Nella 176esima serata di Lodi Liberale di LUNEDÌ 16 maggio è stato presentato il libro di John Trenchard e Thomas Gordon “Cato’s Letters“, pubblicato da Liberilibri Editrice, insieme a Paolo Luca Bernardini (Professore di Storia Moderna presso l’Università degli Studi dell’Insubria), Nicola Iannello (Giornalista e Fellow dell’Istituto Bruno Leoni) e Guglielmo Piombini (Scrittore ed Editore).
Una stagione molto intensa quella che Lodi Liberale ha organizzato nel corrente anno, in parte in presenza, come l’ultimo incontro tenutosi la scorsa settimana, con Nicola Porro, in gran parte via zoom, cogliendo l’occasione dalla limitazione della pandemia per sviluppare un nuovo metodo di incontro per la presentazione dei libri.
Il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi ha introdotto la serata definendo il breve libro come uno dei cinque libri più letti dai coloni americani, quindi un testo che sta alla base della cultura originaria degli americani di oggi, fondativo. Il libro è stato curato da Carlo Lottieri.
Le Lettere di Catone erano saggi degli scrittori britannici John Trenchard e Thomas Gordon, pubblicati per la prima volta dal 1720 al 1723 con lo pseudonimo di Catone (95-46 a.C.), l’implacabile nemico di Giulio Cesare.
UN LIBRO ATTUALE CHE METTE IN ALLARME CONTRO IL PENSIERO UNICO
“Le lettere furono scritte tra il ’20 e il ’23 e nel settecento furono modello di liberalismo rigoroso: un punto su cui i due autori insistono molto è quello della libertà di parola, che i due autori ritengono inscindibile dalla libertà politica e sociale, associano – a titolo di valore – questo parametro alla proprietà. Se un uomo non può dire sua la lingua che ha in bocca non possiede nulla. La libertà di parola, in questo libro, è valutata come qualcosa che incoraggia gli uomini di raffinato ingegno ed insistere su questo non è mai eccessivo. Anche oggi, nel mondo, si chiedono limitazioni e si chiede di introdurre il reato di opinione, per limitare il modo di interagire. L’insistenza dei due autori sulla libertà di espressione è un argomento molto attuale.” Lo scrittore Guglielmo Piombini ha fatto diversi esempi di riattualizzazione di questo libro, particolarmente in riferimento alla tendenza di limitare le pulsioni politiche avverse al sistema monologico.
IL POTERE E’ COME IL FUOCO, VA MANEGGIATO CON CURA
“I tiranni sono più dannosi delle tragedie naturali e delle catastrofi. L’essere umano non dovrebbe mai essere assoggettato a qualcosa di arbitrario, tuttavia il tiranno interpreta le caratteristiche tipiche del potere e del dominio. Il potere politico può trasformare in mostro anche l’uomo più onesto.”
CHI DETIENE LA PROPRIETA’ PRIVATA RIESCE AD ACQUISIRE VOCE IN CAPITOLO NELLE QUESTIONI
Lo scrittore ha fatto alcune considerazioni sulla base dell’opera che sono valide anche oggi: ad esempio, chi ha cattive intenzioni tendenzialmente riduce l’interlocutore denigrandone la capacità di interagire, ma tutte le verità che riguardano l’interesse pubblico non dovrebbero mai essere mantenute segrete, perché la politica mette in gioco la vita e la proprietà di ciascuno, per cui tutti devono poter discutere delle scelte politiche, ovvero affidare con prudenza il potere, a maggior ragione quando si affida a un elemento interno al sistema, che facilmente riesce ad erodere con la corruzione la trasparenza e comportarsi in modo illegittimo: i freni per governare devono essere dunque più forti della tentazione di evaderli.
LE DITTATURE MASSACRANO I COMMERCI, QUINDI LA LIBERTA’
Nel libro si elogia il commercio, il viaggio ai fini economici, come una delle maggiori risorse per la libertà e per lo sviluppo delle nazioni: “I veri mercanti sono cittadini del mondo”. Commercio ed industria crollano inesorabilmente quando al governo vi è un potere dispotico: nelle società libere, al contrario, si avviano attività e commerci, arti ed istruzione.
QUESTE LETTERE ALL’EPOCA FINIVANO SU UN SETTIMANALE, PENSATE AL CONFRONTO CON OGGI!
“Questo classico è poco noto per il pubblico italiano, sono passati 25 anni dalle prime traduzioni di questo testo, però guardando indietro non possiamo non vedere che la produzione letteraria in argomento liberale è molto più corposa ed è molto aumentata.” Il professor Nicola Iannello ha sottolineato come i rivoluzionari dell’America avessero fatto tesoro di queste lettere.
Nelle due Rivoluzioni inglesi del ‘600 e dopo la Guerra d’Indipendenza americana, l’idea sottesa non era di per sé un cambiamento di innovazione da zero, ma esprimevano più che altro un desiderio di ritorno a un sistema puro, originario, non corrotto, ma rinnovato. Un concetto invece di altra matrice è quello della Rivoluzione Francese, che si chiude con i giacobini e con Bonaparte.
Alla morte di Luigi XIV il Regno Unito si dimostra profondamente progredito rispetto alla Francia, a dimostrazione del fatto che – le interazioni via mare e la cultura – sono state una spinta al recupero della tradizione classica, come si evince dalle Università inglesi e dai loro programmi molto approfonditi rispetto che in altre nazioni dell’epoca e facendo dell’Inghilterra il paese leader in politica europea che è anche oggi.
Non è un caso quindi che il Regno Unito sia riuscito a contrastare puntualmente le autarchie della Mitteleuropa, da Napoleone a Hitler.
“Questi due autori difendono la libertà del loro paese e lo fanno cercando di non far diventare i cittadini dei sudditi. In questo libretto c’è un capitolo che argomenta in senso contrario a quello che Rousseau dice nei due discorsi sulle arti e sulla disuguaglianza-”
Questo è un libro di altissima qualità letteraria e teorica e fa capire come gli esiti siano diversi a seconda delle impostazioni culturale di una nazione: sebbene non sia una cosa semplice riattualizzare i classici, nella lettera sessantunesima scrivono: “Si dice che quando la società è composta da troppi, o quando vivono troppo distanti per potersi incontrare, per prendersi cura dei propri affari, non possono altrimenti preservare le loro libertà, che scegliendo deputati che li rappresentino e agiscano per loro; e che questi deputati devono essere così numerosi, che non ci possono essere mezzi per corrompere la maggioranza; o così spesso cambiato, che non ci sarà tempo per farlo in modo da rispondere a qualsiasi fine facendolo. Senza uno di questi regolamenti, o entrambi, stabilisco come una certa massima nella politica, che è impossibile preservare a lungo un governo libero. Penso di poter affermare con grande modestia che nei regni precedenti il popolo inglese non trovò sufficiente sicurezza nel numero dei suoi rappresentanti. Che cosa con la folla di uffici nel dono della corona, che erano posseduti da uomini di nessun altro merito, né detenuti da nessun altro mandato, ma semplicemente una capacità di entrare nella Camera dei Comuni, e il disservizio che potevano e avrebbero fatto al loro paese lì: che cosa con le promesse e le aspettative date agli altri, che per l’influenza della corte, e spesso con il denaro della corte, portarono le loro elezioni.”
UN’OPERA DECISAMENTE IMPORTANTE E DA LEGGERE
“Forse per l’enorme mole delle 144 lettere o per ignoranza dell’editore, non furono edite con il testo in lingua originale a fronte, ma la prima edizione, che ha un valore inestimabile, è senza dubbio un’opera che ha una notevole ricchezza non solo dal punto di vista letterario, ma anche politico e letterario, anche per la citazione che fa – di autori classici e contemporanei – dai latini, dai greci, con delle citazioni che non sono tradotte e che, sul settimanale dove furono proposte inizialmente, non furono tradotte. Quindi, a proposito delle élite inglesi, non c’è alcun dubbio che un confronto con la nostra dimensione, in Italia, sarebbe impietoso. Sarebbe tuttavia bene proporre un convegno per celebrare i 300 anni di anniversario di queste lettere.” Il professor Paolo Bernardini ha scelto una delle lettere, quella scritta il 31 marzo di trecento anni fa nel 1722. Le lettere sono reperibili anche in forma digitalizzata.
QUANDO ESISTE LA LIBERTA’ FIORISCE TUTTO QUANTO
“Nella lettera settantuno si parla delle belle arti: importanti e significative negli stati liberi e brutte e non coltivate negli stati non liberi. Questo accade perché negli Stati che non sono belli la fatica è impiegata per migliorarli. Serus enim Graecis admovit acumina chartis, Et, post Punica bella, quietus quaerere coepit. Quid Sophocles & Thespis, & Aeschylus utile ferrent —praeter laudem nullius avaris.. Graiis ingenium, graiis dedit ore rotundo. Musa loqui.” Citato direttamente in lingua latina, senza la traduzione.
UN ATTACCO A TUTTE LE FORME DI INTOLLERANZA, RELIGIOSA E POLITICA
“Uno dei nemici più grandi dei due autori è la Turchia. Ma sullo sfondo della questione vi è la difesa, senza ombra di dubbio, della libertà di scrivere e di fare cultura. Le Cato’s Letters cercano di tenere alta l’attenzione per sottolineare che la Monarchia Parlamentare comunque ha sempre un margine di possiblità di essere rovesciata e diventare dispotica.”
L’ANARCHIA E’ PREFERIBILE ALLA MONARCHIA ASSOLUTA
“In un contesto di liberalismo classico vi è un rispetto dello Stato totale, anche se con preferenza per la gestione meno invasiva: tasse, leggi limitanti.” Il professor Luca Bernardini ha fatto una carrellata di chicche relativamente alle denunzie che i due autori fanno, argomentando in materia di politica e di libertà. Con attacchi delicati ma chiari alle politiche contemporanee, anche fuori dal Regno Unito, evidentemente.
“C’è l’idea di dare una grande sovranità a una nazione che ha una Monarchia Costituzionale, era il vecchio progetto che nell’Academy francese (negli anni della Royal Society) cercava di riprendere, successivamente ispirati dal preludio all’illuminismo delle Letre Englais di Voltaire. C’è anche un attacco alla tirannia, che viene fatto accusando i regimi totalitari di essere la principale causa determinante la denatalità.”
“C’è anche un argomento, nella Lettera 74 del 25 aprile dello stesso anno, che contiene un attacco diretto alle politiche imperiali, perché si dice che – in un impero – una eccessiva espansione territoriale comporta la decadenza. La nazione è come un filo e tanto più lo si allunga, tanto lo si indebolisce e lo si assottiglia.”
Alla lunga, secondo il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi, taluni aspetti del pensiero degli autori assurgono più che altro al pensiero repubblicano classico, hanno infatti una eccessiva fiducia – da liberali classici – nei vicoli del potere, per cui alla fine il potere ha avuto la meglio nonostante i vari marchingegni che sono stati messi in atto, dalla divisione dei poteri al suffragio universale. Però questo è un concetto esprimibile solo in chiave anacronistica, cioè con il senno di poi.
MC