Nella 31esima serata di giovedì 16 giugno 2016 è stato presentato il libro “Rivoluzione liberale. Come si fa” insieme agli autori Carlo Scognamiglio, Enrico Musso, con Lorenzo Maggi e Giuliomaria Montini.
“Le liberalizzazioni in questo paese hanno bisogno di essere attuate: per una sorta di necessità di sopravvivenza e per un problema legato alla poca competizione ed efficienza, notata anche dai cittadini.” Lorenzo Maggi ha messo in rilievo come funzionano le società compartecipate e come queste limitino il concetto di competizione. Cum petere significa cercare insieme, la chiave per trovare una crescita per il Paese. E’ una cosa buona.
Nonostante il perdurare di un concerto di bonghi la serata di Lodi Liberale è andata avanti, con un momento ilare in cui la banda ha avuto la meglio sul dottor Maggi. Ad ogni modo: il punto di vista da liberali a tutto tondo ha portato in scena, in mezzo ai tamburi, la presentazione del libro di Scognamiglio.
LA RIVOLUZIONE LIBERALE
“E’ un titolo romantico che si definisce come il titolo di una rivista del 1922 di Piero Gobetti; che voleva dare un senso ai grandi cambiamenti dopo la prima guerra mondiale, terminata nel 1918: in quel periodo tutti i maschi potevano votare e questo aveva provocato una caduta della vecchia rappresentanza liberale. Si trattava di dare una risposta per adeguare alle nuove sfide della modernità, la politica.” Carlo Scognamiglio parla di come sia iniziato poi il fascismo, contestualmente alla sconfitta liberale. In seguito vi fu la crisi del 1929, che metteva in risalto la facile caduta dei sistemi: la risposta venne da Keynes e da Roosevelt. In questo senso nasce il New Liberalism, ovvero il Liberalismo Sociale.
“Il Welfare state deriva dal senso tedesco del buon compagno di vita, dalla culla fino alla tomba -ha detto Scognamiglio – il sistema capitalistico lasciato a se stesso non dava a garanzia di piena occupazione e questo è il punto che ha portato il Keynesismo a deragliare, perché l’idea di un sistema di piena occupazione ha portato ad osare in Europa la nazionalizzazione del sistema economico e negli USA l’idea che inflazione e occupazione fossero inversamente proporzionali, per cui era semplice stampare moneta per sostenere l’economia, idee che poi sono state accantonate.”
“La nuova Rivoluzione Liberale comincia di fatto come discorso inaugurale di Ronald Reagan che parla che lo Stato è il problema e non la soluzione. Anche Margareth Thatcher era di un parere analogo, quando diceva di far rotolare all’indietro il potere dello Stato.”
“I fondamenti ideologici della seconda Rivoluzione Liberale si collocano nella prima metà degli anni settanta, con due autori, ovvero Friedrich von Hayek e Milton Friedman.”
Carlo Scognamiglio sogna una riforma. Silvio Berlusconi nel 1994 dura un quarto d’ora.
Per uscire dalla situazione culturale e sistemica in cui riversa il paese sono necessarie riforme strutturali col machete e non col fioretto, richiamando l’antica “Rivoluzione liberale” è il motto dell’Associazione Lodi Liberale.
LA META’ E’ CONTRO QUELLO CHE FAI E GLI ALTRI SE NE FREGANO
Carlo Scognamiglio ha effettuato una disamina dell’imprenditore politico Silvio Berlusconi, che non ha saputo procedere nel suo progetto perché non ha saputo gestire LA ROTTURA. Cioè ha cercato di tenere insieme tutti e per questo non è riuscito. “Avere delle idee e saper comunicare, convincere la gente non basta, occorre anche un carattere da leader che è capace di avere contro la metà dei propri concittadini!”
IN ITALIA MANCA UNA LEADERSHIP LIBERALE
“Non si può pensare che solo il taglio alla spesa pubblica sia risolutivo: la riforma liberale parte dalla riduzione della spesa dell’amministrazione e riguarda l’intera società e il suo modo di organizzarsi!”
“Creare efficienza attraverso la competizione vantaggia gli enti, rispetto a fare efficienza tramite i finanziamenti!”
Lorenzo Maggi ha ricordato le battaglie storiche di Margareth Thatcher e di Ronald Reagan per difendere il concetto liberale. Tra cui il famoso giorno dello Sciopero dei controllori di volo in America.
LA CRISI ITALIA E LA SUA ECONOMIA ZOPPA
“L’Italia ha avuto a che fare con l’illusione berlusconiana, il sogno per cui un programma liberale potesse prendere piede, ma questo programma berlusconiano non ha portato i cambiamenti auspicati. Lo scenario che si è presentato dopo Berlusconi è forse stata la deriva economica peggiore dell’Italia.”
“La deriva economica italiana è specifica, se è vero che è sottomessa alle crisi internazionali e europee, è anche vero che dopo i governi di transizione Monti e Letta si trova a toccare il fondo. Il debito pubblico e la mancata ripresa sono il peso che, insieme alla spesa pubblica e alla tassazione, impediscono la partenza”.
Secondo Enrico Musso, semplificando molto, il patto scellerato per cui gli elettori sono stati soddisfatti con investimenti a perdere, è il sistema a non funzionare e non le singole manovre ed i singoli governi. Ecco perché il governo italiano ha scelto di stare dalla parte di chi paga le spese, senza pensare a chi non arriva.
Secondo Musso ci sono le idee liberali e anche il terreno buono, ma manca il consenso popolare che arriva al 3/5% del totale degli elettori, agli altri serve con pazienza fare opera di comprensione e di utilità.
Lorenzo Maggi e Giuliomaria Montini hanno messo in evidenza come alla fine tagliare la spesa pubblica e attrarre gli investitori esteri siano due delle poche risposte di crescita.
(MC)