Nel 120esimo evento di Lodi Liberale è stato presentato il libro “IL SISTEMA. Potere, politica, affari: storia segreta della magistratura italiana“, pubblicato dalla Rizzoli, insieme a Alessandro Sallusti (Giornalista), Luca Palamara (Ex Membro togato del Consiglio Superiore della Magistratura) e Gian Domenico Caiazza (Presidente dell’Unione Camere Penali Italiane).
“Ospiti autorevoli per la serata; il tema al centro dell’attenzione è sempre la libertà – come ha anticipato Lorenzo Maggi – come da tradizione ormai consolidata Lodi Liberale alterna i Classici del pensiero liberale, con le uscite di libri di attualità da presentare assolutamente, come questo”.
“Il libro è interessante e agghiacciante al contempo, si parla di come funzionano le nomine, come funziona il vasto mondo della Magistratura italiana, raccontato da un protagonista. La lettura inquieta perché il sistema è strutturato e oliato, funziona in un modo chiaro, e viene spiegato da chi lo ha vissuto.” Ha detto Lorenzo Maggi Presidente di Lodi Liberale.
UN LIBRO CHE MERITA DI ESSERE LETTO
La magistratura ha il compito di plasmare la società INSIEME a un partito di riferimento, ma se necessario anche senza o addirittura oltre. Così nasce il sistema, il sistema delle nomine, non per merito ma per appartenenza. Palamara
Negli ultimi anni non ho fatto il Magistrato, io ho fatto politica. Non ero un pazzo isolato, eravamo in tanti, eravamo compatti. Nessuno ci controlla. Palamara
NEL SISTEMA VIGE LA REGOLA DI UN’INTESA GIA’ RAGGIUNTA
“Gli avvocati sono vittime, complici o spettatori del sistema? Il libro è stato scritto per la curiosità di vedere quanto di liberale e di illiberale ci fosse stato nel sistema giudiziario italiano nell’ultimo ventennio e quanto avesse condizionato la società. – dice Sallusti . Il colloquio con Palamara è stato molto più lungo di quanto appare nel libro, ma qualsiasi cosa scritta è documentata e riscontrabile, restano fuori illazioni, supposizioni, ipotesi. Gli avvocati della Rizzoli hanno verificato tutte le informazioni che si trovano nel libro, per cui non si tratta di teorie, ma di fatti raccordati tra loro dentro una narrazione. La narrazione ha l’obiettivo di ricostruire quello che è stato e di renderlo accessibile anche ai non addetti ai lavori, in modo da rappresentare in maniera semplice il problema anche a un’opinione pubblica generale. Il successo editoriale del libro dimostra che entrambi gli obiettivi sono stati raggiunti, anche oltre le aspettative”.
“Il dott. Palamara non entra nel merito dei processi e delle sentenze ma racconta in che genere di dinamiche, clima e organizzazione esse sono state pronunziate, specialmente quelle che sono state determinanti per il Governo Prodi e per i governi Berlusconi, Renzi, Gialloverde.” Ha detto Sallusti.
“Durante tutta la narrazione il coautore Palamara parla della sua presenza nel sistema come protagonista, non chiede scusa, ma racconta di quanto ha fatto e di come era possibile operare all’interno della legge in modo legale e comunque sistemico”. Ha spiegato Sallusti.
COSA NE PENSA IL PROTAGONISTA, PALAMARA
“Posso contestualizzare il libro che abbiamo scritto: ho inteso raccontare fatti e vicende che sono stati vissuti da me, direttamente. Ho deciso di parlare in questo momento perché è giusto dire come sono andate le cose; al netto della vicenda penale, che sarà discussa nel processo, ho inteso parlare perché la mia storia origina a seguito di una conversazione registrata in un albergo romano tra l’8 e il 9 Maggio, in cui si parlava della nomina del Procuratore di Roma, in calendarizzazione. CSM e politica in quell’incontro stavano dialogando, in una cena come ce se sono state altre – dice Palamara – e nessuno ha mai obiettato nulla. Ma da quel momento i mass media hanno intitolato il fatto come CORRUZIONE nel CSM, ovvero facendo intendere che le nomine fossero valorizzate dall’appartenenza e non dal merito, finalizzata a loschi affari. Dopo quei fatti del 2019 scatta una feroce campagna stampa, che io racconto nel SISTEMA come una delle regole del gioco. Ma ne parlo anche perché sulla nostra mailing list certuni magistrati scrissero chiedendo di raccontare con precisione come funzionano le cose, non lasciando che sia solo una sera in Hotel a determinare gli effetti. Per questo ne parlai con il Direttore Sallusti, cercando di poter raccontare come vanno realmente le cose, che a un certo punto ho ritenuto doveroso per i Magistrati che me lo avevano chiesto e per i cittadini italiani” ha detto Palamara.
IL SISTEMA INTERNO ALLA MAGISTRATURA E LE NOMINE E LE CORRENTI DELLA MAGISTRATURA
“Con il tempo le correnti della Magistratura sono diventate un modo per controllare il Magistrato, passo dopo passo.” Nel libro si parla, in seguito, di Palamara alla guida dell’Associazione Nazionale Magistrati.
Palamara denuncia, a margine, che il Trojan che lo vigilava, ha toccato anche le persone che hanno avuto a che fare con lui, che sono entrate in una indagine, che hanno pagato il prezzo di questo genere di operazione. Palamara chiede a Davigo la verità su come sono andati i fatti a Perugia, Davigo in risposta al suo libro, lo querela.
LA VICENDA DI LUCA PALAMARA NON E’LA VICENDA DI UN MAGISTRATO DEVIANTE
“In un periodo in cui tutti stanno dicendo di essere liberali, è piacevole essere in mezzo a liberali che difendono la loro natura identitaria. Premesso questo il libro si presenta come una cronaca, non come un semplice punto di vista, questo è il grande pregio. Il libro è una conferma fattuale di cose che, per chi frequenta questo mondo per la propria attività professionale, è nient’altro che una conferma, una realtà con cui ci misuriamo quotidianamente, in particolare in quei processi politicamente sensibili che implicano possibili conseguenze politiche su organi istituzionali.” Ha detto Caiazza elencando una serie di vicende e di situazioni cardine sulle quali si concentra il sistema. Non riguarda l’ordinaria amministrazione giudiziaria del quotidiano, ma riguarda le vicende che incidono sulla dinamica democratica del Paese. Nessuna sorpresa ma solo tante informazioni in più.
“Il ruolo di Palamara è sempre esistito e continuerà ad esistere: il collettore degli interessi nell’organizzazione della giurisdizione è un ruolo al quale egli è stato con ampio consenso delegato” ha detto.
AFFRONTARE I PROBLEMI
“Le procure hanno assunto un potere squilibrato e sproporzionato nel contesto e nell’assetto costituzionale del Paese. Tale squilibrio ha avuto un ruolo nella stagione di Mani Pulite, dove la Magistratura italiana ha compreso l’importanza di operare con il consenso della pubblica opinione. Si è poi verificato l’abbattimento dell’Art. 68 della Costituzione, che separava per nascita il potere politico da quello giuridico. *
Le scelte della Magistratura sono per natura politiche, ma quello che rende grave lo squilibrio e determina l’assestarsi del sistema è l’irresponsabilità. Spiega Caiazza. Dice che il Magistrato ha un ruolo politico professionale pesante che non viene esplicitato in modo chiaro, infine il Magistrato non viene letto alla luce di una carriera meritocratica, ma di una sorta di automatismo inserito in un solco ricattatorio, che non mette in discussione la persona, ma la guida e la pilota in tutto l’arco della vita.
Peraltro va spiegato che il concetto di CONTINUITA’ è un concetto politico, di corrente, non di merito. Ha detto. Le alternative per le Procure sono varie: come il sistema americano, elettivo, con una campagna elettorale alla base, che delinea la politica giudiziaria di ciascun Procuratore in modo limpido; oppure le Procure vengono legate al potere Esecutivo secondo espressione del Ministero della Giustizia. Secondo Caiazza, invece, bisognerebbe fare un bilancio almeno quadriennale di attività, verificando se il lavoro del Procuratore ha chiuso le vicende oppure non ha concluso un granché. Lo stesso ragionamento riguarda il Distaccamento presso l’Esecutivo in Italia in ogni rinnovo di Governo, circa 200 persone di cui quasi 100 nei ruoli chiave del Governo. I Distacchi anche in questo caso avvengono secondo un processamento delle funzioni, con equilibri interni alle correnti.
“Non sentiremo MAI un Magistrato dire PIANTIAMOLA con i distacchi presso l’esecutivo…”
*La L. 140/2003[1] ha legislativamente definito la questione concernente la disciplina di attuazione dell’articolo 68 della Costituzione, concernente l’immunità parlamentare, questione che, sorta già all’indomani della riforma dell’art. 68 recata dalla L.Cost. 3/1993[2], aveva attraversato le successive tre legislature.
IL SISTEMA VA RIFORMATO
“All’interno della Magistratura l’argomento della Riforma era di attualità, a prescindere dai fatti emersi, il tema di attualità era questo.” Dice Palamara.
Cosa non rifarebbe? Chiede Lorenzo Maggi a Palamara, per approfondire l’argomento in oggetto, c’è qualcosa che non rifarebbe? La parte peggiore che ha vissuto?
“Il sistema io ho inteso raccontarlo per dare agli altri la possibilità di giudicare – ha detto – io ho fatto parte di un sistema con una carica rappresentativa della corrente più rappresentata all’interno della Magistratura, ma non di orientamento. In questo sistema io mi sono relazionato con i rappresentanti degli altri con uno schema che politicamente viene definito Cencelli. Io mi sono relazionato con gli altri secondo quelle che erano le regole del gioco, confrontandomi con la politica perché funzionava in questo modo, dato che è presente all’interno del sistema del CSM.” Sostiene Palamara.
IL CECCHINO E LA REGOLA AUREA DEL 3
«Sono tornati i cecchini, anzi non se ne sono mai andati» e quando qualcuno vuole evitare il sistema, viene fatto fuori attraverso l’emersione di elementi dubbi che possono mettere in cattiva luce la persona in questione, screditandola. Secondo quanto traslitterato da Sallusti dunque sarebbe una metodologia che viene puntualmente attivata quando si allertino le maestranze. Uno a me, uno a te, uno a lui. Funziona così.
A cura di Martina Cecco