polmonare irreversibile con metastasi. Il giorno prima di accedere all’aiuto medico alla morte volontaria in una struttura svizzera ha voluto registrare questo breve messaggio, con la speranza che potesse essere utile ad altri.

video elena

 

Elena non poteva accedere all’aiuto medico alla morte volontaria in Italia, come Federico “Mario” Carboni il 16 giugno nelle Marche, perché non era dipendente da trattamenti di sostegno vitale e quindi non rientrava nei casi previsti dalla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale sul caso di Dj Fabo.

Per evitare “l’inferno” che le si prospettava davanti col progredire della sua malattia, ha dovuto quindi scegliere di morire in esilio, e per arrivarci senza mettere a rischio la sua famiglia, ha chiesto a me di guidare l’auto per raggiungere la struttura di Basilea che aveva contattato, e di aiutarla nelle pratiche con i medici. Alla fine è andato tutto come sperava.

foto marco e filomena
credit foto Lorenzo Ceva Valla

Perché tutte le persone gravemente malate possano essere libere di scegliere come morire, tornato a Milano ieri sono andato ad autodenunciarmi, accompagnato dall’avvocato Filomena Gallo presso la stessa Caserma dei carabinieri di 5 anni fa per il caso Dj Fabo.

Oggi quindi rischio di nuovo 12 anni di carcere, per rimuovere una violenta e dolorosa discriminazione verso alcune persone malate, quelle che vorrebbero anticipare la propria fine e che non si trovano a dipendere da trattamenti vitali.

E sono pronto a continuare a farlo, convinto che la disobbedienza civile possa essere lo strumento per ottenere il riconoscimento di questo diritto. Il Parlamento non è riuscito a parlarne. Gli elettori nemmeno. Ridiamo la parola ai giudici delle Corti. Anche con altri casi, se necessario.

Sostieni questo impegno con me, dona ora per poter aiutare altre persone e conquistare il diritto – per tutti – di poter porre fine alle proprie sofferenze a casa propria. Liberi fino alla fine.

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Marco Cappato

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