Per il 134esimo evento di Lodi Liberale è stato presentato il libro di Tito Tettamanti “QUALE EUROPA? Una polemica liberale“, pubblicato dall’Istituto Bruno Leoni, insieme all’autore (Avvocato e Finanziere), Antonio Foglia (Economista e Banchiere) e Alessandro De Nicola (Presidente di The Adam Smith Society). Intervenuto in serata il dottor Paolo Pamini.
“Ripartire dai classici è un modo per rimettere insieme le idee in tema di libertà e di liberalismo, dato che è una posizione politica che raramente viene affrontata bene, più spesso caricaturizzata.” Il Presidente dell’Associazione Lodi Liberale, Lorenzo Maggi, ha portato il tema dell’Unione Europea, nel fiore delle polemiche e delle problematiche che essa porta con sé. Aspetti critici dell’euro, della Costituzione europea, dell’unione: si tratta di una raccolta di scritti in cui figurano molti liberali e intellettuali di area.
“Il processo di unificazione europea è una speranza o una minaccia per le libertà individuali e, soprattutto, per la libertà economica? Nella vita di ognuno di noi, l’Europa è un mercato unico nel quale scambiare beni e servizi o un potere intrusivo che arriva a regolamentare i campi più disparati di attività? Pensatori e osservatori di ispirazione liberale hanno dato, nel tempo, risposte molto diverse a questi interrogativi, che non perdono d’attualità con l’evoluzione del progetto europeo. Tito Tettamanti da anni conduce una battaglia fortemente critica nei confronti degli aspetti più distorsivi del progetto europeo e sulle ambizioni neo-centralistiche di Bruxelles. Una battaglia che in primo luogo riguarda il rapporto fra Confederazione elvetica e Unione europea, ma che chiama anche in causa scelte politiche e valori fondamentali. Questo volume presenta una selezione dei suoi scritti sul tema e alcune reazioni di protagonisti della vita economica e della discussione pubblica, che testimoniano un’esigenza di confronto, sia nell’adesione che nella critica, con le tesi di Tettamanti.”
UN PUNTO DI VISTA DIVERSO
“Parlare del rapporto tra la Svizzera e l’Unione europea è solo un argomento, in un ambito molto ampio, mentre è importante anche discutere di dove l’unione stia andando – l’avvocato Tettamanti fa un confronto tra i due estremi – C’è un’antitesi fondamentale a livello istituzionale tra UE e CH. In Svizzera la cittadinanza ha il diritto di esprimersi sulla promulgazione delle leggi, deve dare il suo parere, al contrario della UE che ha un notevole deficit democratico. Nella democrazia semidiretta svizzera si impedisce l’oligarchia, Le democrazie rappresentative, infatti, corrono il rischio di divenire oligarchiche, la classe dirigente ed eletta governa il paese per diversi anni, a mezzo della professione della politica, che crea una casta.” Le piccole dimensioni salvano la democrazia e una partecipazione alla politica liberale, più cosciente.
DIFFERENZA TRA SVIZZERA E UNIONE EUROPEA IN ALCUNI PUNTI
“La visione del Paese è data dalla sostanza del popolo, la differenza tra la Svizzera e l’Unione Europea è enorme, anche se una certa parte di élite, burocrazia e consiglieri federali da anni sono inclini all’accondiscendenza verso l’indirizzo tecnocratico UE e ha perso il fermento dell’anima liberale svizzera. Il Governo svizzero ad ogni modo non ha aderito ad un accordo istituzionale che regolava i rapporti futuri tra UE e CH, che non ha firmato per l’allineamento legislativo (1992). Con questo accordo infatti si prevedeva la rettificazione giuridica sulla base delle leggi europee, salvo frapporsi, presso il Tribunale arbitrale della Corte di Giustizia europea.”
NON E’ IL MOMENTO DI GAMBIZZARCI L’UN L’ALTRO
“Un altro aspetto già parzialmente in atto è la libera circolazione, la quale dal punto di vista della socialità dimentica che in Europa i confini sono quelli della vita sociale e che non ha a che fare con il merito per la vivibilità di uno stato. Se dunque come per la moneta sono state fatte delle forzature, con Shengen e con Dublino per le merci e per le persone, nello stesso modo i dati di fatto dimostrano che manca la concezione di quel che serve fare e di quel che si può fare.”
Secondo l’avvocato Tettamanti dunque, su questa situazione già difficile, si aggiunge l’evoluzione che, dal 1957, ha seguito la UE. I patti dell’epoca rispondevano alle esigenze dell’epoca. La visione dell’epoca era fortemente determinata dal cattolicesimo e dal legame con l’America, ma era interesse di tutti che la CECA fosse un progetto di successo. Il passaggio a Maastricht invece è tutt’altro, in quanto in questo accordo di parla di euro, di burocratizzazione, di superstato e di travaso della sovranità dalle singole nazioni verso questo ente sovrano. Con Cannes e Chirac la svolta europea ha basi habermaniane marxiste basate sui Diritti umani e non più solo economici. Inizia in questo modo l’annessione dei paesi dell’Est, che erano privi di concetto democratico e sovranista.” Si crea per di più in questo modo anche una grande frattura tra il nord e il sud. Le nazioni cedono sovranità in cambio di ricchezza. L’Europa è evidente che non è liberale.
Le argomentazioni che mancano, in Europa, secondo Lorenzo Maggi, che coordina l’incontro, sono parte di una carenza sistematica del clima culturale che aleggia in Europa, dove non vi è una visione positiva di ambiti concettuali quali: impresa, profitto, globalizzazione, mercato libero, competizione, diminuzione della spesa pubblica, diminuzione delle tasse, federalismo fiscale, concorrenza dei sistemi, concorrenza istituzionale e fiscale.
IL CENTRALISMO MONDIALISTA ANTISTORICO RIDUCE I PICCOLI STATI A CONTROLLORI ED ESECUTORI DELLE DECISIONI ALTRUI.
“Si è creata una rete di strutture mondiali – alcune di indubbia autorità quando non superano le loro competenze o raggruppamenti arbitrali di stati (vedi ad esempio il G20) – dove sul modello orwelliano gli animali sono tutti uguali ma alcuni sono più uguali degli altri e ai piccoli non resta che abbozzare: ciò ha creato e valorizzato una tecnoburocrazia a livello mondiale costituita da esperti, quasi sempre di indubbia competenza la cui visione è ben distante dalla democrazia partecipativa, il mondo sta cambiando e ciò ha creato un efficientismo che si mostra in lotte per i poteri forti a scapito di decisioni più federaliste, lente e sofferte, ma che danno un senso alla parola cittadino.”
IL GOVERNO MONDIALE POLITICO UNICO?
“La contraddizione con la quale la UE ha a che fare non le consente di ottimizzare i suoi equilibri: si tratta – secondo il professor Alessandro de Nicola – di un deficit democratico. Se la Commissione europea divenisse legittimata e se la Corte fosse simile a quella consultiva dei Lord, allora il Parlamento europeo avrebbe un peso diverso politicamente parlando. Un vero governo non necessita di un Commissario per ogni Stato, per cui potrebbe accadere che alcuni Stati sarebbero non rappresentati e dovrebbero adeguarsi a decisioni sovranazionali. La conseguenza della maggiore integrazione porta inevitabilmente a un aumento del potere del Parlamento europeo e automaticamente il federalismo si evolve in modo naturale. L’organismo politico, per natura, utilizza tutto il potere che ha. Ma dall’altra parte, volendo avere un’Europa meno integrata, è accentuare i difetti che la rendono inerte o burocratizzata.”
“Questo è il MODO per mantenere un EQUILIBRIO di poteri e di SOVRANITA’.”
“Il paragone con la Svizzera, da questo punto di vista, non funziona, in quanto l’Unione europea avrebbe limiti estremi di coesione. Il modello di successo svizzero quindi, sia economicamente che socialmente e politicamente, con un senso di appartenenza molto alto, coeso, ha un modus vivendi che è un unicum, per cui vi sono delle sensate ragioni di non committenza con la UE.”
“Come venga usato il potere, in senso più o meno liberale, rispetto al modello politico, civile o economico, l’integrazione porterebbe una enorme distanza tra eletto ed elettore, anche se poi è vero che non c’è un grandissimo controllo nemmeno nelle piccole realtà, ma si tratta sempre di scelte. Senza Europa non avremmo un mercato aperto nemmeno in Italia, per cui l’argomento in discussione non è questo.”
ABBIAMO FRUITO DELL’UNIONE EUROPEA
“L’Italia in Europa ha avuto notevoli facilitazioni in ambito politico, nella direzione delle liberalizzazioni, non ha avuto danni, in questo senso. Ma nel breve e medio periodo l’Europa si sta avviando verso un percorso socialdemocratico. Questo resta nell’ambito delle possibilità, per il resto il Nodo gordiano è proprio quello di capire se alla cittadinanza interessa il mantenimento della sovranità oppure se si vuole una maggiore integrazione a scapito della sovranità”.
I 5 PUNTI DEL DISCORSO DI BRUGES DI MARGARETH THATCHER
Una cooperazione volontaria tra Stati sovrani
Il mio primo principio guida è questo: la cooperazione attiva e volontaria tra stati sovrani indipendenti, è il modo migliore per costruire una Comunità Europea di successo. Cercare di sopprimere le nazionalità e concentrare il potere al centro di un conglomerato europeo sarebbe altamente dannoso e comprometterebbe gli obiettivi che cerchiamo di raggiungere. L’Europa sarà più forte proprio perché ha la Francia in quanto Francia, la Spagna in quanto Spagna, la Gran Bretagna in quanto Gran Bretagna, ciascuno con i proprie costumi, tradizioni e identità. Sarebbe follia cercare di costringerli in una sorta di personalità europea tipica. Alcuni dei padri fondatori della Comunità pensavano che gli Stati Uniti d’America avrebbero potuti essere il suo modello. Ma l’intera storia dell’America è molto diversa da quella dell’Europa.
Incoraggiare il cambiamento
Il mio secondo principio guida è questo: le politiche comunitarie devono affrontare i problemi presenti in un modo pratico, per quanto difficile possa essere. Se non siamo in grado di riformare le politiche comunitarie che sono palesemente sbagliate o inefficaci e che giustamente causano inquietudine pubblica, allora non potremo ottenere il sostegno dell’opinione pubblica per lo sviluppo futuro della Comunità. Ed è per questo che i risultati del Consiglio europeo di Bruxelles lo scorso febbraio sono così importanti.
Un’Europa aperta all’impresa
Il terzo principio guida è la necessità di politiche comunitarie che incoraggino il fare impresa. Se l’Europa vuole prosperare e creare i posti di lavoro del futuro, l’impresa è la chiave. La struttura di base è già in essere: il Trattato di Roma stesso è stato inteso come una Carta per la libertà economica. Ma non è questo lo spirito con cui è sempre stato letto, ancora meno applicato. La lezione della storia economica dell’Europa negli anni ‘70 e ‘80 è che la pianificazione centralizzata e un controllo capillare non funzionano mentre invece sforzo personale e l’iniziativa funzionano. Un’economia controllata dallo Stato è una ricetta per bassa crescita e che la libera impresa in un quadro di diritto porta risultati migliori.
Europa aperta al mondo
Il mio quarto principio guida è che l’Europa non dovrebbe essere protezionista. L’espansione dell’economia mondiale ci impone di continuare il processo di rimozione delle barriere al commercio, e di farlo nel quadro dei negoziati multilaterali del GATT. Sarebbe un tradimento se, mentre si abbattono i vincoli sul commercio in Europa, la Comunità si mettesse a erigere più forti protezioni esterne.
Europa e difesa
Il mio ultimo principio guida riguarda il più importante dei problemi: il ruolo dei paesi europei nella difesa. L’Europa deve continuare a mantenere un ferma difesa attraverso la NATO. Non possiamo rilassarci nei nostri sforzi, anche se ciò significa prendere decisioni difficili e sostenere pesanti costi. È alla NATO che si deve la pace che è stata mantenuta per più di 40 anni. Il fatto è che le cose stanno andando lungo la nostra strada: il modello democratico di una società basata sulla libertà di iniziativa si è dimostrato superiore; la libertà è all’offensiva, un’offensiva di pace in tutto il mondo, per la prima volta nel corso della mia vita.
UN SISTEMA DIVERSO RISPETTO A PRIMA DEGLI ANNI ‘70
“Nel libro vi sono numerosi argomenti che si dipanando in pro e in contro, in filigrana: Scambi, compromessi, contraddizioni e ambiguità che caratterizzano il mondo d’oggi, sono i parametri del sistema europeo che assomiglia al modello della fisica degli anni ’70: al di là del concetto, in Europa si valorizzano poco i modelli che tengono a mente le differenze, la concorrenza, il merito, l’esistenza di conoscenze diffuse e difficilmente applicabili ma anche contiene un elemento di conservazione e attenzione nell’imporre cambiamenti radicali di cui non sarebbe possibile sapere le conseguenze.” Secondo il dott. Antonio Foglia si deve fare un confronto tra il paradigma centralizzato e quello decentralizzato.
REGOLE E DIMENSIONI NEL MERCATO EUROPEO ED EXTRAEUROPEO
“Le giurisdizioni concorrenti sovrapposte funzionali (FOCJ sovrapposte e concorrenti) sono una forma moderata di panarchia sostenuta dagli economisti svizzeri Bruno Frey e Reiner Eichenberger. Nell’ambito del FOCJ, le operazioni governative sono suddivise in più organizzazioni, ognuna nota come FOCUS. Nel libro se ne parla. Un esempio sono le diverse prese per la corrente elettrica: creano concorrenza e creano due mercati per la selezione nel tempo delle diverse soluzioni. C’è il tema del Level Playing Field che consiste nella minima standardizzazione delle regole in modo che vantaggi e svantaggi siano equi per tutti. Infine c’è il tema del Condominio Europeo, dove la parametrazione europea comporta svantaggi a chi ha più ricchezza e vantaggi a chi ne ha meno. Quindi non è pensabile una UE senza parificazione politica nel processo politico.”
“Era forse inevitabile il processo europeo, dove però si sono perse tendenzialmente occasioni per fare passi avanti: il Covid è – secondo Foglia – una seconda possibilità!” nel senso strettamente economico del termine.
Secondo Foglia l’euro è una moneta terza con un sistema molto duro, per cui il problema dei debiti dei singoli stati è GRAVISSIMO in quanto le monete in cui è stato battuto non sono più erogabili per cui il fardello storico è estremamente importante e non ha retto il peso della crisi del 2011. Ora, con il Covid, c’è la possibilità di ripartire con un Recovery Plan che fa una specie di mutualizzazione/consolidamento del debito precedente, buttandosi alle spalle il vizio economico di generazione della nuova UE”.
ANTITRUST
“Vi sono liberali che vedono questo indirizzo come una ennesima invasione della politica nel mercato, altri che ritengono che l’economia di mercato possa sopravvivere solo grazie alla presenza di una normativa Antitrust di una certa consistenza. Nel mondo di oggi le grandi società ci dimostrano che la difesa dell’economia di mercato, di un grado di concorrenza elevato, vanno seguiti, perché non possiamo attendere che si dipani la naturale evoluzione tecnica dei processi, che sarebbe troppo lenta.”
L’incontro pone in argomento una discussione, in corso fin dai tempi di Aristotele: quali sono le regole e le dimensioni perfette di un Governo, di una cittadinanza, di un mercato? In chiave liberale.
A cura di Martina Cecco