Giustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della magistratura, Carlo Nordio in Lodi Liberale

0
903

Nella 177esima serata di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Carlo NordioGiustizia. Ultimo atto. Da Tangentopoli al crollo della magistratura”, pubblicato da Edizioni Guerini, insieme all’autore (Ex Magistrato), Stefano Parisi (Manager) e Tiziana Maiolo (Giornalista).

Torna l’impegno di Lodi Liberale al fianco dell’Ordine degli Avvocati di Lodi: nella giornata di oggi è tornato il dottor Nordio, per la presentazione di uno dei suoi libri, che è un libro fondamentale, semplice, utile e particolarmente denso. A introdurre la serata il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi.

“Una serata come questa è certamente stimolante: iniziato in questo anno, il ciclo di incontri, consente di conseguire i crediti formativi sia in presenza che in virtuale, è una collaborazione proficua e soddisfacente.”

Un libro che serve leggere per capire gli anni novanta e il bilanciamento dei poteri

“Il libro ricostruisce le vicende di Tangentopoli e di Mani Pulite: il fenomeno della corruttela e di mani pulite, viene affrontato da diversi punti di vista, fermo restando il punto focale della Giustizia e non del giustizialismo forcaiolo!”

Fare luce sui rapporti tra la politica e la magistratura, magari con una commissione ad hoc o cambiando la Costituzione per separare le carriere

Nel libro si trova una puntuale analisi delle cause naturali e filosofiche della dimensione della corruzione in Italia, che necessitano di un grande cambiamento di paradigma, non certamente solo di una elencazione di norme punitive e complicanti, bensì meno leggi e più certezza.

“Qualunque politico nella veste di legislatore pensa di fare il Bene” Maggi ricorda che in questo periodo è in atto la campagna referendaria, proprio per porre attenzione in ottica migliorativa alla necessità di riformare il sistema della Magistratura. La tornata attuale sulla Giustizia torna dopo l’ultima versione, del 2013.

Quindici anni fa l’ottanta per cento degli italiani confidava ancora nei magistrati. Oggi, dopo gli ultimi scandali emersi nella Procura di Milano, le faide tra le correnti interne e gli innumerevoli episodi di protagonismo dei Pm, non solo la percentuale è crollata, ma a documentare la sfiducia dei cittadini è anche un mezzo milione di firme raccolte per il referendum «Giustizia giusta». Indipendentemente dalla formulazione dei quesiti, imperfetta e spesso incomprensibile, il messaggio sottostante è chiarissimo: occorre una rivoluzione copernicana del sistema giudiziario, perché il tempo sta per scadere. Siamo ormai all’ultimo atto.

«Tangentopoli era la malattia, e Mani Pulite la cura. Anche se quest’ultima, come spesso capita, si è rivelata più dannosa della prima.»

A trent’anni da Tangentopoli, siamo ben lontani dal progetto di ripristinare la legalità nelle istituzioni. I rimedi messi in atto coi processi di Mani Pulite si sono rivelati peggiori del male che dovevano curare: la corruzione non è diminuita, come dimostra il caso del Mose, anzi ha aumentato i suoi introiti. Ma l’effetto collaterale più pernicioso è stato portare la magistratura al controllo dei partiti e alla tutela del Paese, fino al punto di sovvertire il responso delle urne e modificare gli equilibri parlamentari. Un’investitura permessa dalla subordinazione codarda della politica, che ha voluto assegnare alle toghe un ruolo salvifico e dirimente. In questo modo alla divisione dei poteri, invocata dalla Costituzione, è subentrata invece la loro confusione pressoché totale.

La fiducia che i cittadini avevano nella Magistratura negli anni ’80, oggi è precipitata al livello della fiducia nei politici e probabilmente è ancora inferiore

“Il libro parla effettivamente del duplice fallimento di Tangentopoli e di Mani Pulite, della lotta contro la corruzione e l’attività della Magistratura nella lotta contro la corruzione: il dubbio è che entrambe le cose siano fallite, perché la corruzione continua anche ora, se vogliamo con un aspetto più inquietante, perché si è diffusa in modo tentacolare, anche negli organi di controllo.” L’ex Magistrato Carlo Nordio sottolinea che fino a 25 anni fa una fetta di stato era esente dalla corruzione: le cifre attuali – guardando ad esempio al Mose – sono molto più grandi delle precedenti.

“Secondo fallimento quello della Magistratura, non solo in riferimento a quanto emerso dallo scandalo Palamara, ma in riferimento alla baratteria politica che non si limita a questo caso. Giornalisti accorti hanno definito – ad esempio Paolo Mieli – questa situazione verminaio, altri lo hanno definito mercato delle vacche.”

Il PM ha un enorme potere: mette in piedi le indagini e se sbagliano non vengono rimossi anche se sono elettivi

“La volontà di reagire si potrebbe manifestare anche con il Referendum, dove i quesiti abrogativi sono difficili da comprendere, però in fondo, come accaduto per aborto, divorzio, etc… il cittadino sa che cosa sta andando a votare; se si è contenti della Giustizia non bisogna andare a votare, se si ritiene che la Giustizia fallita possa essere rimediata da un messaggio forte, per una riforma copernicana della Giustizia, allora serve.”

Temi si cui riflettere costantemente

“La giustizia è uno dei nodi dell’arretratezza del nostro paese: Lodi Liberale se n’è preoccupata diverse volte. Separazione delle funzioni tra PM e Giudice; Riforma del CSM; Equa valutazione dei magistrati; Limiti agli abusi della custodia cautelare; Abolizione del decreto Severino sono i 5 quesiti referendari – ha detto Maggi – che si presenteranno alla prossima tornata referendaria.”

Alle radici di questo disastro

“Questo libro dà delle letture di quanto è successo negli anni trascorsi e cosa possiamo fare: non esce un quadro molto ottimista, se vediamo l’atteggiamento dei partiti, di come e quanto si sono defilati, su questo Referendum, insieme a questi il totale silenzio della TV di Stato, non pare che le coscienze siano molto mobilitate. Il dramma è che, nonostante quanto successo negli ultimi trent’anni, nei fatti anche le istituzioni, in generale, della nostra Repubblica, non hanno a cuore il problema.”

Non abbiamo una leadership in grado di superare le paure e ricominciare a liberare la politica italiana

“C’è un fortissimo peso e un fortissimo potere della magistratura in Italia e questo peso condiziona direttamente in qualche modo le scelte, sia in fatto di nomine che in fatto di candidature e questo sistema fa fatica a liberarsi – ha detto Stefano Parisi – e la modifica normativa non arriverà mai se non si mette insieme un pensiero liberale alla leadership del paese!”

“Specialmente per una volontà di utilizzare la Magistratura a scopo di giustizialismo, tanto a destra quanto a sinistra, possiamo dire che esista un problema nella Giustizia italiana: in parallelo c’è stata anche una scarsa sensibilità; più la politica difende solamente se stessa, meno la gente capisce” secondo Parisi la politica ha abbandonato l’argomento, di contro si è persa la logica etica.

La Magistratura ha sostituito la politica nel dare una forma etica alle questioni

“C’è un tema etico che riguarda tutti: senza la ricostruzione di un tema di valori condivisi da tutte le forze politiche, la politica e il senso morale del paese perdono corpo, perché il compito di moralizzare il paese è stato affidato alle norme della Magistratura.”

Il modello eversivo di alcune formazioni politiche recenti

I Magistrati hanno un potere politico, hanno il fiancheggiamento di altre forze politiche, sono sostenuti in un disegno che va superato riaffermando i valori della democrazia liberale. Secondo Stefano Parisi è tempo di chiudere con questo modello.

Il mostro a sette teste è ancora lì

“La Magistratura ha ancora un grandissimo potere; questo genere di potere ha cercato di sostituirsi alla politica e ai partiti, di formare i governi, di attaccare le imprese, di fagocitare il sistema dell’informazione.” Secondo la giornalista Tiziana Maiolo c’è sicuramente la possibilità di andare avanti, non è chiaro se lungo il percorso politico o se lungo un percorso etico. Secondo Maiolo anche Giovanni Falcone al referendum di giugno avrebbe votato per il SI’.

“E’ importante anche contare i sì e non solamente avere il quorum e vincerlo, però non sono così convinta che i protagonisti dei fatti di cui sopra, a Milano, siano così lontani dai famosi Palazzi di Giustizia: fino a quando non vedrò cambiamenti non credo che si potrà cambiare il sistema della giustizia” ha detto Maiolo.

La Costituzione italiana è nata dopo il periodo fascista, per cui si modella fondamentalmente su uno stile che non è più attuale, perché ora come ora si deve tenere presente il sistema anglosassone della giustizia o comunque andrebbe in qualche modo riformato il sistema in sé: senza dubbio siamo in una gabbia schizofrenica. Secondo Carlo Nordio vale davvero la pena riprendere in mano tutto per cambiarlo radicalmente.

di Martina Cecco

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il tuo commento!
Inserisci il tuo nome