di Luca Martinelli
Sabato 29 novembre, presso il Papyrus Café di Via de’ Lucchesi a Roma, l’associazione BetaLib ha inaugurato una nuova formula per favorire riflessione politica e socialità con “Io, rappresento – Un coffee brain con il Professor Giovanni Guzzetta”.
Il primo appuntamento ha riguardato il senso della rappresentanza e del ruolo delle associazioni nella vita politica. A discutere con un folto numero di partecipanti è stato il Prof. Giovanni Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico e presidente del Comitato Promotore dei Referendum Elettorali.
Il “coffee brain”, vera e propria “caffeina per il cervello”, riprende una delle più antiche tradizioni liberali: il caffè con un pensatore, per ragionare assieme sui grandi temi che caratterizzano la vita politica della nostra società. Un momento sicuramente anomalo rispetto ai soliti incontri tradizionali e rispetto ad una politica che continua a seguire vecchi schemi per interpretare una società ormai mutata.
L’intervento introduttivo parte proprio dal luogo di incontro per eccellenza fra politica e cittadinanza: la sezione del partito. Una esperienza nobile ma ormai anacronistica, nelle parole del Prof. Guzzetta, il quale rivendica i passi in avanti compiuti durante la Seconda Repubblica. Fra questi, il referendum del 1993 e il progressivo rafforzarsi del bipolarismo, quest’ultimo ormai talmente interiorizzato dalla cittadinanza che nemmeno con la riforma elettorale del 2006 è stato eliminato.
Quello invece che i partiti hanno ritenuto opportuno rimuovere è il collegio maggioritario, completamente inconciliabile con una classe politica nata e cresciuta sotto la Prima Repubblica e quindi per niente avvezza ad un tipo competitivo di politica. Anzi, sempre più disposta a rivalutare quel periodo come un momento storico in cui si faceva “davvero” politica.
Guzzetta mette però in guardia da un senso di nostalgia dettato più dai partiti, che da dati reali. Il Paese è cresciuto e migliorato dal 1993 ad oggi, pur fra mille difficoltà e sacrifici, laddove la diminutio degli obbiettivi raggiunti è invece estremamente funzionale alla attuale classe dirigente per mantenere lo statu quo. Una classe abituata a vedere la mediazione come fine per mantenere il potere e non come mezzo per raggiungere obbiettivi costruttivi.
Il senso di insoddisfazione attuale deriva, secondo il professore, dall’abbandono (peraltro incompleto) del vecchio sistema clientelare e dal fatto dunque di essere la prima generazione a non “usufruire” di un sistema che garantiva “aiuti” per tutti. Bisogna quindi approfittare delle nuove occasioni che abbiamo, soprattutto attraverso la chiave dell’associazionismo. Internet è uno strumento fondamentale, continua Guzzetta, la cui importanza sarà valutata con il referendum sulla legge elettorale che si terrà nel 2009.
Su quest’ultimo, Guzzetta traccia uno schema di quelle che saranno le prossime attività di supporto: la prima sarà quella di informare sui contenuti dei referendum; la seconda fase sarà premere sul Governo perché la consultazione si tenga in contemporanea con le elezioni europee del 7 giugno; la terza ed ultima fase sarà soprattutto una campagna per andare a votare.