Il risultato delle regionali fa prevedere tre anni di calma piatta nell’agone politico italiano. Può essere un’opportunità per rianimare il dibattito
Politica chi era costei? È la domanda che ci si pone mentre il tornado di queste elezioni decanta velocemente. I risultati fanno emergere proprio questo interrogativo. La campagna elettorale che ha preceduto il voto ha dimostrato ulteriormente lo scollamento tra l’elettore e il candidato. A questo punto permettetemi di steccare. “Vogliamo tornare a coinvolgere i giovani nella politica”. Lo ha detto Umberto Bossi, figura lontana anni luce dalle visioni di questa testata. Però ha ragione. Sì, è vero, saranno poche le cose che cambieranno nel panorama politico italiano. È giunto quindi il momento per il centrodestra di cominciare a pensare al post-Berlusconi. Mentre per il centrosinistra, leccandosi le ferite… pure! La soluzione? Percorrere nuovi sentieri.
Fin dai tempi della sua fondazione, questo giornale ha conservato due pilastri identitari: liberalismo e nuove generazioni. In un mondo globale dove l’Italia si sento orgogliosamente ma erroneamente al centro degli interessi politici, Liberalcafé rilancia la sfida. Tornare a fare politica attiva, nei centri locali e in quelli nazionali.
All’insegna di una preparazione professionale adeguata, utilizzando gli strumenti di comunicazione che l’attuale establishment non conosce oppure usa impropriamente. Ma soprattutto impegnandosi a costruire una nuova classe dirigente per il Paese. A vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino, si parla ancora di sinistra, destra e centro come punti cardinali della politica del Terzo Millennio. Tutto ciò è anacronistico.
Di fronte a questo affastellamento di contraddizioni, di opportunità internazionali e di caos nazionale, intendiamo comportarci come abbiamo fatto da sempre. Desideriamo creare un nuovo interesse per la politica, soprattutto fra i nostri coetanei, che se ne distaccano ogni giorno di più. Abbiamo tre anni di tempo. Possono bastare. Se si comincia subito però.
Pubblicato su Liberalcafé del 6 aprile 2010