Le elezioni, in Bolivia, si terranno il 18 ottobre prossimo.
Prima previste per maggio, sono successivamente state rinviate – dal Tribunale Elettorale della Bolivia – al 6 settembre. Con la scusa dell’emergenza sanitaria, sono state ulteriormente rinviate ad ottobre.
Ennesimo tentativo dell’autoproclamato governo guidato dalla liberale e fondamentalista religiosa Jeanine Anez, per prendere tempo. La Anez, infatti, non è stata eletta alla Presidenza. Si è semplicemente autoproclamata tale, lo scorso autunno, dopo aver costretto alle dimissioni e all’esilio all’estero – con l’appoggio delle forze armate – il Presidente socialsita Evo Morales.
La Anez, evidentemente, teme i sondaggi, che danno il candidato socialista (sostenuto da Morales) – Luis Arce – al 41,9% (ai primi di luglio era al 33%).
La Anez, secondo i sondaggi, sarebbe invece in coda con il 13,3% (ai primi di luglio era al 16%) dei voti, preceduta da Carlos Mesa, candidato di centrosinistra (anti-socialista), con il 26,8% (che ai primi di luglio si attestava al 18%).
Luis Arce, economista e già Ministro di Evo Morales, preoccupato dal precipitare dell’economia boliviana, a causa delle nefaste scelte dell’illegittimo governo liberale e dell’emergenza sanitaria, nei giorni scorsi ha proposto un piano di rilancio generale. A partire dalle micro e piccole imprese, dall’agricoltura, dal turismo domestico, oltre che misure per spingere la domanda interna.
Arce ha così dichiarato, in una intervista alla Radio Panamericana: “Nell’immediato abbiamo fondamentalmente il settore manifatturiero, il settore agricolo, l’intero settore turistico interno per generare movimento economico e all’interno del settore manifatturiero, naturalmente, l’attore più importante che deve svolgere un ruolo fondamentale sono le micro e piccole imprese”.
Oltre a ciò, Arce, prevede di rilanciare il settore della fabbricazione di cemento, della produzione di elergia elettrica da esportare; oltre che lo sviluppo di biocarburi, che vadano in sostituzione dell’importazione di deasel e benzina.
Arce ha altresì ricordato come il piano che il governo socialista di Morales aveva iniziato ad applicare dal 2006 in avanti, stava dando ottimi risultati.
Ricordiamo che la Bolivia, con Morales, fra le altre cose, raggiunse una crescita del 5% annuo; ebbe un surplus fiscale; accumulò 15,5 miliardi di dollari in riserve internazionali; fece uscire dalla povertà mezzo milione di persone; garantì sussidi per bambini ed anziani.
Tutte conquiste distrutte dall’illegittimo governo liberale della Anez, che ha aperto la strada al ritorno nel Paese del Fondo Monetario Internazionale, con le sue politiche di deregolamentazione, di privatizzazione selvaggia, di austerità e di indebitamento.
La stessa nefasta strada intrapresa dall’Ecuador del neoliberale Lenin Moreno; del liberale cileno Pinera; del liberale Bolsonaro e dell’ex Presidente liberale dell’Argentina Macri.
Se le elezioni autunnali non dovessero essere vinte da Arce, per la Bolivia, il futuro potrebbe essere seriamente compromesso.
Luca Bagatin