Lunedì 15 febbraio, nel 117esimo evento di Lodi Liberale è stato presentato il libro di James McGill Buchanan “I LIMITI DELLA LIBERTÀ” insieme a Giuliano Urbani (Professore Emerito di Scienza della Politica presso l’Università Bocconi di Milano), Raffaele De Mucci (Professore di Sociologia Politica presso l’Università LUISS Guido Carli di Roma) e Emma Galli (Professore di Scienza delle Finanze presso l’Università “La Sapienza” di Roma).
IL POLITICO, IL BUROCRATE E IL DECISORE HANNO UNA LORO RAZIONALITA’ FISIOLOGICA CHE NON SEMPRE CORRISPONDONO AL BENE COMUNE
In un periodo come questo in cui la libertà è violata, seppur per motivi condivisibili, è fondamentale parlare del pensiero liberale. Tornare ai classici in un momento in cui la sera c’è molto tempo libero, fa bene e arricchisce il nostro bagaglio culturale. Quindi per quest’anno due volte al mese si affrontano i Grandi classici del pensiero liberale. Questo è stato il momento di affrontare un grande pensatore, politologo, economista e scienziato sociale come il Premio Nobel per l’Economia del 1986: James Buchanan.
L’autore è importante e ha avuto un rapporto costante, frequente, con l’Italia che si è sviluppato anche in rapporti umani, conoscenza del nostro paese, di cui ha parlato scrivendo su diverse riviste. Il libro presentato è alquanto complesso.
“In Lodi Liberale ogni anno rendiamo omaggio a un autore durante il tesseramento. E per ogni libro presentato viene acquistata una copia, che viene regalata alla Biblioteca di Lodi. In questo momento nel sistema bibliotecario di Lodi non c’è neanche un testo di questo autore” peraltro molti volumi sono ormai fuori commercio, come quello presente. In compenso sono ottimamente rappresentati autori di altra ala, questo sta a significare che il pensiero viene presentato talvolta su spinta faziosa, dietro gli argini del potere. Il testo in questione è stato pubblicato da Rusconi. Ha detto il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi nella presentazione del volume.
TENERE A BADA LA BESTIA
Esistono delle vie costituzionali per costruire e gestire la politica tra l’Anarchia e il Leviatano. Secondo James Buchanan esiste uno spazio: fare in modo che ci siano regole rispettate, imposte, la cui violazione sia sanzionata, dettate da uno Stato. Questo percorso è ancora efficace? Secondo l’autore sì. Con grande realismo affronta l’argomento in questione senza estremismi.
L’ITALIA SECONDO BUCHANAN
“Ho alcuni ricordi a proposito di Buchanan. Definirei l’autore come un grande amico della cultura italiana, che di per sé pur non parlando italiano, lo ha studiato allo scopo di poter leggere direttamente in lingua, ha studiato e si è espresso sulla storia del giusnaturalismo, partendo da Vico e nella scienza della finanza.” Ha ricordato il Professor Giuliano Urbani, che ha descritto quanto vissuto di persona, relativamente alle conversazioni insieme, a Perugia.
“Sono in particolare i fatti, i fenomeni, che interessavano Buchanan, i grandi ed i piccoli gruppi del Rinascimento; ovviamente sono stati resi noti più gli studi della macro politica che non della micro politica. Tuttavia egli ha studiato gli sviluppi delle forme politiche italiane partendo dal piccolo. Secondo l’autore la cultura politica italiana insegnava una miriade di cose” Ha detto.
SE AVESSE PRODOTTO LE RIFLESSIONI CHE NON HA INSERITO NEI VOLUMI?
“Molti di questi autori, vedi Albert O. Hirschman, se avessero dato più attenzione ai loro amori ignoti, avrebbero contribuito a far sì che oggi non chiameremmo la scienza politica con il suffisso “americana”, ma parleremmo di un’unica disciplina.”
“Sotto questo profilo, tra i grandi autori del ‘900, è senza dubbio lo scienziato sociale più presbite e più liberale a tutto tondo, non solo per la completezza della sua formazione, ma in particolare per essere stato uno degli autori che sono riusciti a presentare la questione nel modo più organico, in termini di insieme olistico, con una doppia sfaccettatura, di completezza leonardesca.” Ha detto Urbani.
Gli uomini vogliono essere liberi da costrizioni ma al tempo stesso riconoscono la necessità di un ordine! James Buchanan
UNA QUESTIONE DI APPROCCIO
“I limiti della libertà è un libro di filosofia politica e di filosofia sociale più che non di economia: l’Accademia italiana è stata per molto tempo dominata dall’economia del benessere e la figura di Buchanan era assolutamente differente, autorevole – ha ricordato la professoressa Emma Galli – un volume di scienze politiche e di scienza delle finanze, vede una misura economica che utilizza l’analisi dei processi politici per la realizzazione dei processi pubblici”.
“Buchanan analizza i fondamenti logici della democrazia istituzionale, in maniera sistematica, con l’approccio dell’individualismo metodologico, utilizzando il paradigma dell’homo economicus.”
“Il libro in cui Buchanan compie analiticamente la sua costruzione costituzionale è proprio i Limiti della Libertà nonostante un altro libro, il Calcolo del consenso, sia alla base del metodo. I due libri sono comunicanti”.
“L’importanza del tema della libertà e dei limiti del potere pubblico, in Buchanan, richiede il contributo di diverse voci, anche fuori campo: per l’autore questo libro avrebbe potuto essere da spinta alla filosofia sociale per creare una società migliore, piuttosto che arenarsi sulla società perfetta, del benessere, del paradiso già raggiunto!” Ha detto la professoressa Galli.
“E’ dunque l’analisi del processo politico come forma di scambio complesso attraverso cui gli individui cercano di compensare esigenze che gli individui non riescono a soddisfare a livello di mercato e che quindi cercano di soddisfare in maniera collettiva.” Ben lontano dal collettivismo, l’approccio fonda sul criterio democratico, nella misura in cui gli individui ottengono quanto vogliono nel solo limite dell’accordo reciproco. Questo secondo quanto riassunto dalla professoressa Galli.
“C’è un certo pessimismo in Buchanan di fronte al rischio del Leviatano. Anche in democrazia. Il libro in fondo spiega anche i fallimenti della politica.” Ha detto.
I RISCHI DELLA SOCIETA’ ILLIBERALE
“Il rischio si presenta nel momento in cui la limitazione della libertà scende sotto i livelli sostenibili, nella misura attraverso cui attuare delle forme limitative della libertà stessa (oggi) e che si rifà alla degenerazione della società (nel testo quella americana dell’epoca certamente).”
L’ANARCHIA E’ IDEALE PER L’UOMO IDEALE MA NON E’ REALISTICAMENTE POSSIBILE
“La persona deve uscire dall’anarchia naturale, per rientrare nella società. Ma a differenza dell’evoluzionismo di Hayek l’uomo non è già inserito in un contesto sociale, ma vi è un ordine naturale ed un ordine politico, che determinano un prima ed un dopo, nella società organizzata.” Ha detto.
LE TASSE SONO UN CORRISPETTIVO CONCORDATO CHE OFFRE GARANZIE E DIRITTI
“Lo Stato Protettivo (preliminarmente) secondo Buchanan viene istituito per far rispettare gli accordi, ma non incorpora di per sé il processo di determinazione degli accordi stessi: nella fase post Costituzionale invece lo Stato cura prevalentemente beni pubblici, tassazione, allocazione, fornitura di beni pubblici in uno stadio post costituzionale secondo votazione. In quest’ottica ad esempio il rapporto tra ricchi ed indigenti, nel processo di redistribuzione, per cui i diritti dei ricchi sono rispettati per diritto di Stato protettivo, ma con l’accordo dello Stato anche i poveri sono inclusi, per cui i ricchi pagano maggiormente la loro sicurezza ma finanziano maggiormente i beni pubblici in contemperanza di interessi. La stessa redistribuzione quindi non è espressione di un principio etico superiore, ma esito di uno scambio di diritti.” Ha detto la professoressa Galli. In questo spirito la tassazione può anche essere vista come una sorta di strumento che favorisce il contemperamento di interessi e di diritti.
“Gli individui possono manifestare frustrazioni che possono portare alla Rivoluzione costituzionale, quando lo Stato produttivo prevale su quello protettivo, come espressione di gruppi, che divengono anarchici costituzionali, nel senso che non rispettano l’equilibrio. Il Leviatano è una minaccia sempre attuale.”
Secondo James Buchanan (in Treccani) l’economia è la scienza degli scambi (catallassi), concentrata sui processi di commercio, accordo, contratto e, soprattutto, sullo scambio complesso, definito come “quel processo di accordo contrattuale che va al di là del ‘due’, numero magico degli economisti, al di là della semplice situazione di baratto di due merci tra due individui. L’accento si sposta, direttamente e immediatamente, a tutti i processi di accordo volontario fra gli individui” (v. Buchanan, 1989, p. 197).
VIVIAMO IN UNA SOCIETA’ DI INDIVIDUI E NON IN UNA SOCIETA’ DI UGUALI
“Possiamo progredire poco o niente analizzando tutti gli individui come se fossero uguali!”
Buchanan è un autore denso: Lodi Liberale nel 2019 ha dedicato la tessera a lui. Ha detto Lorenzo Maggi, presentatore della serata e ospitante degli intellettuali intervenuti per commentare un classico del pensiero liberale.
I LIBERALI OGGI POSSONO CONTARSI E RIUNIRSI IN UNA CABINA TELEFONICA
“Già Malagodi ne vedeva l’estinzione, ma in realtà è importante con questo genere di iniziative mantenere viva la fiammella del pensiero liberale” ha spiegato Raffaele de Mucci, che nel 1998 ha tradotto il libro ed ha avuto la fortuna di incontrare l’autore a Foligno, in occasione di un Seminario di Nemetria, sull’Etica e l’economia. “L’esordio di Buchanan al seminario fu in italiano, si trovava a parlare di scelte di mercato e scelte democratiche.” “Una collaborazione che è stata avviata grazie anche a Dario Antiseri.” Ha detto il professor Raffaele De Mucci.
IL CONTRATTUALISMO “In Buchanan il contrattualismo non è quello socialista, bensì parla di tre fasi dal precontratto alla fase costituzionale, alla fase post costituzionale”. In sostanza la legge che tutti vogliono. Lo Stato produttivo è quello agonistico. Ha detto.
Intervengono come spesso accade anche gli ospiti che hanno qualche cosa da raccontare: “I ricordi di Buchanan in Italia sono tanti: la prima traduzione italiana di questo autore fu fatta dal Centro Einaudi, la Biblioteca della Libertà.” Laddove la trovò il professor Angelo Maria Petroni. “I Limiti della libertà è un libro molto bello e profondissimo, ma probabilmente per un giovane non è detto che sia il migliore; cerca di dimostrare come la visione contrattualistica non debba portare al blando socialismo. Scritto nella crisi americana profonda, nel 1973, vuol dimostrare come la via d’uscita non sia la contrattualistica della socialdemocrazia, ma una via di mezzo del tipo di contratto di Hobbes e di Locke”.
Un giovane che si volesse cimentare in Buchanan dovrebbe dedicarsi a “Democracy in deficit”, una chiave di lettura diversa della lettura economica, con una comprensione sulla costruzione delle regole fiscali e della disciplina fiscale europea.
A cura di Martina Cecco