“Testamento di un anticomunista, dalla Resistenza al golpe bianco” Aldo Cazzullo ed Edgardo Sogno

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Lodi Liberale ha presentato lunedì scorso il libro: “TESTAMENTO DI UN ANTICOMUNISTA. Dalla Resistenza al golpe bianco” commentato da Aldo Cazzullo (Giornalista), Giovanni Orsina (Professore di Storia Contemporanea all’Università LUISS Guido Carli di Roma) e Gerardo Nicolosi (Professore di Storia Contemporanea presso l’Università di Siena e Pisa).

E’ un libro scritto a quattro mani, un’intervista ad Edgardo Sogno, all’anagrafe come Edgardo Pietro Andrea Sogno Rata del Vallino di Ponzone, nato nel 1915, politico, militare, agente segreto, una persona che ha ricevuto molti riconoscimenti, tra cui la medaglia d’oro alla Resistenza.

“Un antitotalitario che ha servito la resistenza liberale antifascista. Un protagonista e un outsider nella vita politica italiana, pochi lo conoscono ancora oggi, nonostante la sua testimonianza e produzione sia importante. Liberale per tutta la vita diventò Ambasciatore per poi cercare di tornare nel Partito Liberale e quindi infine in Alleanza Nazionale. Fu protagonista del cosiddetto golpe bianco”. Ha introdotto Lorenzo Maggi presidente di Lodi Liberale.

 

UN PERSONAGGIO POCO RACCONTATO

“Mi sono reso conto di quanto ancora fatti, uomini, avvenimenti della fenomenologia del liberalismo italiano siano ancora poco noti e sfuggano alla comprensione. Il caso di Edgardo Sogno è paradigmatico, favorito dalla poliedricità della personalità di lui, tutta da ascrivere al liberalismo italiano puro.” Ha detto Gerardo Nicolosi.

“La parabola di Sogno durante il fascismo non è diversa da quella di tanti altri liberali filo monarchici, il suo è un atteggiamento che da Croce sarebbe stato definito “dissimulazione onesta” di chi vuole preservare i propri valori. Il suo atteggiamento resta sospeso tra la condanna della Guerra fascista e la condivisione della lealtà nazionale di patria. Questo dilemma percorre con maggior forza alcuni segmenti, come quelli militari, diplomatici, intellettuali liberali che – come emerge da Benedetto Croce – sono spiriti adulti, che hanno amor patrio.” Ha detto.

Il Manifesto della Resistenza Liberale di Leone Cattani viene pubblicato il 5 gennaio del 1944 e spiega le linee delle azioni liberali nella resistenza, dove il denominatore comune doveva essere legato alla concezione della democrazia che doveva significare contestualmente libertà. Il denominatore comune, scritto nel giorno in cui venne tradotto in Via Tasso e pubblicato su «Risorgimento liberale» può essere considerato il «manifesto» del ciellenismo liberale.

Così che termini addotti quali: “attendisti, badogliani” (noti negli ambienti repubblichini) o socialisti sono quindi sposati con questo giudizio, in una accezione negativa. Il libro sotto questo aspetto è illuminante. Si pensi alle accuse di garibaldinismo.

 

“Il giudizio sui comunisti è molto interessante, viene riscontrato nel fumus dei liberali di tutta Italia.” Presente “in altri esponenti del Liberalismo italiano che si mettono in gioco nella lotta di liberazione” ha detto Nicolosi.

La vicinanza si traduce in presa di distanza netta, una volta compresi gli obiettivi complessivi della posizione del comunismo resistenziale. In sostanza che si spendevano più “per una rivoluzione sociale e un nuovo totalitarismo” scrive Sogno.

IL GIUDIZIO SULL’AZIONISMO STORICO

Sullo sfondo ci sono Torino ed il Piemonte sabaudi. Sogno viene per così dire definito un Azionista monarchico. L’idea della Resistenza di Sogno era inclusiva e senza differenze tra nord e sud. Vide nella resistenza una deriva verso un radicalismo ed un estremismo che non condivideva. Salvava invece in seguito il Ferruccio ”Maurizio” Parri, come Capo del Governo.

I liberali all’indomani della Liberazione hanno preferito il silenzio e per questo sono usciti dalla scena politica. Il merito resistenziale è stato tuttavia un pass par tout per poter prendere parte alla Repubblica; egli viene in sostanza eclissato per di più a causa dell’accusa di golpista.

Cosa dice Sogno in merito alla sua esperienza resistente, cita Maggi: “Mi sono pentito di aver creduto nella loro conversione democratica – scrive sui documenti – pensavo che volessero sul serio stabilire una democrazia, mentivano”.

“Se avere a cuore il progresso sociale significa essere di sinistra, non ho problemi a definirmi di sinistra” diceva, escludendo però che lo Statalismo sia la risposta, facendo eccezione per (forse) il periodo Craxiano.

LAICO, LIBERISTA, DEMOCRATICO e CONSERVATORE, il liberale oggi

Questo libro è chiaramente strapieno di storia politica, ma è anche un libro incentrato su una persona: “Sogno era un personaggio straordinario e questo libro ci proietta dentro un mondo che non esiste più. Ed è interessante proprio perché questo mondo non esiste più. Ci fa fare un bagno nel ‘900, in un clima diverso che è difficile ricostruire e rivivere; se consideriamo il “’900 breve” è un mondo completamente diverso e finito 30 anni fa. E’ il mondo della nobiltà sabauda – spiega Giovanni Orsina – dove la parola società indica l’Alta società, con la sua fissità, che appartiene a un’altra stagione. Ma c’è un aspetto ancora più interessante e distante dalla nostra esperienza moderna che è il mondo degli azionisti (non del partito d’Azione) di quelli che agiscono, che muovono le mani e si buttano dentro la mischia.”

“Sogno è del 1915, la sua figura è paradigmatica, la sua militanza è partecipazione alla vita politica del proprio paese e del mondo. Il clima spirituale dell’epoca che oggi è completamente andato. L’ultima esplosione di militanza politica del ‘900 sono gli anni Sessanta, con la fine di questa idea per cui la vita debba essere il prendere parte alla vita politica” spiega Orsina.

 

Una generazione di apoti, termine che fu coniato nel 1922 dal grande intellettuale Giuseppe Prezzolini, il mese prima che Mussolini guidasse la marcia su Roma, coloro che non prendono parte e non sono parte. Questo ci distanzia da Sogno e dalla sua, di realtà.

Il vero liberale è una persona straordinariamente generosa, che crede in un grandissimo ideale, ma è vero però che quando si parla di impegno politico il liberale pensa tendenzialmente che la politica debba avere un ruolo residuale, che il ruolo dell’impegno pubblico e politico, debba essere limitato. Invece sono più pesanti le imprese individuali, nel privato, che passano nei canali non politici, a bassa intensità.

La Biografia di Edgardo Sogno è importante in quanto “Il Liberale” si definisce contro i propri nemici, quando la libertà viene messa in dubbio. Ha detto Orsina. Si può essere liberali con un cuore, con una passione, quando non ci sono i nemici o quando i nemici sono interni al liberalismo stesso? I comunisti sono antifascisti, gli anticomunisti sono quindi fascisti?

 

 

Tutto quanto questo non è solamente storia, ma è anche politica, perché ancora oggi esiste questa lettura della storia, che parte dalla teorizzazione di Franco de Felice, della Doppia Lealtà e del Doppio Stato.

Il pericolo “fascista” è stato quindi esteso a partire dalla “Guerra Fredda” ben oltre la fine del periodo storico del fascismo, che termina con il 1945. De Felice è uno storico marxista e gramsciano nell’accezione piena di questo termine, nel senso cioè che concepisce l’elaborazione del passato come il terreno costitutivo della definizione dell’identità e dell’individuazione della funzione di un soggetto politico.

Alla fine degli anni ’80 con la caduta dell’Unione Sovietica, ancora con Achille Occhetto, all’origine del PDS il tema del “Doppio Stato”, sostanzialmente infondato, ha fatto un gran male al nostro paese, nonostante che sia esistito certamente il “Terrorismo nero”.

“Ma che la storia d’Italia debba essere letta da questo punto di vista, avrei molti dubbi” ha detto Orsina “resta un clima che non diventa un elemento storico di rilievo”.

 

“Quando la storia d’Italia del secolo appena concluso, sarà riscritta al di fuori della contingenza politica mi sarà riconosciuto il merito di aver strappato l’Italia dalla morsa mortale del clerico marxismo” Edgardo Sogno.

 

“Il libro è stato ristampato per l’anniversario della morte di Edgardo Sogno, ma questa è la prima presentazione a cui sono stato invitato” ha introdotto Aldo Cazzullo. “Se noi andiamo a visitare gli archivi della stampa degli anni Settanta vediamo che Edgardo Sogno era uno dei personaggi più citati, nei giornali di sinistra era presentato come una specie di orco”.

“Era un idealista totalmente disinteressato alle cose materiali, protagonista delle cariche di cavalleria a Madrid; ne ho parlato con l’Avvocato Agnelli, – racconta Cazzullo – che aveva invidia per Sogno perché aveva combattuto nella Guerra di Spagna coi Franchisti. Non era un sanguinario ma un uomo d’azione, che raccontava con orgoglio che un suo antenato era caduto in difesa della monarchia sabauda, dopo aver combattuto nella Guerra di San Martino”.

“Sogno era un uomo che contava politicamente, rappresentava il partito liberale nel comitato di liberazione del Piemonte” si salva nella retata nazifascista solo in quanto era in missione a Genova.

C’è un fatto che Sogno non tollera: “La Resistenza fu usurpata dai comunisti. La realtà è che bisognava decidere se stare con chi mandava gli ebrei ad Auschwitz o contro chi ce li mandava.” Spiega Cazzullo usando le parole dell’epoca e di Sogno. “I giovani non ne sapevano nulla del comunismo, erano cresciuti sotto il fascismo, ma quando li mandarono a combattere a fianco di Hitler, passarono nella Resistenza”.

 

Negli anni ’70 la figura di Edgardo Sogno è stata strumentalizzata tanto da utilizzarla come il Dreyfus italiano, molestato e tormentato dalla politica italiana. Egli però si difese scrivendo che la sua era una rivendicazione, che a suo parere i comunisti sarebbero dovuti uscire dall’agone politico, che verso il compromesso storico (Presidente della Repubblica italiana era Giovanni Leone) avrebbe voluto una Riforma Costituzionale. “E’ evidente che questa cosa non sarebbe mai potuta riuscire perché al Governo c’era la Democrazia Cristiana che, con i comunisti, ci parlava, e che non avrebbe mai permesso di essere messa all’angolo da Sogno e dai suoi amici.” Ha detto.

 

A cura di Martina Cecco

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