Raymond Aron, il professore di una destra che non lo ama

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E quindi eccoci al 115esimo evento di Lodi Liberale in cui è stato presentato il libro di Raymond AronL’oppio degli intellettuali“, pubblicato da Edizioni Lindau, se ne è parlato insieme ad Angelo Panebianco (Professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna), Alessandro Campi (Professore di Scienza Politica all’Università di Perugia) e Piero Craveri (Professore di Storia Contemporanea all’Università degli Studi Suor Orsola Benincasa di Napoli).

Si tratta un appuntamento fisso, ormai, con i Grandi classici del pensiero liberale, che si tiene il I e il III lunedì del mese: in questo incontro si sono scambiati le opinioni i tre massimi esperti e conoscenti di Raymond Aron: “Il libro in questione compie ormai 66 anni ma è molto attuale laddove parla dei tic degli intellettuali, particolarmente quelli di sinistra; lo fa inoltrandosi nella politica francese e ponendo una riflessione su quel che era la guerra fredda.” Ha detto Lorenzo Maggi, Presidente di Lodi Liberale.

“Un pensatore di ampio spettro, che ha polemizzato con tutti i politici e i confezionatori di ideologie del suo tempo, controcanto di Jean Paul Sartre, si tratta di un autore poco letto e poco conosciuto in Italia.

Ambivalenza della sinistra aristocratica, per la sommaria compartecipazione col proletariato

“Pubblicato nel 1955, dopo la Guerra mondiale, che sconvolge completamente i piani dell’autore; trasferitosi prima nel Regno Unito, per un decennio da giornalista, commentatore sui fatti politici della Francia. Dopo la pubblicazione del libro torna ad insegnare alla Sorbona, come professore e giornalista nonché autore di diversi libri filosofici, in questo caso pubblica un saggio di critica che – per di più – potrebbe essere un pamphlet, dove smonta i miti della politica di sinistra (marxista)” Angelo Panebianco spiega come per Aron “la reazione al marxismo imperante gli imponesse di dedicare molte pagine all’analisi delle ideologie, di destra e di sinistra, affermandosi (come Hannah Arendt) un autore fondamentale in argomento di totalitarismi”.

Come tutti i libri di argomento liberale non ha avuto un grande successo, ha un pubblico ridotto: la destra in Italia non legge libri!” Conclude Panebianco.

Se l’editoria italiana ha un canale preferenziale per i soliti nomi, Aron non rientra tra questi

“Aron è una lettura trasversale, l’odierno panorama intellettuale e culturale non ha idea di come sia cambiato il modo di trattare gli argomenti e di prendere parte alla vita culturale di un’epoca. Marxiano e non marxista, si definiva Aron, polemico con tutte le grandi ideologie del XX secolo – spiega Alessandro Campi – rimane di lui il metodo, nonostante le tematiche siano quelle del secolo scorso: in Italia fu vittima di rifiuto ideologico.”

Invochiamo con tutto il cuore l’avvento degli scettici, se hanno il compito di far sparire il fanatismo. Raymond Aron– L’oppio degli Intellettuali – 1955

“Il Keynesiano liberale: ridurlo a un polemista sarebbe poco. Aron constata che tutti i movimenti politici che hanno in qualche modo avuto fortuna in Europa hanno una base religiosa, si tratta di una sorta di basso continuo nel rapporto che intercorre tra modernità e secolarizzazione, per cui il secolo scorso si distingue – ha detto – ma se le ideologie secolari di stampo rivoluzionario spariscono, restano i valori delle stesse, la fine delle ideologie lascia dietro di sé lo schema valoriale.” “Formatosi su Max Weber si occupa di chiarire se non serva un intellettualismo pubblico che sia una sorta di parametro ideologico. Tuttavia resta ancora l’ultimo dei grandi intellettuali liberali del ‘900, insieme a Norberto Bobbio.”

Erasmiani. Gli intellettuali alla prova del totalitarismo di Ralf Dahrendorf – Traduttore: M. Sampaolo Editore: Laterza Collana: I Robinson. Letture

Politica e Cultura di Norberto Bobbio – 2005 Biblioteca Einaudi

Arcipelago Gulag di Alexandr Solzenicyn

“Il professore di una destra che non lo ama”

“La cultura oggi si forma prevalentemente sui social, come è spendibile la figura dell’intellettuale, oggi?” ha chiesto Lorenzo Maggi.

“Certamente oggi si è tutti intellettuali pubblici, per il semplice fatto che in qualche modo cerchiamo di parlare all’opinione pubblica, la figura dell’intellettuale oggi è cambiata radicalmente. Dopo il ‘900 è cambiato il modo per formare un’opinione. Oggi posso fare della critica sociale, oppure consigliare che cosa è meglio fare o non fare. Nessuno di questo modi è proprio degli intelletti, che cercano di informare il seguito, con esito non prevedibile. Non sappiamo cosa pensino coloro che ci ascoltano e non sappiamo cosa faranno con quello che si dice. Quindi le teorie, le idee, oggi, viaggiano da sole e possono prendere strade che non sono prevedibili!” Ha detto Panebianco.

“In merito a Marx, egli resta sempre un punto di riferimento nel pensiero di Aron ma le conclusioni a cui egli arriva sono sempre opposte rispetto a quelle del pensatore tedesco; del  nostro libro rimane il metodo, nel confronto sistematico tra fatti e idee, da parte di un liberale eterodosso, con forti legami socialisti ma antidogmatico. Quello che scrive sul ‘900 lo legge attraverso la conoscenza dei classici”. Ha concluso.

I tic degli intellettuali francesi, sono attuali?

“Parliamo qui di una questione di metodo, le indicazioni che troviamo in Aron restano valide, nel distinguere quanto c’è di concettualmente continuo e quanto c’è di estremistico, laddove passiamo, ora, da un predominante -ismo, ad una serie di  -ismi che caratterizzano la nostra epoca. – Sostiene Piero Craveri. – L’Italia non ha un intellettuale liberale a partire dal ‘900 e oggi, rispetto alla cultura per di più nuova, la sensibilità si divide su estrem-ISMI che vanno dall’ambientalISMO, al giustizialISMO, all’europeISMO e causano una frammentazione ideologica polverizzante.”

“Il compito degli uomini di cultura è più che mai oggi quello di seminare dei dubbi, non già di raccogliere certezze. Norberto Bobbio

“La frammentazione non consente più di tenere in mano il filo rosso del mondo reale, diventa difficile fare un confronto tra oggi e quanto Aron scriveva, in un’epoca in cui le ideologie erano un’alternativa radicale di civiltà. All’epoca del Maggio francese, ad esempio, stava dalla parte degli studenti, ma non ne condivideva il pressapochismo fatto di manifestazioni e chiacchiere, l’eccessivo assemblearismo, pur sostenendo la necessità indubbia di aprire alla cultura universitaria”. Ha detto Alessandro Campi.

“Quel che resta è la fase residuale del ‘900 come un riflesso o un’impronta del passato sul presente. Il liberalismo è un fatto culturale, politicamente è utile per limitare il potere del Governo, Nicola Matteucci insegna che il liberalismo si riscrive con la storia e rimane come una sfida post secolare”. Secondo Angelo Panebianco. “Aron va letto, che si leggano i classici!”

“L’orizzonte della storia ci presenta sfide analoghe a quelle del primo ‘900, non sappiamo se saremo in grado di darvi altrettante risposte. Potremmo trovarci col dover affrontare congiunture imprevedibili. Meriterebbe di essere letto per una questione anche stilistica, è un esempio di intellettuale libero, un modo di pensare giovane e che ha grinta!” Ha detto Alberto Campi.

Meglio avere torto con Sartre che aver ragione con Aron

“Individuo atomista o individuo di relazioni?”. Attualmente siamo ai minimi storici di presenza laureati in Parlamento, il livello di preparazione del Governo italiano non era mai stato così basso.

La classe politica attuale manifesta in modo evidente una scarsa attitudine al confronto con  classici” ha ironizzato il Presidente di Lodi Liberale Lorenzo Maggi.

A cura di Martina Cecco

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