Il 19 febbraio 2008 morì, per arresto cardiaco, il cantante e chitarrista punk-rock russo Egor Letov, a soli 44 anni non ancora compiuti.
Egor Letov, nato il 10 settembre 1964, fu una celebrità, sia nella Russia sovietica che post-sovietica, oltre che, nel 1993, fu fondatore, assieme a Eduard Limonov e Aleksandr Dugin, del Partito NazionalBoscevico.
Suo padre fu ufficiale e la madre medico e lui ed il fratello Sergey (ancora oggi musicista di grande fama), crebbero in un quartiere malfamato della Siberia.
Sia Egor che il fratello coltivarono, sin da giovanissimi, una grande passione musicale e si formarono musicalmente da autodidatti, ascoltando i Beatles e i Led Zeppelin.
I due fratelli Letov si trasferirono ben presto a Mosca. Sergey per studiare chimica all’Università, mentre Egor iniziò a studiare in un istituto professionale per muratori, dal quale fu – in poco tempo – espulso. Lavorò alcuni anni, sia come spazzino, che come operaio edile.
Mentre Sergey si dedicò alla musica jazz, divenendo in seguito amico e collega del grande jazzista russo Sergey Kuryokhin (figura di spicco del successivo Partito NazionalBolscevico), Egor si ispirò al punk rock e iniziò un sodalizio con Kostantin Riabinov, anche lui uno dei futuri componenti del partito nazbol (nota una delle foto che ritrae Letov, Riabinov, Limonov e Dugin in una posa che ricorda quelle di una rock band dell’epoca).
Con Riabinov, Egor Letov, fondò il gruppo “Posev”, ovvero “Semina” e, nel 1984, i due fondarono il gruppo punk rock “Grazhdanskaya Oborona”, ovvero “Difesa Civile”, che attirò le nefaste attenzioni del Ministero degli Interni e del KGB.
Le autorità sovietiche iniziarono infatti a considerare l’attività musicale di Letov sovversiva e, nel 1985, lo ricoverarono coattivamente in un ospedale psichiatrico, trattato con massicce dosi di psicofarmaci. Fu dimesso, dopo mesi, solamente in quanto minacciò il suicidio.
Negli anni successivi, lui e la sua compagna e collega cantante – Yanka Diaghileva – furono a lungo ricercati e perseguitati dalle autorità sovietiche e vissero per molto tempo di espedienti e da fuggitivi.
Lo spirito di Egor Letov fu sempre fortemente anarchico e libertario e, se inizialmente il suo scontro con le autorità dell’URSS lo portò a sviluppare un feroce anticomunismo, negli Anni ’90, con la fine del mondo sovietico e l’avvento del capitalismo assoluto e dell’oligarchia liberale e criminale al potere in Russia, sviluppò una coscienza socialista autogestionaria.
Ciò lo porterà, dunque, ad accettare l’invito dello scrittore Eduard Limonov a fondare il Partito NazionalBolscevico, influenzando così molti suoi colleghi musicisti e artisti, fra i quali Riabinov, oltre che moltissimi suoi fan.
La bandiera ufficiale del Partito NazionalBolscevico, composta da una falce e martello nera posta all’interno di un cerchio bianco, su fondo rosso, sarà infatti presentata al pubblico nel 1994, al concerto di Egor Letov presso il club delle “Forze Armate” di Mosca, nel quale il cantante punk cantò storiche canzoni sovietiche in stile rock, acclamato da un pubblico di giovani e giovanissimi.
Nel 1997, Letov, sposò la bassista degli “Grazhdanskaya Oborona”, Natal’ja Čumakova. Yanka Diaghileva, sua storica compagna e grande cantautrice underground, morì invece nel 1991, a 24 anni, in circostanze tragiche e mai del tutto chiarite. Fu infatti trovata annegata da un pescatore nel fiume Inja, in Siberia, e ciò segnò profondamente Egor Letov.
Letov è, ancora oggi, considerato un simbolo di ribellione e emancipazione in Russia e a lui ho voluto dedicare – fra gli altri – il mio ultimo saggio “L’Altra Russia di Eduard Limonov” (https://ilmiolibro.kataweb.
Delle sue scelte politiche, Egor Letov ebbe a scrivere e dire: “Sono un nazionalista sovietico. La mia terra è l’URSS. L’URSS è il primo e grande passo lontano, guarda avanti, verso nuovi tempi, verso nuovi orizzonti. L’URSS non è uno Stato, è un’idea, una mano allungata per dare una stretta di mano. E la gloria e la grandezza della Russia è che per la prima volta nella Storia umana ha assunto l’amara e giusta missione, al fine di superare mille anni di feroce buio. La solitudine dell’uomo nell’umanità.
Credo nel mondo, nella Rivoluzione Universale e sono pronto a lottare per questo, sia attraverso le parole che con i fatti. Come hanno fatto i miei valorosi predecessori, insegnanti e mentori da Dostoevskij a Majakovskij, tutti quelli che sono sempre stati contro bugie, indifferenza, declino, morte. Nel 1917 il nostro Paese ha fatto il primo passo verso la verità, per non essere mai l’ultimo!”.
Luca Bagatin