Domenica 21 novembre scorsa, i cittadini venezuelani, sono stati chiamati ad eleggere 23 governatori, 335 sindaci, 253 legislatori statali e 2471 consiglieri per la legislatura amministrativa che durerà sino al 2025.
Nonostante per la prima volta dopo anni, l’opposizione trasversale (di centrodestra e centrosinistra), guidata da Juan Guaidò, abbia deciso di presentare una sua lista unitaria, denominata “Piattaforma Unitaria”, le elezioni sono state stravinte dalla coalizione governativa socialista e chavista “Gran Polo Patriottico Simon Bolivar”, guidata dal Partito Socialista Unito del Venezuela.
I socialisti chavisti hanno infatti eletto 20 governatori, oltre ad aver eletto il Sindaco della Capitale, Caracas.
“Piattaforma Unitaria” ha eletto, invece, solamente 2 governatori e un governatore è stato eletto da “Fuerza Vecinal”, partito di centro, umanista e progressista.
Nessun governatore, invece, è stato eletto da parte di “Alleanza Democratica”, coalizione di centrosinistra, né dall’”Alternativa Popolare Rivoluzionaria”, coalizione comunista critica nei confronti del governo presieduto da Nicolas Maduro, in quanto considerato eccessivamente moderato nei confronti dell’opposizione e non sufficientemente anticapitalista.
L’affluenza elettorale è stata di quasi il 42%.
Il Presidente socialista Maduro ha dichiarato “Le forze rivoluzionarie hanno vinto 20 governatorati, compresa la Capitale. Un buon tronfo, una buona vittoria, un buon raccolto come risultato del lavoro perseverante che abbiamo compiuto”.
Fra gli osservatori internazionali è stata accreditata l’Unione Europea, con una missione di 130 delegati, la presenza di esperti delle Nazioni Unite e del Carter Center.
Ancora una volta il Venezuela ha scelto il socialismo e rifiutato il liberal capitalismo degli amici degli USA e dell’UE.
Luca Bagatin