E’ la prima volta che, in Perù, viene eletto alla carica di Presidente un maestro elementare figlio di contadini e orgoglioso delle sue radici popolari.
Così si è insediato Pedro Castillo, neo eletto Presidente del Perù con il 50,12% dei consensi, il quale, nel suo primo discorso da Capo di Stato, ha salutato tutti gli appartenenti ai popoli originali.
Il Presidente Castillo ha infatti dedicato la sua vittoria “ai miei fratelli ‘ronderos’ (autodifese contadine), ai miei fratelli maestri, ai fratelli quechua, aymara e agli afro-peruviani”.
Ed ha proseguito spiegando come “Oggi è un giorno di cambiamenti storici per il Perù” dopo che – per secoli – “prima la colonizzazione spagnola, poi una serie di governi ingiusti seguiti al colpo di stato del 1992 (quello del dittatore Alberto Fujimori) hanno defraudato la popolazione. Ma ora, nel giorno del duecentesimo anniversario della nostra Indipendenza, c’è un governo per il popolo e con il popolo”, ha affermato Carrillo.
Pedro Castillo, socialista populista e marxista-leninista, si è presentato agli elettori con un programma di lotta alla corruzione; per la redazione di una nuova Costituzione democratica inclusiva e per l’introduzione di programmi sociali, in particolare in grado di sostenere le famiglie rurali; oltre che un piano di finanziamento di prestiti a basso tasso d’interesse per i piccoli e medi imprenditori ed un piano per la tutela dell’ambiente.
Pedro Castillo ha ricevuto immediato plauso per la sua elezione da parte dei governi socialisti di Cuba, Messico, Nicaragua, Bolivia, Venezuela e Argentina.
L’America Latina socialista sembra pian piano rinascere e ritrovare una nuova prospettiva unitaria, indigenista e antimperialista.
Luca Bagatin