Riforma Gelmini: che cosa cambia. Cosa manca

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di LORENZO CASTELLANI

La riforma Gelmini entra nel vivo sia in ambito universitario che in ambito di scuola primaria e secondaria. Ecco che cosa cambia e che cosa invece ancora manca. Cominciamo dall’università.

1) Trasparenza dei concorsi. Reclutamento professori universitari: le commissioni che giudicheranno gli aspiranti professori universitari di prima e seconda fascia saranno composte, a differenza di quanto accadeva fino ad ora, da 4 professori sorteggiati da un elenco di commissari eletti a loro volta da una lista di ordinari del settore scientifico disciplinare oggetto del bando e da 1 solo professore ordinario nominato dalla facoltà che ha richiesto il bando. Si evita così il rischio di predeterminare l’esito dei concorsi e si incoraggia un più ampio numero di candidati a partecipare.

2) Reclutamento dei ricercatori. In attesa di un riordino organico del sistema di reclutamento dei ricercatori universitari le commissioni che giudicheranno i candidati al concorso saranno composte da 1 professore associato nominato dalla facoltà che richiede il bando e da 2 professori ordinari sorteggiati da una lista di commissari eletti tra i professori appartenenti al settore disciplinare oggetto del bando. La valutazione dei candidati avverrà secondo parametri riconosciuti anche in ambito internazionale.

3) Assunzioni. Le università con una spesa per il personale troppo elevata (più del 90% dello stanziamento statale) non potranno effettuare nuove assunzioni. La norma pone un freno alle gestioni finanziarie non adeguate di alcune università (soprattutto nel rapporto entrate-uscite). Da oggi le università che spendono più del 90% dei finanziamenti statali (Fondo di Finanziamento Ordinario) in stipendi non potranno bandire concorsi per docenti, ricercatori o personale amministrativo.

4) Ricercatori. Per favorire l’assunzione dei giovani ricercatori, il blocco del turn over (a quota 20% nelle altre amministrazioni) viene elevato al 50%. Delle possibili assunzioni presso le Università, almeno il 60% dovrà essere riservato ai nuovi ricercatori. I bandi di concorso per posti da ricercatore già banditi sono esclusi dal turn over. 2300 ricercatori dunque saranno esclusi dal blocco del turn over. Gli enti di ricerca sono esclusi dal blocco delle assunzioni che è entrato in vigore per tutte le amministrazioni pubbliche. Queste tre iniziative permetteranno di assumere 4000 nuovi ricercatori.

5) Finanizamenti. Più finanziamenti (cioè il 7% del Fondo del Finanziamento Ordinario e del Fondo Straordinario della Finanziaria 2008) saranno distribuiti alle Università migliori: quelle con offerta formativa, con qualità della ricerca scientifica, qualità, efficacia ed efficienza delle sedi didattiche migliori. Le università più virtuose saranno individuate in tempi molto brevi attraverso i parametri di valutazione Civr (Comitato di indirizzo per la valutazione della ricerca) e Cnvsu (Comitato nazionale valutazione del sistema universitario). Per la prima volta in Italia si distribuiscono soldi alle Università in base a standard di qualità. Finalmente.
6) Diritto allo studio. Per la priva volta in Italia tutti gli aventi diritto avranno la borsa di studio. L’incremento di 135 milioni di euro sarà destinato ai ragazzi capaci e meritevoli, privi di mezzi economici. 180 mila ragazzi oggi sono idonei a ricevere la borsa di studio e l’esonero dalle tasse universitarie, ma solo 140.000 li ottengono di fatto già oggi. 65 milioni di euro sono stanziati per nuove strutture per il 2009: 1700 posti letto in più per studenti universitari.

Ma non basta. La pars construens deve ancora essere completata. Soprattutto nell’ambito della scuola primaria e secondaria. Nel settembre 2008 il Ministro dell’Istruzione aveva promesso che un terzo dei risparmi di bilancio sarebbero stati restituiti al settore sotto forma di meccanismi premianti per i docenti più meritevoli. Meccanismi, tra l’altro, mai specificati. Era stato promesso un piano per l’edilizia scolastica che recuperasse le situazioni di maggior degrado. Di tutto questo fino ad oggi non c’è traccia nell’operato governativo. Per ottenere comportamenti virtuosi non basta ripetere il mantra del merito, che pur qualche piccolo passo in avanti con la riforma Gelmini sembra averlo fatto. Tuttavia ci sono ancora numerosi nodi che devono essere sciolti dal Ministero della Istruzione. Pensando all’attuale divario di apprendimento che caratterizza le scuole meridionali a tutti i livelli, nulla è stato messo in campo per spingere insegnanti e giovani meridionali a recuperare rispetto ai loro coetanei del nord Europa. Pensando agli elevati tassi di mancato conseguimento dei titoli secondari nelle regioni nord-orientali, ci domandiamo quali interventi siano stati intrapresi per rovesciare questo andamento. Pensando agli elevati tassi di turn-over dei docenti sulle cattedre(c’è chi cambia 7-8 docenti l’anno nello studio della stessa materia…), non notiamo alcuna inversione di tendenza. La valutazione degli apprendimenti in modo universale è ancora molto lontana. Nonostante i miracoli fatti dall’Invalsi, solo il 6.8% degli studenti è stato valutato nell’ultimo test sulla scuola primaria. The last but not the least la mai recepita invece la battaglia liberale per l’abolizione del valore legale del titolo di studio della quale si è ampliamente scritto su questo giornale online, ma vorrebbe forse osare troppo per l’attuale classe politica…

Lorenzo Castellani

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