di MARTINA CECCO
Creazione di siti internet, portali di informazione, portali destinati a diventare copia o falsa copia di portali originali: pare che sia un passatempo divertente, ma specialmente molto redditizio quello di riprodurre dei siti web falsandone i contenuti e arrivando a produrre più velocemente e con maggiore qualità una informazione falsa rispetto a una informazione vera.
Il principio secondo cui accade questo è semplice: è sufficiente provvedere a riprodurre un sito internet con una veste affidabile, simile a quella originale, inserendo contenuti veritieri e contenuti falsati, per riuscire a catturare l’attenzione da parte dei motori di ricerca, e aggirare lo spider, che lancia la notizia se è ben prodotta, ecco quindi come certe menti “illuminate” riescono a far convergere parecchie migliaia di euro su conti correnti intestati a persone e/o ditte inesistenti che propongono servizi sulla falsariga di quelli reali, truffando però il consumatore, cioè senza erogare alcun servizio. Non c’è momento migliore per ricordare che la società moderna tende spesso a trasmettere ai giovani l’idea pericolosa che è facile vendere prodotti quando sono ben presentati, a discapito invece della effettiva validità del servizio. Questo discorso vale per tante situazioni, ma a maggior ragione calza a pennello per questa.
La Guardia di Finanza insieme alla Polizia Postale sono i due principali, se non unici, interlocutori a cui rivolgersi nel caso in cui si cada nella truffa. Se il consumatore viene gabbato, sia come user che come eventualmente compratore di servizi inesistenti, altro non può fare se non rivolgersi a sporgere denuncia, sperando che nel frattempo il sito in questione non sia stato oscurato o cancellato. In alternativa, se la truffa è collettiva, può essere utile rivolgersi a una sezione consumatori per cercare di muovere una “class action”, avendo cura sempre, e questo è davvero importante, segnalare on line nei forum quanto scoperto. Questa strategia vale per i siti quanto anche per le e-mail che spesso si ricevono in spam.
Nell’epoca della comunicazione web 2.0 per gli addetti ai lavori costruire un sito internet che riproduce un brand famoso non costa molto in termini di tempo, sono sufficienti poche ore, ma rende altrettanto in fretta. Come del resto cancellare ogni traccia è possibile in poco più di 24 ore. Che fare allora per proteggersi? Poche le regole per gli acquisti on line: prima fra tutte quella della conoscenza diretta. Se si conosce un sito internet che vende servizi perché è stato presentato da un amico di fiducia che ne ha usato i servizi è buona prassi, ma per scegliere tra le varie proposte on line questa strategia non è sempre applicabile.
Allora che fare: bisogna sempre prima di tutto cercare di controllare bene che siano riportate le credenziali del sito, verificare la registrazione del portale, per avere traccia di chi offre il servizio, effettuare una prova telefonica per stabilire con il venditore del servizio un contatto che attesti la reale presenza del proponente, almeno un centralino fisso, se ci sono solo dei numeri verdi già qualcosa non funziona per il verso giusto, infine trovare nel sito la sezione reclami e provare a contattare il servizio, per verificarne la esistenza.
Molte delle truffe on line sono architettate a tavolino anche oltre il portale in questione: presenza del portale su forum di discussioni, per accreditarne il valore, divulgazione delle promozioni sui portali gratuiti di inserimento annunci, sono solo alcuni dei sistemi per ingannare il navigatore.
La prova scottante di quanto questo possa essere reale è stata fatta già qualche anno fa, era il lontano 2008, e due anni nello sviluppo in web sono tanti .. quando un gruppo di studenti de l’Aquila (1) promossero il “Funzino Apocrifo”, un pesciolino che non c’è, gabbando i motori di ricerca, i portali di informazione scientifica gratuiti e anche Wikipedia e finendo sulle cronache di tutta la stampa nazionale.
Note (1): informazioni tratte da Webmasterpoint
Di Martina Cecco