In Libia si rinviano le elezioni perché si teme il ritorno di Gheddafi

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Le elezioni presidenziali, in Libia, si sarebbero dovute tenere il 24 dicembre, ma, ancora una volta, sono state rinviate.

Ennesimo rinvio. Ennesimo mancato appuntamento per un definitivo cambio di governo in Libia, che avrebbe, molto probabilmente, messo fine all’instabilità di questi decenni, dopo il colpo di Stato contro Gheddafi. Golpe che ha aperto la strada al fondamentalismo e al caos.

Non ci sono le condizioni per tenere le elezioni, si dice. Il Parlamento libico non fissa alcuna data. Parlamento nel quale non è presente il partito socialista, laico e di sinistra, pro-Gheddafi, in quanto gli è proibito presentare liste elettorali, sin dal 2012.

Il tentativo di estromettere dalla corsa alle presidenziali il figlio di Mu’Ammar Gheddafi, Saif, candidato del “Fronte popolare per la liberazione della Libia”, di ispirazione laica e socialista araba, è fallito e, quindi, essendo egli, secondo tutti i sondaggi il favorito alla Presidenza, con oltre il 50% dei consensi, non potevano far altro che rinviare le elezioni.

Non sia mai che in Libia torni la democrazia, il socialismo e la laicità.

In Libia, dunque, regnano ancora l’incertezza e il caos. Complici i veti incrociati e le interferenze straniere, mentre il Paese rischia una nuova guerra interna. Nel silenzio assordante dell’Unione Europea.

Marco Rizzo, Segretario del Partito Comunista ha affermato, significativamente, sulla sua pagina Facebook: “Esiste qualche giornalista che ha il coraggio di dire che le elezioni in Libia si faranno solo se viene messo fuori quello che sarebbe il vero vincitore? E cioè Saif Gheddafi. E cioè l’unico che si scaglierebbe contro le milizie, contro il furto di petrolio e contro le migrazioni forzate”.

Luca Bagatin

www.amoreeliberta.blogspot.it

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