Il 19 agosto scorso, Ermek Taychibekov, difensore dei diritti umani delle minoranze russe in Kazakistan, blogger e imprenditore di origine kazaka, è stato condannato a 7 anni di carcere dal tribunale di Almaty (Kazakistan).
Taychibekov era stato arrestato nel settembre 2020 con l’accusa di “incitamento al separatismo e alla dscordia nazionale”.
Taychibekov fu già arrestato nel 2015 – con la medesima accusa – e si è sempre difeso proclamandosi difensore dei diritti umani delle minoranze russe nel Paese e in favore del ritorno alla Russia delle zone “kazakizzate” dopo lo smembramento dell’Unione Sovietica.
Nel 2016 un rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) aveva già criticato la detenzione di Taychibekov da parte delle autorità kazake e ciò aveva contribuito alla sua scarcerazione anticipata, nel 2017.
Taychibekov risulta aver sempre espresso le sue opinioni pacificamente, nei media, senza mai incitare all’odio o alla violenza.
A sostenerlo, per primi, gli attivisti del partito nazionalbolscevico russo “L’Altra Russia di Eduard Limonov”, che già nel dicembre 2020 avevano manifestato davanti all’Ambasciata del Kazakistan a Mosca, erigendo uno striscione per chiedere la liberazione dell’attivista per i diritti umani.
Il tutto nella totale indifferenza delle autorità statali russe, le quali preferiscono mantenere ottimi rapporti socio-economici con il vicino Kazakistan.
Gli attivisti nazionalbolscevichi denunciano il rischio di una nuova Ucraina, ovvero l’opporessione delle minoranze russe nel Paese.
Lo scrittore Eduard Limonov, per primo, nel 1992, denunciò l’oppressione dei russi da parte del governo ucraino e così fece negli Anni 2000 in Kazakistan, condannato al carcere con l’accusa di “tentativo di colpo di stato”.
Eduard Limonov e il suo partito (negli Anni ’90 denominato Partito NazionalBolscevico e, dal 2010, “L’Altra Russia” e oggi, dopo la morte di Limonov, “L’Altra Russia di Eduard Limonov”) si sono sempre occupati di riunificare il mondo russo ex sovietico, promuovendo il socialismo popolare, in tutte le Repubbliche ex Sovietiche (comprese, in particolare, Estonia, Lettonia e Lituania).
A tale progetto si sono sempre opposti non solo i rispettivi governi succedutisi al crollo dell’URSS, anticomunisti, spesso di estrema destra o comunque autoritari, ma anche le stesse autorità statali russe che, non a caso, nel 2007 misero fuorilegge il Partito NazionalBolscevico e oggi perseguitano “L’Altra Russia di Eduard Limonov”, impedendole, peraltro, di partecipare alle elezioni.
Luca Bagatin