“Fino al 2016 – ha spiegato Forchielli – gli americani consideravano la Cina un importante comprimario ed i rapporti erano ottimi, tanto che gli Usa avevano appoggiato l’ingresso del paese asiatico nell’Organizzazione mondiale del commercio. Con Trump è cambiato tutto. La Cina è diventata un nemico da contrastare economicamente e politicamente, tanto che è stato evocato il rischio della cosiddetta trappola di Tucidide, ovvero di una guerra fra potenze, come avvenne nell’antica Grecia fra Sparta e Atene”.
La guerra commerciale fra Cina e Stati Uniti è cominciata a fine 2016, con l’elezione di Trump alla Casa Bianca, ma le cause vanno ricercate nell’incredibile crescita dell’economia cinese che dal 2008 in poi è diventata la prima potenza esportatrice mondiale e la prima potenza manifatturiera. La reazione dell’America, che aveva portata alla presidenza un uomo d’affari come Trump, ha innescato una crisi sia commerciale che politica fra i due paesi, tuttora aperta e dagli esiti imprevedibili. Ne hanno parlato Alberto Forchielli di Mindful Capital Partners, l’economista Michele Geraci, Alec Ross, già consigliere per l’innovazione del presidente Obama e Giorgio Prodi dell’Università di Ferrara, moderati dal giornalista del Sole 24 Ore Riccardo Barlaam.
“Per la prima volta nella loro storia gli Usa sono stati superati superati da un altro paese – ha ricordato Geraci. Il problema è che per le nostre imprese è difficile investire in Cina, mentre le imprese cinesi investono in gran parte del mondo con facilità. Si sperava che con Biden le cose migliorassero, ma in realtà sono peggiorate. Biden ha un approccio filosofico, nel senso che non può accettare che una dittatura faccia meglio dell’Occidente”.
“Dobbiamo trovare un nuovo equilibrio – ha detto Ross – un nuovo ordine mondiale. L’ex consigliere di Obama ha ammonito gli europei a non parteggiare in questa “guerra” per il modello cinese o per quello americano, ma a trovare una propria strada, ricordando come l’Italia in particolare abbia sempre saputo collegare le innovazioni scientifiche e tecnologiche con l’umanesimo. Tuttavia – ha precisato Ross – in Italia fare impresa non è semplice, per un imprenditore è come fare una maratona con uno zaino pieno di sassi”.
Più ottimista sugli esiti di questo scontro Giorgio Prodi. “Tutto sommato – ha detto – l’import e l’export fra Cina e Stati Uniti continua ad essere sostenuto e le imprese americane presenti non sembra abbiano intenzione di andarsene. I numeri al momento ci dicono che la globalizzazione non è finita. A me preoccupa molto – ha aggiunto – il fatto che il modello cinese cominci a piacere a tanti paesi che lo vedono come un’opportunità di rivincita nei confronti dell’Occidente”.
“L’Europa da sola non ce la può fare – ha concluso Forchielli. Se non sapremo trovare una nuova forma di solidarietà atlantica il mondo sarà della Cina, che controlla già l’Africa e a breve anche l’Asia”.