Johnson mette Huawei in fuorigioco sul 5G: a Londra svolta nei rapporti con Pechino

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La notizia era nell’aria da un po’ e diversi quotidiani come il Times, il Telegraph e il Guardian avevano anticipato la decisione del governo nelle loro pagine di apertura delle edizioni di martedì. Il Regno Unito dice addio a Huawei e al suo 5G. Con un intervento alla Camera dei Comuni, il ministro della cultura del governo Johnson, Oliver Dowden, ha annunciato che i provider di telefonia mobile britannici non potranno più acquistare il materiale 5G da Huawei a partire dal 31 dicembre prossimo. Dowden, che ha anche la delega alla digitalizzazione, ha inoltre aggiunto che le compagnie di telecomunicazioni inglesi dovranno rimuovere tutte le forniture di 5G dal colosso cinese entro il 2027. Si tratta di una svolta epocale nei rapporti tra Londra e Pechino, ormai ai minimi storici da un decennio a questa parte.

L’esecutivo Tory compie così una drammatica inversione a U rispetto alle decisioni dello scorso gennaio, quando Johnson aveva autorizzato Huawei a entrare fino al 35 per cento della parte “edge” della rete, affermando che la sicurezza nazionale del Paese – anzi, la cybersicurezza – non sarebbe stata colpita dal rapporto con i cinesi. Le tensioni su Hong Kong, lo scoppio della pandemia da Covid-19, il ruolo oscuro della Cina nella diffusione del virus, le proteste dei backbenchers e di alcuni grandees del partito e, infine, le sanzioni imposte dall’amministrazione Usa nei confronti di Huawei, hanno portato Johnson a cambiare idea. Finisce così l’epoca d’oro dei rapporti tra Cina e Uk esaltata dal precedente premier Tory, David Cameron, e dal suo braccio destro al Tesoro, George Osborne.

“Non è stata una decisione facile” – ha detto Dowden a Westminster – “ma è la decisione più giusta per i nostri network tlc, per la nostra sicurezza nazionale e per la nostra economia sul lungo periodo”. Il costo dello Huawei Ban potrebbe arrivare fino a 2 miliardi di sterline. Dal colosso cinese la notizia è stata accolta con rammarico: “Si tratta di una scelta sbagliata per i cittadini britannici e per lo sviluppo della rete 5G nel Paese”, hanno affermato dall’HQ di Huawei.

Nel frattempo però, Lord Browne, il presidente di Huawei UK ed ex ceo di BP, ha annunciato le sue dimissioni dal vertice della compagnia con decorrenza a partire dal prossimo mese di settembre. Browne è stato fondamentale in questi anni per fare crescere il brand e l’immagine dell’azienda nel Regno Unito e nel cercare di impedire l’esclusione di Huawei dal 5G britannico negli ultimi mesi. Si temono ripercussioni anche per l’occupazione: Huawei impiega 1.600 persone nel Regno Unito e ha centri di ricerca a Edimburgo, Cambridge, Ipswich e Bristol, nonché uno in cantiere a Sawston, del valore di un miliardo di sterline. Tuttavia, nonostante le restrizioni sono in molti a ritenere che i progetti di ricerca proseguiranno.

Tom Tugendhat, leader del China Research Group, ha accolto la notizia con gioia. Da tempo aveva chiesto a Johnson di non fare diventare Londra dipendente da Pechino una volta liberatasi dalla dipendenza da Bruxelles. I parlamentari Tories che si erano opposti al contratto con Huawei segnano una vittoria su tutta la linea.

Di Daniele Meloni mutuato da ATLANTICO quotidiano QUI

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