“AUTONOMIA, DIFFERENZIAZIONE, RESPONSABILITÀ”: l’ultimo libro presentato in Lodi Liberale

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Un fatto politico, giuridico ma anche ideologico e generazionale: il concetto centrale di “AUTONOMIA, DIFFERENZIAZIONE, RESPONSABILITÀ. Numeri, principi e prospettive del regionalismo rafforzato” pubblicato da Marsilio editori, presentato insieme a Andrea Giovanardi (Coautore del libro e Professore di Diritto Tributario all’Università di Trento), Dario Stevanato (Coautore del libro e Professore di Diritto Tributario all’Università di Trieste) e Roberto Brazzale (Imprenditore) nella 142° serata di Lodi Liberale è che l’idea di autonomia e di differenziazione non è un fatto solo relegato alle accademie, ma parte dalle singole persone.

“La serata è dedicata a un libro recente, che tratta un argomento prevalentemente con risvolti economici ma strettamente legata ai territori”. Il Presidente dell’associazione Lodi Liberale ha ricordato che il libro rientra in una sorta di programma che tratta della dimensione legata al federalismo, cui l’associazione non si esime dal prendere in considerazione, specialmente nei suoi risvolti.

“Il tema resta sempre attuale – non solo nelle regioni autonome e aspiranti tali – ma l’autonomia differenziata per la Lombardia e il Veneto è stato più di un progetto di attualità, un mancato progetto.”

“Il meccanismo in atto, per tentativo di perequazione, non solo è ingiusto di per sé, si basa sulla solidarietà imposta e centralistica ma è anche inefficace ed inefficiente. Per cui – come ampiamente dimostrato nel libro Morire di aiuti. I fallimenti delle politiche per il Sud (e come evitarli) di Antonio Accetturo (AutoreGuido De Blasio (Autore) IBL Libri – non funziona” è quanto sostiene il presidente dell’associazione Lodi Liberale, Lorenzo Maggi.

IL NORD TRASFERISCE INGENTI RISORSE ECONOMICHE AL SUD

“Il libro è diviso in parti, diverse per tipologia di contenuto, il terzo capitolo è un capitolo a se stante, una sorta di diario di eventi. L’ultimo capitolo, il IV, contiene delle riflessioni conclusive. Parlare di questioni giuridiche senza essere nell’ambito di un contesto giuridico, è relativo: in questo contesto il lato economico e l’autogoverno partono da un presupposto di autonomia finanziaria, ad esempio.” Il professor Andrea Giovanardi spiega come, per farla breve, le risorse debbano essere congrue alle esigenze. “I trasferimenti economici dal nord al sud sono giganteschi, in gran parte non perequativi ma impliciti, per cui parti del paese non avrebbero bisogno di aliquote tanto elevate. Le tre regioni del nord vedono nel loro territorio molte più imposte allo Stato che non investimenti, al contrario accade al sud.”

IN TUTTI I PAESI VI SONO TRASFERIMENTI ECONOMICI TRA AREE RICCHE E AREE POVERE

“L’ingiustizia non sta nel concetto solidaristico, ma nella mole ingente e nella fruizione mancata. Non diminuisce il divario. Due milioni di persone sono emigrate dalle regioni del sud e sono persone in età produttiva.” Se i migliori scappano al sud si genera ancora di più un effetto regressivo e il divario aumenta. La finanza pubblica italiana si ordina quindi sulla necessità di disavanzi molto consistenti per finanziare i deficit. Stiamo parlando di almeno il 10% del PIL.

670 MILIARDI BUTTATI, 250 MILIARDI INVESTITI, SUD CONTRO NORD

“L’effetto di questo sistema ha portato a far fermare anche il nord, nel 2019 il deficit nazionale era dell’1,8% e si parlava di austerità che non fa crescere il paese. Figuriamoci come possono crescere delle regioni in cui l’avanzo è del 10%.”Secondo il professor Giovanardi non si tratta solo di parlare di soldi, ma anche di diritti e di cittadinanza, laddove vengono a mancare il sistema collassa.

Il sud, secondo l’interpretazione strettamente correlata al confronto investimenti e diritti, è una macchina che mangia soldi ma non restituisce ai suoi cittadini dei diritti degni di tali ingenti cifre. Uno degli esempi è legato all’istruzione, che potrebbe essere declinato sulle regioni nella logica dell’autonomia differenziata. I Test INVALSI hanno dimostrato che le cose non vanno bene, che non c’è coerenza tra nord e sud.

LA CRESCITA DEL PAESE PASSA DALLA RIDUZIONE DEI RESIDUI GEMELLI?

Attualmente il PNRR sospende la situazione, ma resta il problema che l’Italia non cresce e potrebbe evolvere in una situazione molto drammatica. Uno strumento per migliorare questa situazione potrebbe essere la realizzazione dell’autonomia differenziata nelle sue forme.

La Costituzione italiana riconosce il pluralismo istituzionale e il principio di responsabilità. Per darvi attuazione, sancisce l’autonomia finanziaria di regioni ed enti locali, cui risulta funzionale il principio di territorialità dei tributi. Riconosce altresì i principi di sussidiarietà e differenziazione. Con l’obiettivo di superare il dogma dell’uniformità nell’organizzazione dei servizi pubblici e sperimentare i possibili vantaggi della differenziazione, la riforma del Titolo v ha previsto un modello di regionalismo “rafforzato” per le regioni che vogliano ottenere la devoluzione di maggiori funzioni e competenze, unitamente alle relative risorse finanziarie. A lungo rimasto sulla carta, dal 2017 questo percorso è stato intrapreso da alcune regioni (Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna), contro le cui istanze si è alzato un trasversale fuoco di sbarramento animato da una visione ugualitaria e da un solidarismo che si vorrebbe illimitato e incondizionato. L’accusa di voler attuare una secessione mascherata, rivolta alle regioni del nord, nasconde una realtà pluridecennale fatta di enormi travasi di risorse tra territori, che non sono stati di alcun giovamento nel ridurre i divari tra le diverse parti del paese e nell’aiutare le aree meno sviluppate. Con un’analisi condotta sia sul versante economico che su quello degli assetti giuridico-istituzionali, il libro si interroga sulle prospettive del regionalismo differenziato facendo giustizia di obiezioni che appaiono inconsistenti e in molti casi strumentali al mantenimento dello status quo, a detrimento sia delle regioni del nord che dei territori del sud. (Dalla copertina del libro).

IL REFERENDUM PER IL FEDERALISMO HA AVUTO UNA PARTECIPAZIONE STORICA

“Servizi in misura migliore e più adeguati rispetto allo Stato, è il principio di chi crede nel federalismo. Dal punto di vista giuridico nella Costituzione è prevista la possibilità di adattare in base a singole situazioni quanto necessario, nelle materie tipiche di uno Stato sovrano, come ordine pubblico, tributi, giustizia, difesa, legifera lo Stato; nelle materie residue, ovvero quelle contenute nell’articolo 117, le materie a legislazione concorrente, la potestà legislativa è ripartita tra Stato e Regioni, dove le seconde curano le norme di dettaglio e l’esecuzione attraverso l’amministrazione di provincie e comuni. Questo assetto è apparentemente fisso, ma il comma 3 dell’articolo precedente, consente alle regioni di chiedere maggiori margini di intervento, su intesa.” Il professor Dario Stevanato ha spiegato che – fermo restando una serie di cautele che limitano l’azione unilaterale delle regioni – il Parlamento ha quindi la possibilità con una approvazione di legge a maggioranza qualificata, di portare a compimento intese volte ad ottenere maggiori spazi di autonomia regionale.

OBIEZIONI SOSTANZIALMENTE PRIVE DI FONDAMENTO

“Lo schieramento contrario a questo è maggioritario, tutti i centri di potere e di informazione, i luoghi in cui si dibatte di politica, cultura e assetti istituzionali, ad esempio sindacati, stampa, università, chiesa, sono notoriamente contrarie a questo disegno!” Per la maggior parte si tratta di obiezioni poco fondate e superabili, secondo Stevanato, perché alla fine la vera preoccupazione che ha impedito di portare a compimento le intese è quella dichiarata di accusare di voler attuare un disegno para secessionista, andando a rompere uno storico equilibrio.

LE REGIONI DI SERIE A E B?

“Riguardo le materie come scuola, sanità e trasporti, l’idea dei detrattori è che con l’autonomia differenziata chi non è ricco starebbe peggio.” Secondo Stevanato migliorare la situazione di qualcuno non implica il peggioramento di quella altrui. Per di più l’idea è che il processo altererebbe l’allocazione delle risorse finanziarie che attualmente confluiscono e defluiscono tramite l’erogazione di servizi pubblici. Insomma le regioni che si battono per l’autonomia secondo questi, vorrebbero appropriarsi indebitamente di una parte di risorse della collettività, mentre fattualmente è il contrario. Le regioni che funzionano bene ricevono servizi minori rispetto a quanto pagato in imposte. Al contrario mediamente al sud.

LE REGIONI CHE HANNO VOTATO SI SONO ASSUNTE IL RISCHIO

“La compartecipazione in realtà, in un assetto di autonomia differenziata, non ha la funzione del sistema di federalismo fiscale. La Costituzione attuale non consente un sistema fiscale smile, ad esempio, a quello della Svizzera.” Il professor Stevanato ha spiegato come la devoluzione funzioni come gettito in percentuale, con trattenute relativamente a investimenti su base regionale. Di fatto questo meccanismo, tranne che nelle Regioni a Statuto speciale, non è mai stato fatto, nonostante si possa fare per ben 23 materie. C’è una forte resistenza all’innovazione e alla sperimentazione di nuovi modelli di gestioni, prevalentemente per paura o per non comprensione del procedimento.

“C’è una sorta di contrarietà generalizzata alla libertà, alla creatività istituzionale: c’è una consapevolezza e una credenza di poter fare meglio attribuendo su scala più ridotta le materie, ma la resistenza prevalentemente consente di fare le scelte senza dover rispondere della responsabilità delle scelte. Alla base una precisa volontà di non andare a fondo alla questione!” Secondo Maggi la situazione creatasi non consente nemmeno al sud di avere opera.

“Lasciate che noi del meridione possiamo amministrarci da soli, da noi designare il nostro indirizzo finanziario, distribuire i nostri tributi, assumere la responsabilità delle nostre opere, trovare l’ iniziativa dei rimedi ai nostri mali; non siamo pupilli, non abbiamo bisogno della tutela interessata del nord; e uniti nell’ affetto di fratelli e nell’ unità del regime, non nella uniformità dell’ amministrazione, seguiremo ognuno la nostra via economica , amministrativa e morale nell’ esplicazione della nostra vita”. Luigi Sturzo

UNA RISCHIESTA CHE NON HA AVUTO SEGUITO

“Il testo esprime in maniera puntuale e documentata tutte le ragioni per cui si dimostri che si tratta di pretestuosa ragione, quella contraria, visto che rispetto a quanto desiderato dalla popolazione del Veneto si parla di una devolution di molto inferiore – ha detto Roberto Brazzale, imprenditore veneto che da anni si batte per ridare dignità economica alla sua regione – che non ha pari rispetto alle Regioni a Statuto speciale”.

Tutti i veneti sognano l’autonomia e lo stanno chiedendo a uno Stato che è sostanzialmente fallito: Brazzale spiega che istintivamente il popolo veneto percepisce il rallentamento. Il popolo spesso e volentieri coglie meglio dei gruppi elitari le necessità. Per questo la Lega ha fatto man bassa alle elezioni. Il Parlamento ha tradito il mandato dei suoi elettori lombardi e veneti, visto che lo Stato italiano non ha nessuna intenzione di liberare quella pallida forma di autonomia particolare che “non solo non tocca minimamente la sostenibilità finanziaria” dello Stato, che vive grazie alla BCE e all’Europa della Germania attuale, ma è inferiore rispetto a quanto sperato. La politica federalista attuale non ha nulla a che fare con la concezione federalista delle origini. Politicamente il legame con Fratelli d’Italia ha ormai sterilizzato lo slancio originario.

“La natura del popolo veneto è fatta di lavoro, di soluzione dei problemi per far funzionare le cose.”

LO STATO FA CONCORRENZA ALLE AZIENDE PRIVATE

Gli italiani se ne vanno, la popolazione italiana progressivamente si è trasformata in sussidiata: alla luce della pandemia attualmente la spesa pubblica è stata rinforzata. Il trasferimento continuo di risorse verso il sud è la rovina del sud stesso. Quello che manca è la politica, visto che dal punto di vista giuridico è già tutto realizzabile, nonostante le schermaglie della casta del sud, che non accetta il cambiamento, a spese della popolazione che rappresenta. Ma la cosa più grave è una ulteriore distorsione – secondo Brazzale – che sarà gestita dalla comunicazione dei politici, che sfrutteranno il PNRR a proprio vantaggio propagandistico.

UN’ORGIA DIONISIACA DI SPESA PUBBLICA, PARTORITA DA DRAGHI

“La dignità delle persone, l’obiettivo di una persona che vuole vivere indipendente, è il lavoro e la capacità di produrre servizi e beni e di venderli a chi li usa, a chi li cerca. Dunque, in seguito alla pandemia, ci troviamo di fronte a una situazione surreale”.

LA LEGA HA TRADITO L’ELETTORATO, BREXIT SI’ E RIFORMA ITALIANA NO

“La Lega ha completamente tradito i presupposti ideali su cui era stata fondata – ha detto Brazzale – lo Stato centrale si rifiuta di trattare con il popolo, dei veneti, dei lombardi, che hanno una consapevolezza, una storia, non sono un pezzo di qualcosa, ma sono qualificati e hanno un’idea di Italia che funziona. Abbiamo bisogno di qualcuno che creda negli ideali e che sia disposto a prendersi carico del rischio di fare le cose!” (MC)

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