di LORENZO CASTELLANI
Il Ministro della Giustizia Angiolino Alfano riguardo alle libere professioni ha dichiarato: “ E’ urgente togliere tutte quelle regole che non servono ma creano solo ostacoli alla libertà e alla crescita dei cittadini.” Scelta coraggiosa e apprezzabile. Almeno a parole. Ora che la recessione allenta la presa, è necessario liberalizzare ulteriormente il mercato per renderlo più efficiente e competitivo. Proprio per questo desta più di qualche perplessità l’annuncio di Alfano di reintrodurre le tariffe minime delle prestazioni: la loro introduzione non ha portato alcun beneficio ai cittadini ma ha solamente danneggiato i professioni italiani, sostiene il Ministro. L’abolizione delle tariffe minime, introdotta con le celeberrime “lenzuolate” di Pieluigi Bersani, sempre contestata dagli ordini professionali, è però ritenuta da molti osservatori economici uno strumento per aumentare la libertà negoziale.
Ci sono due ipotesi sulla reintroduzione delle tariffe minime. La prima è che queste si collochino ad un livello molto basso in termini economici, e allora sarebbero sostanzialmente inutili. La seconda è che si collochino sopra i prezzi di mercato di alcune prestazioni professionali. In quest’ultimo caso le conseguenze sono chiare. Da un lato i cittadini con una bassa fascia di reddito correrà il rischio di non poter accedere ai servizi professionali; dall’altro lato i colleghi più giovani dovranno fronteggiare la concorrenza dei loro colleghi più esperti e già affermati, senza poter usare la leva del prezzo più conveniente per poter richiamare l’attenzione dei potenziali clienti. I principali benefici delle tariffe minime, viceversa, vanno a favore dei professionisti mediocri, che vedono la loro posizione protetta da un intervento legislativo. Dall’altro lato va rilevato che le tanto acclamate “lenzuolate” non sempre hanno prodotto i risultati attesi. Plauso quindi ad Alfano per aver convocato e dato ascolto all’elitè dei professionisti che stanno risentendo della crisi. Tuttavia il “liberale” Alfano non si dimostra propriamente tale in quanto le esigenze delle corporazioni andrebbero sempre contemperate con la necessità di non invertire la benefica tendenza ad ampliare gli spazi concorrenziali anche tra i lavoratori autonomi.