Proprio negli scorsi giorni, il Presidente del Senato della Bolivia, Adronico Rodriguez, aveva presentato il sesto atto d’accusa contro Jeanine Añez, ex senatrice liberale e auto proclamatasi Presidente a seguito del golpe militare contro il Presidente eletto Evo Morales, nell’autunno 2019.
Sul capo della Añez pendono anche ben quattro cause legali, promosse dall’attuale governo socialista, presieduto da Luis Arce.
La Añez, agli arresti da marzo, è infatti accusata di sedizione, di aver represso le manifestazioni anti-golpiste, di cospirazione e di associazione a delinquere, oltre ad essersi autoproclamata Presidente del Paese, senza averne alcun legale titolo o diritto.
Nonostante ciò, il Parlamento Europeo, con 396 voti favorevoli, 267 contrari e 28 astenuti, ha condannato la detenzione della Añez, invitando le autorità boliviane a rilasciarla, assieme ai suoi ex Ministri. Ritirando, oltretutto, le accuse a loro carico.
La mozione è stata presentata e sostenuta dall’estrema destra, ovvero dal Partito Popolare, dai liberali e dai conservatori. Fra i principali promotori, il partito di estrema destra spagnolo, VOX (fondato da ex aderenti al Partito Popolare).
La Añez fu arrestata, nel marzo scorso, con mandato di cattura del Procuratore del Dipertimento di La Paz, assieme ai suoi ex Ministri Arturo Murillo, Luis Fernando Lopez, Alvaro Coimbra e Rodrigo Guzman.
Medesimo ordine di cattura fu spiccato contro numerosi militari all’epoca in carica, fra i quali, in particolare, l’ex comandante in capo delle forze armate Williams Kaliman, per la sua partecipazione al golpe.
Il golpe militare della Añez aveva provocato un’escalation di violenza nel Paese e l’avvento al governo di elementi razzisti e fondamentalisti religiosi.
In ambito economico, l’autoproclamato governo della Añez, aveva distrutto tutte le conquiste sociali ed economiche portate avanti dai governi socialisti di Evo Morales, il quale, a seguito del golpe, fu costretto all’esilio.
Solo la vittoria del socialista Luis Arce, con il 55% dei voti, alle presidenziali dell’ottobre 2020, ha permesso a Morales di rientrare in patria e alla Bolivia di tornare alla democrazia.
Luca Bagatin