di LORENZO CASTELLANI
Molto si è parlato in questo periodo di crisi del ritorno dello Stato. Tuttavia il ritorno dello Stato nei meccanismi dell’economia non solo non è auspicabile da chi, come i liberali, crede fermamente del libero mercato, ma è di fatto impossibile. Pensiamo all’Italia. Il nostro Paese ha il terzo debito pubblico al mondo. La spesa pubblica non può in alcun modo essere pompata come metodo di risoluzione della crisi economica. Il sistema collasserebbe. Crisi nuove impongono nuove soluzioni. Un particolare aspetto del libero mercato, spesso trascurato dall’informazione economica, è quello del welfare dei privati.
La crisi può essere battuta dai privati. Senza l’aiuto dello Stato. Che cosa è il welfare dei privati? Sono tutta quella serie di associazioni, gruppi ed iniziative che partono dal basso, cioè dai cittadini, e funzionano come forme di assistenza solidale nei confronti di coloro che si trovano in difficoltà. Se pensiamo al sistema anglosassone, alla Svezia o anche alla Germania ci accorgiamo come il sistema del welfare si basi molto sui privati. Questi gruppi, proprio perchè composti da privati, sono molto attenti alla selezione degli interessi e giocano a vantaggio di chi ne ha realmente bisogno e necessità.
Vengono così evitate le odiose forme di clientelismo, assistenzialismo, di funzionari nominati dai partiti che costituiscono un vero e proprio cancro nel nostro Paese. Lo Stato non deve intervenire bensì cercare solamente di promuovere tali iniziative e di mettere i privati nelle condizioni di realizzarle. Alcuni esempi? “Repubblica degli stagisti” è un’associazione che si mobilita per la selezione, garantisce la qualità e favorisce l’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro o la responsabilità sociale delle imprese per la quale ad esempio le stesse costruiscono gli asili per i figli dei dipendenti o alcune iniziative della Chiesa Cattolica o le agenzie per il lavoro o i cosidetti placement office.
In altre parole per welfare dei privati si intendono tutte quelle iniziative con sfondo solidaristico e che sono espressione della consapevolezza dei cittadini della incapacità dello Stato di ovviare alle condizioni di debolezza. Loro stessi si mobilitano per fronteggiare queste situazioni di debolezza economico-sociale secondo quel senso di “fraternitè” di derivazione illuminista. Molto spesso inoltre c’è anche un ritorno in termini economici e di sviluppo. Viene seguito un principio di libertà nella strutturazione di queste aggregazioni che possono creare sviluppo e questo naturalmente va a vantaggio di tutti. Si crea pertanto una rete. Aiutare un cittadino a rimuovere le proprie difficoltà affinchè questo superato tale momento possa fare lo stesso verso altre persone. Il perno del sistema non è l’assistenzialismo bensì lo spirito di solidarietà che crea una interazione virtuosa tra privati. Qual è il rapporto tra welfare dei privati e la normativa italiana?
Il welfare dei privati cerca di riempire le lacune dello Stato sociale e garantire un livello minimo di trattamento superiore a quello previsto dalla normativa. Serve a garantire migliori standard di tutela in un’ottica puramente privatista per la quale le aziende che forniscono un’occupazione di qualità fruiscono di un ritorno di immagine e di pace sociale. Il welfare dei privati è uno strumento di merito attraverso tali associazioni infatti si riesce a selezionare i migliori ragazzi e a garantire loro un’occupazione di qualità.
Come dicono tutti gli economisti liberali americani i diritti costano, non basta scriverli in leggi per garantirli, ma servono risorse. Lo Stato non ha queste risorse. Di conseguenza i privati cittadini sentono la necessità di organizzarsi secondo un principio di solidarietà. In Italia tale fenomeno può essere aiutato nella sua evoluzione perchè fortunatamente esiste un alto livello di risparmio privato. Allora è necessario partire proprio dai privati e anche da queste forme associative spontanee per costruire uno sviluppo che il nostro Paese attende da troppo tempo.